IL MATTINO
Giallisti in festa
31.10.2020 - 11:28
Se l'assassino torna sempre sul luogo del delitto, Hercule POIROT - di cui in questi giorni festeggiamo il centesimo genetliaco, come si conviene a una persona del suo livello - inizia e finisce le sue inchieste nello stesso luogo. La cosa ha il suo significato, perche' Agatha Christie conosceva se non altro di riflesso le grandi culture classiche; quindi era ben cosciente del fatto che i grandi cicli, non solo quelli narrativi, sempre tornano al punto di partenza. E' la ruota, diceva Thomas Stearns Eliot, che deve volgersi eppure stare sempre immota. Del resto lei ed Eliot avevano una cosa in comune, vale a dire l'appartenenza a quel ramo alto della Chiesa d'Inghilterra che da secoli guarda incuriosita, un po' invaghita, ai cugini cattolici. Non riconosce l'autorita' del Pontefice di Roma - non sia mai detto - ma se si tratta dei punti del credo, vai a scovare la differenza: sarebbe difficile come per un comune mortale capire chi uccise Roger Ackroyd. E fu sempre lei, Agatha la criptica, a scrivere una volta a Paolo VI chiedendogli di non abolire del tutto il messale in latino secondo san Pio V. Un patrimonio dell'umanita', lo defini'. Separati si', ma le tradizioni vanno fatte rispettare. Anche quelle degli altri, anche quando gli altri se ne dimenticano. Pontefice di Roma, io non ti riconosco ma non lascero' mai che tu esageri con le riforme della Chiesa.
Logico che il suo personaggio principale - non il preferito - venisse fuori cattolico. Un cattolico criptico come la sua ideatrice, ma non per questo meno cattolico. POIROT indaga, si', ma il suo e' un indagare basato su alcuni punti fermi; lui stesso ogni tanto ne confida uno: quando ad una fidanzata preoccupata, quando ad una domestica timorosa. Mai o quasi ai nobili e ai signori, perche' la Rivelazione secondo Matteo e' tenuta oscura ai ricchi e ai potenti ed e' rivolta ai piccoli e ai semplici, e POIROT per l'appunto quel che scrisse Matteo lo sa bene. Oddio, Matteo dice anche che la Rivelazione e' negata ai sapienti e agli intelligenti, ma il Nostro al momento giusto sa anche fare un'eccezione. Solo, pero', per chi ha le celluline grigie. Comunque sia, POIROT e' cattolico non solo per formazione, ma anche per pratica e convincimento. Lo racconta, dicevamo, con discrezione ma quasi lo rivendica nelle pieghe delle decine di storie di cui e' protagonista. E a costo di incorrere in un tremendo anacronismo, verrebbe da dire che non solo e' cattolico, ma e' anche pienamente in linea con il magistero di Papa Francesco. Elenchiamo brevemente i motivi che giustificano un'affermazione cosi' temeraria. Primo motivo: e' un migrante, un profugo fuggito dal suo Paese per colpa della guerra. E' risaputo che Agatha Christie ebbe l'ispirazione di crearlo dopo aver conosciuto alcuni rifugiati belgi cacciati di casa dalle truppe del Reich guglielmino, durante il primo conflitto mondiale. Anche lui ha dovuto attraversare il mare per approdare tra gente di cui non conosce la lingua.
Secondo motivo: e' l'emblema dell'inculturazione. Come i gesuiti alla corte dei Ming, per farsi accettare e' rimasto se stesso, ma ha assorbito fino in fondo la cultura di chi lo ospita. Certo, sbaglia ancora delle espressioni ideomatiche, ma conosce e pratica nei fatti la britishness. Questo lo rende autorevole e ascoltato. Sarebbe stato un grande missionario, non fosse finito in mezzo agli scismatici. Terzo: ci sono dei momenti che pare aver letto la Fratelli Tutti con un secolo d'anticipo. Seppur viva in un paese coloniale e viaggi per il Medioriente, non mostra la minima superiorita' nei confronti della cultura islamica. E se Bergoglio ha firmato la Dichiarazione sulla fratellanza umana con il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, lui convoca i sospettati di "Non c'e' piu' scampo" nel cuore della Mesopotamia e inizia la spiegazione finale sussurrando "Bismillahi ar rahman ar rahim". Che poi vuol dire "Nel nome di Dio, il Misericordioso ed il Compassionevole". Da ultimo: Bergoglio ha dichiarato senza possibilita' d'appello che la pena di morte e' sempre inammissibile. E POIROT non solo aborre l'omicidio, ma e' contrario alla pena capitale: lo Stato non uccide, senno' diventa uno Stephen Norton qualsiasi. Solo che questo, quando la ruota finisce di volgersi, lo porta esattamente al punto di partenza, e lo mette forse di fronte al piu' grande dramma della sua vita. Al caso dei casi, all'indagine delle indagini. Quella che in fondo non riesce a risolvere.
Si diceva: cent'anni fa esatti si imbatte per caso in un vecchio amico, il Maggiore Hastings, in un ufficio postale. L'ufficiale a riposo, simbolo e caricatura di tutto cio' che e' britannico, lo portera' ad indagare in una residenza di campagna, a Styles Court. E' il 1920. Qui tornera' cinquantacinque anni e cinquantacinque avventure piu' tardi, da pensionante in attesa che passino gli ultimi giorni. In "Sipario", titolo che lascia trasparire anche la stanchezza della Christie nei suoi confronti, POIROT si confronta a sua volta con Norton. Non un semplice assassino che colpisce mosso da calcolo o dalla passione. Qui siamo di fronte al Male assoluto, che colpisce perche' e' la sua piu' intima natura e continuera' a farlo, ora e sempre, a meno che qualcuno prima non lo blocchi. L'unico modo per fermarlo e' esattamente il metodo che POIROT aborre: l'omicidio. La pena di morte decisa ed inflitta non da un tribunale, ma da un privato. E lui esegue. Norton, il Male Assoluto, viene ritrovato con una pallottola in testa. Eccolo, il caso insoluto di POIROT: e' lecito, tutto questo? Non si scopre con lui l'omicida, ma e' lui stesso assassino. Lo e' divenuto sulla base di un ragionamento che sa fortemente di pomeriggi passati a meditare, e non solo a riflettere; di ragionamenti sottili non sulla natura dell'uomo, ma sulla natura teologica della lotta al Male. Per cui l'uno e l'altro, Norton e il suo giustiziere, finiscono per essere due facce della stessa medaglia, o meglio una sola medaglia con due facce. Vai a distinguere, ora, l'uno dall'altro.
Povero POIROT, che immaginiamo tormentato da mille scrupoli, tutti cripticamente nascosti nella sua chiara ma complessa coscienza, nella casa di riposo di Styles Court. E non e' possibile nemmeno venirgli in aiuto con i grandi dottori di quella Chiesa cui lui stesso rivendica di appartenere. Bernardo di Chiaravalle giustificava l'uccisione dell'infedele (erano i tempi delle crociate) in quanto uccisione del male stesso, e' vero. Lo chiamava malificio. Ma se persino il tirannicidio trova i suoi forti ed agguerriti critici, nella patristica, figuriamoci che dibattito si aprirebbe nel caso di un oscuro signore mosso da semplice cattiveria. "Sipario" e' del 1975: i grandi criminali della Storia sono gia' finiti a Norimberga, ma poi ne sono arrivati altri, ed altri ancora ne stanno per arrivare. Ecco allora che il caso resta aperto, e lui per primo se ne rende conto. Come in quella notte passata al freddo e nel tormento di un Orient Express bloccato nella neve: accettare che l'uomo si faccia giustizia da solo, quando la sua ragione e' evidente, o affidarsi alla giustizia degli uomini, per non dire la giustizia divina? Comunque sull'Orient Express alla fine una soluzione viene trovata. La questione apertasi con la morte di Norton a Styles Court invece e' li', ancora aperta. L'unico caso insoluto di Hercule POIROT. Ci sono momenti in cui bisogna fare delle eccezioni, e non solo sulla base delle celluline grigie. Oppure accettare quel che Paolo VI, dopo aver letto le lettere di Agatha sul messale in latino, diceva urbi et orbi, e cioe' che la ragione e' tanto, ma da sola non basta. Ad un certo punto ci vuole la fede. State contente, umane genti al quia. Un cattolico come POIROT dovrebbe esserne cosciente. Nel frattempo, in attesa di aver trovato una risposta che in fondo cerca da cent'anni, POIROT non puo' continuare a fare una sola cosa. POIROT indaga.
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