IL MATTINO
La premio Nobel amica della Lucania
19.03.2020 - 18:36
La Basilicata è il luogo nel quale Betty Williams ha realizzato un sogno, quello della Fondazione “La Città della Pace per i Bambini” che promosse sin dal 2003, uno degli anni cruciali per la nostra Regione, quando la mobilitazione popolare di Scanzano Jonico riuscì a coinvolgere in un solo giorno più di 100.000 persone. Betty decise di esserci, con un nuovo progetto a sostegno di un utilizzo alternativo di quel territorio, inizialmente scelto per essere un cimitero di scorie nucleari. Diciassette anni dopo, la terra lucana piange una delle sue più grandi sostenitrici, appassionata della vita, dedita all’accoglienza e alla tutela delle persone che subiscono persecuzioni a causa della diversa religione, nazionalità, etnia. Betty è stata un’attivista cattolica, nata nel 1943 a Belfast, città protagonista del cosiddetto “The troubles, il conflitto nordirlandese che si sviluppò tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei novanta. La Bloody sunday del 1972, citata anche dagli U2 nella loro celebre canzone, la sconvolse profondamente tanto da farla aderire nello stesso anno all'organizzazione Witness for peace che mirava proprio al superamento del conflitto tra cattolici e protestanti. Nel 1976 istituì il movimento Women for peace, ribattezzato in seguito Community for peace people, assieme a Mairead Corrigan. Per la loro battaglia pacifica e la tenacia con la quale perseguono la propria missione, le due donne vennero insignite del Nobel per la Pace nel 1976. Nel 2008 l'Università degli Studi della Basilicata le ha conferito la laurea honoris causa in Scienze della formazione primaria «per il suo impegno nella realizzazione di metodologie didattiche dedicate ai bambini, per le sue attività umanitarie e per le sue iniziative atte a promuovere la pace nel mondo». Un impegno concreto il suo che perseguì con le parole e la concretezza dei sui gesti. Una donna tenace che con le sue opere ha dato ospitalità a tutti coloro considerati una “minoranza” scegliendo la terra che si è ribellata alla sua condizione di ultima, di discarica, che grazie alla purezza della sua accoglienza diffusa, all’assistenza e l’educazione a minori in condizioni di disagio ha saputo reinventarsi. La sua dichiarazione per l’inaugurazione di Peace people descrive in pieno il suo operato e la sua personalità: «Abbiamo un semplice messaggio da dare al mondo da parte di questo movimento per la Pace. Vogliamo vivere e amare e costruire una società giusta e pacifica. Vogliamo che i nostri figli - e noi stessi - possano vivere con gioia e in Pace in casa, sul luogo di lavoro e di gioco. Ci rendiamo conto che per costruire una siffatta società sarà necessaria dedizione, coraggio e molto lavoro. Ci rendiamo conto che ci sono molti problemi nella nostra società che sono fonte di conflitto e violenza. Ci rendiamo conto che ogni proiettile che viene sparato e ogni bomba che esplode rende questo compito ancor più arduo. Rigettiamo l'uso delle bombe, dei proiettili e di tutti gli strumenti di violenza. Ci dedicheremo, assieme ai nostri vicini, giorno dopo giorno, alla costruzione di una società pacifica nella quale le tragedie che abbiamo visto siano solo brutti ricordi e moniti perpetui».
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