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Il ricordo dei due intellettuali scomparsi

Senza Camilleri e De Crescenzo nulla sarà più come prima

«Mi consola il fatto però che Montalbano e Bellavista non ci lasceranno mai»

Senza Camilleri e De Crescenzo nulla sarà più come prima

Camilleri e De Crescenzo

Nulla sarà più come prima. Frase trita e ritrita. Abusata. Ma in questo caso verosimile. In queste calde settimane estive sono accadute tante e tante cose che a settembre ci troveremo a fare i conti con un mondo, il nostro, profondamente diverso. Innanzitutto l’Italia è più povera da un punto di vista culturale e umano. Ci hanno lasciato in pochi giorni prima Andrea Camilleri e poi Luciano De Crescenzo. Due straordinari intellettuali figli del nostro Sud che credevamo eterni come lo sono quelli che con le loro opere entrano a far parte della vita delle persone e del costume di un intero popolo. Mi consola il fatto però che Montalbano e Bellavista non ci lasceranno mai.

Il mio pensiero naturalmente va anche alla donna nigeriana di 28 anni morta martedì in un incidente sul lavoro a Metaponto nello stabilimento della Felandina. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Di lavoro si muore ancora e tanto. Non è giusto. Il rischio è quello di consegnarci all’arrendevolezza e all’abitudine. Credo che una delle perdite più gravi, tristemente raccontante dalla cronaca, è la capacità di indignarci. Stiamo perdendo umanità. Stiamo perdendo il senso della misura per correre dietro a sentimenti come la rabbia o il pressapochismo che non fanno che allontanarci dal giusto. Stiamo diventando tutti tifosi di questa o quella teoria senza più fermarci a guardare negli occhi chi soffre e si dispera. Solo un metro più avanti ai sentimenti di dolore e di carità dovrebbe cominciare la politica. Non il contrario.

Rimanendo a ciò che diamo per acquisito, ma acquisito non è, temo che il mondo così come lo conosciamo non sia più in sicurezza. Mi spiego: una cosa che mi ha colpito molto è vedere le immagini dello scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia, un caso unito a quello delle foreste che vanno a fuoco in Siberia che ci consegnano un quadro preoccupante. Probabilmente la questione ‘clima’ è più grave di quella che siamo portati a pensare. E anche su questo tema credo che la politica tutta, da destra a sinistra senza distinzioni, dovrebbe iniziare a interrogarsi se si stia percorrendo la strada giusta.

Ma in queste mie considerazioni non voglio solo parlare di vicende tristi. Sto viaggiando molto in Basilicata in queste settimane e si sta rafforzando in me una convinzione: viviamo in una terra meravigliosa. Matera, ogni volta che ci torno, la trovo sempre più bella. E’ una scoperta continua e sa rinnovarsi di continuo. Sono convinto che in pochi anni, a prescindere dalla fine di Matera 2019, la città dei Sassi saprà ritagliarsi un posto stabile nelle località più ricercate dai turisti di tutto il mondo. E poi Maratea a cui sono legato da sentimenti di vera e propria gratitudine per i ricordi di cui sono orgoglioso. Anche la Perla del Tirreno, magicamente, mi pare diventi più bella ogni mattina che si risveglia. Non credo di esagerare. Ma davvero penso che noi lucani dovremmo iniziare a innamorarci della nostra terra unica. E’ con l’amore che il futuro può essere declinato con ottimismo.

Ovviamente i problemi sono tanti e non vanno minimizzati. Abbiamo emergenze importanti a livello regionale che dall’autunno non possono essere rinviati. Intanto in questa pausa dalle attività istituzionali approfondirò le questioni più importanti per ripartire da settembre con l’auspicio che con il fresco torni un rinnovato umanesimo anche in politica. Intanto vediamo cosa accade in queste ore a Roma con una crisi del Governo che è diventata reale. Noi siamo pronti a fare la nostra parte.

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