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Presentazione del volume La guerra per il Mezzogiorno, Italiani, borbonici e briganti 1860-1870 di Carmine Pinto ad Acerenza

Lezioni di storia e come sfatare le urban legend

Presentazione del volume La guerra per il Mezzogiorno, Italiani, borbonici e briganti 1860-1870 di Carmine Pinto ad Acerenza

Ieri, 20 novembre, presso l’auditorium comunale “Rocco Cristiano” di Acerenza (PZ) è stato presentato il volume La guerra per il Mezzogiorno, Italiani, borbonici e briganti 1860-1870 del prof. Carmine Pinto edito nel 2019 dalla casa barese Laterza Edizioni, già vincitore del 48esimo premio Regione Basilicata, sezione Saggistica storica nazionale “Vincenzo Verrastro”.

Pinto nato a Padula (SA) classe 1972, è professore associato presso l'Università degli Studi di Salerno nonché dal gennaio 2021 direttore dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano a Roma.

L’evento organizzato dall’Amministrazione Comunale di Acerenza, Servizio Civile Universale e Biblioteca comunale NonSoloLibri di Acerenza, è stata moderata dal giovane volontario della Pro Loco Acerenza Canio Tiri e arricchita con gli interventi della consigliere Elena Monaco, lo storico locale Antonio Giordano - il quale ha ripercorso brevemente alcuni fatti di cronaca che interessarono il distretto altobradanico nel XIX secolo - e il prof. Vincenzo Gugliemucci. Questi ultimi da anni si dimostrano, grazie alla pubblicazione di numerosi scritti, attenti e appassionati ricercatori del fenomeno del Brigantaggio e dei moti risorgimentali della nostra regione.

La serata districatasi su temi storico-sociali che ancora oggi dividono l’opinione pubblica del Paese, o che tendono ad infervorare alcune parti, sono stati intrapresi dal prof. Pinto con sagacia quasi filologica, analizzando punto per punto contesti, idee e azioni che contribuirono alla formazione di quel frammento di storia italiana, depurando da costruzioni postume «frutto del nostro modo di interpretare la storia» e sfatando i miti legati alla brutalità delle azioni dell’esercito italiano nel Sud e al “buon cuore” delle bande criminali di briganti. Dice Pinto: «Non esiste, in politica, strumento più forte del risentimento», atteggiamento che ha spinto alcuni meridionali a noi contemporanei, nell’idealizzazione di bande criminali e capitani di ventura, «ultime propaggini di un mondo antico», come idoli da imitare e da inseguire. Spiega Pinto che questo, oltre ad esse un potentissimo processo di strumentalizzazione di fatti da sempre presente nella storia dell’umanità, è esso un riflesso naturale dei nostri tempi, in cui si rispecchiano le fragilità di un territorio e la sfiducia nelle sue potenzialità. «La questione meridionale» infatti, secondo Pinto, «è un’invenzione del nazionalismo italiano post-unitario», oggi spesso utilizzata diffusamente come scusa per nascondere o evitare il riconoscimento delle responsabilità, «additando come di altri, le colpe del fallimento della politica nel Mezzogiorno».

L’evento, che per gli appassionati e i cultori, si è piacevolmente tramutato in una vera e propria lezione di come si fa, parafrasando Marc Bloch, il mestiere dello storico, ha dimostrato quanto sia importante spiegare la storia e di quanto contino le parole, come la più ricorrente nel volume: Guerra! Termine, forse, che funge come recensione migliore per questo concitato decennio della storia italiana.

A chiusura dell’incontro oltre alla consegna da parte del Sindaco Fernando Scattone al prof. Pinto di una moneta in bronzo realizzata dall’artista acheruntino Antonio Saluzzi con le effigi di Acerenza, è tato possibile ascoltare l’appassionato appello del Sindaco di Forenza Francesco Mastrandrea, sulla necessità di riprendere nelle scuole lucane l’insegnamento della storia locale tramite presentazioni di libri di questo spessore culturale.

La Guerra per il Mezzogiorno, ricerca curata e carica di significati descrive equilibratamente l’intreccio di azioni umane e di uomini che costituirono la trama e l’ordito su di cui è ricamata la storia del nostro meridione.

Come insegna Guglielmo da Baskerville ne Il nome della Rosa, animato dalle parole del maestro delle Parole Umberto Eco «I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire». E quindi provare per credere, anzi, leggere per ricredersi.

 

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