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Libera Val d’Agri presenta il fumetto dedicato a Ottavia De Luise

L’impegno costante per non dimenticare la bambina di Montemurro

Libera Val d’Agri presenta il fumetto dedicato a Ottavia De Luise

In occasione del quarantaseiesimo anniversario dalla scomparsa di Ottavia De Luise, Libera Val D'Agri, in collaborazione con il coordinamento di Libera Basilicata, ha presentato un fumetto a lei dedicato, nato dalla penna di Nicola Gagliardi e scaricabile dalla pagina Facebook dell’associazione. Una ricostruzione della storia della dodicenne scomparsa improvvisamente dal suo paesino della provincia di Potenza, Montemurro, e mai più ritrovata. Ancora oggi il racconto risulta complesso e farraginoso in molti punti, a causa delle continue ritrattazioni delle persone coinvolte e degli indagati. Nonostante la riapertura delle indagini nel 2010, questo giallo non ha avuto il suo epilogo e, soprattutto, la piccola Ottavia non ha ancora ottenuto giustizia. Una storia che vale la pena continuare a raccontare, anche attraverso un mezzo come quello del fumetto, diretto e d’impatto, in grado di far entrare il lettore in empatia con la protagonista ancor di più. Una storia che vale la pena raccontare, inoltre, perché il pericolo che si ripeta è sempre in agguato. “Questa storia è accaduta tanto tempo fa, ma non per questo è una storia vecchia. Anzi… È una di quelle storie sempre attuali… lo è perché non ha ancora un finale… ma anche perché continua a farci riflettere su come eravamo… e su come siamo… sul peso delle nostre responsabilità, dei nostri silenzi e delle nostre azioni”. Queste le parole che aprono il fumetto dedicato a Ottavia, una storia accaduta tanto tempo fa, ma sempre attuale, appunto. È interessante il modo in cui la storia della piccola De Luise viene paragonata alle vicende di adescamento di minori online, un fenomeno in crescita, soprattutto durante il lockdown.

Accanto alla ricostruzione dei fatti della sparizione di quel 12 maggio, infatti, si racconta la storia di una bambina ai giorni nostri, alle prese con il mondo dei social, dove pensa di essere in contatto con una sua coetanea. Si ritroverà, però, a fronteggiare la minaccia di vedere diffuse sul web le sue foto inviate in privato. Una storia come tante, purtroppo, che si conclude con una denuncia alla polizia postale. Diventa, quindi, una sorta di racconto didattico, utile a insegnare ai più giovani a navigare in rete in modo sicuro e, soprattutto, a essere consapevoli dei rischi che si corrono in determinate situazioni. Indispensabile è il dialogo e la possibilità di comunicare con i propri genitori, i quali hanno un ruolo fondamentale per rassicurare chi diventa suo malgrado vittima e soprattutto nel coraggio di denunciare l’accaduto, senza pensare al giudizio degli altri o a cosa si potrebbe dire. Si tratta di bambini o, comunque, di giovanissimi che hanno il diritto di essere tutelati in ogni modo possibile.

Sono solo dei bambini, come lo era la piccola Ottavia. Questo diventa una sorta di mantra che si ripete spesso all’interno del fumetto: era solo una bambina quando degli adulti abusavano di lei; era solo una bambina quando si costruivano storie e pettegolezzi su di lei; era solo una bambina quando qualcuno ha fatto in modo da farla sparire per sempre e, infine, era solo una bambina quando ci si è voluti dimenticare di lei.

È importante ricordare, è importante parlarne ed è importante provare a rendere immortale una vita spezzata troppo presto. Così Don Marcello Cozzi conclude il fumetto dedicato alla giovane Ottavia, ricordandoci il potere della memoria: “[…]Quando quel volto torna a prendere una sembianza anche se in un fumetto e quando dinanzi ai nostri occhi Ottavia ritorna a rianimarsi come una bambina fra bambini che vuole vivere, giocare, divertirsi come da sempre i bambini sulla faccia della terra, allora ci convinciamo ancora di più che basta davvero poco per diradare anche le ombre più cupe dell'oblio più oscuro, che mai nessuna candela o nessun lumino votivo, ovunque vengano accesi in memoria di Ottavia, riusciranno mai a fare abbastanza luce nell'oscurità alla quale ci si condanna nel momento in cui si decide di cancellare la memoria, e che finché ci sarà qualcuno che la ricorderà, Ottavia non smetterà di giocare e di aggirarsi per i vicoli e le strade di Montemurro”.

 

 

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