IL MATTINO
A un passo dal vero di Lorenza Colicigno
14.05.2017 - 09:46
La poetessa Isabella Morra, uccisa a 26 anni
Adele era un po’ un’eccezione, il padre professore, la madre sarta, e, poi, quel piccolo difetto che madre natura le aveva regalato, insomma, era appena appena claudicante, no, ma appena appena, e, poi, era brava e tanto generosa. Questa era Adele, tutto studio, ma non secchiona, eh!, tutta ricerche di scienze, letteratura, storia, le dispensava a piene mani con un’avvertenza: “Se mi accorgo che non le avete nemmeno lette e imparate, non ve le passo più!”
VII Cap.
Giustina Pirandello era arrivata a Potenza da Palermo nel 1960. Il padre, Direttore della Banca d’Italia, vi era stato trasferito due anni prima, poi la famiglia lo aveva raggiunto, e Giustina era capitata nella sezione B del 1 liceo “Quinto Orazio Flacco”. La migliore sezione - si diceva allora. E la figlia della Banca d’Italia non poteva che capitare in quella sezione. I prof erano bravi, di certo, non c’era dubbio, ma la classe nel suo insieme lasciava alquanto a desiderare, quasi tutti figli di papà e mammà, intendevano la scuola al loro servizio, e di fatto c’erano segnali evidenti che dovesse andare così. Adele era un po’ un’eccezione, il padre professore, la madre sarta, e, poi, quel piccolo difetto che madre natura le aveva regalato, insomma, era appena appena claudicante, no, ma appena appena, e, poi, era brava e tanto generosa. Questa era Adele, tutto studio, ma non secchiona, eh!, tutta ricerche di scienze, letteratura, storia, le dispensava a piene mani con un’avvertenza: “Se mi accorgo che non le avete nemmeno lette e imparate, non ve le passo più!”. Era convinta, Adele, che così aiutava i compagni di classe – e questi riuscivano ogni volta con le armi della furbizia complice il senso d’impunità a convincerla di aver contribuito alla loro acculturazione - e che non tradiva del tutto la fiducia dei prof. Ma nel tempo era andata sempre più affinando il fiuto da investigatrice, e le ricerche cominciarono a diminuire, gli scherzetti dei compagni, invece, no. L’arrivo di Giustina nella 1B del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” fu una scena da film. Accompagnata dalle info del Gazzettino pettegolo, caporedattrice la prof. di ginnastica, distributrice Luisa Malfatti (ovviamente 1B), la figlia della Banca d’Italia Giustina entrò in classe tramortendo tutti con la sua chioma nerissima raccolta in una lunga coda di cavallo, la tracolla di pelle bianca, un sorriso da star e un magmatico: “Buongiorno”. E, dunque, era chiaro che la 1 B non sarebbe stata più la stessa classe. L’unico posto libero era quello accanto ad Adele, e Giustina senza aspettare un secondo andò a sedersi. Si sentì un brusio tra disappunto e delusione, ma ormai era fatta.
- Pronto…Pronto…Giustina…mi senti?
- Adeleeeee, dove sei?
- A Potenza, al lavoro, e tu?
- Io…io a Parigi sono, lo sai, no…
- E già. Ascolta, Giustina. Ho bisogno del tuo aiuto per un caso di omicidio, a Valsinni…
- Valsinni? Oh, cara Adele, ti ricordi i nostri discorsi su Isabella…che bei tempi…
- Guarda caso anche la vittima si chiama Isabella. Una giovane studentessa universitaria… ho bisogno di capire qualcosa in più di alcuni versi che Isabella seconda, così ci capiamo, no!, aveva spedito al fratello. Tu sei l’unica che può darmi lumi...Sto seguendo un mio pensiero…ma mi serve un’esperta. Sei sempre il miglior segugio degli archivi, che io sappia…
- Uhhhhh...Va be’, mandami i versi. Tramite Skype ci vediamo? Che ne dici?
Giu stina chiamò Adele nel primo pomeriggio del giorno dopo. Il pc di Adele non aveva telecamera e così non poterono vedersi, ma sentirsi sì, e sembrò che il tempo non fosse mai passato.
Giustina era la figlia della Banca d’Italia e aveva un cognome importante, Pirandello!, una lontana parentela con lo scrittore, una pennellata in più nel “ritratto” del Gazzettino pettegolo. Ma Giustina era tutt’altro che da Gazzettino, bensì da Rivista specializzata. In che? In tutto. Un prodigio di bellezza e intelligenza, un pozzo di sapere e di desiderio di sapere. Questo desiderio aveva unito Adele e Giustina in un’amicizia che sarebbe rimasta intatta nel tempo, nonostante le loro vite avessero poi preso strade diverse dopo i tre anni di Liceo.
- Ti ricordi, disse Giustina quando cominciarono a chiamarci le “Duecani”?
- Sì, ci chiamavano pure le innamorate! Come, certo che mi ricordo…E allora? I versi? Di Isabella prima o di Isabella seconda?
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