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La notte nei Sassi, silenziosa, tra il bianco della roccia e le stelle

Notturno materano

La fiction non mi è piaciuta, la Film Commission ha fatto e sta facendo della città un contenitore adatto ad ospitare produzioni cinematografiche e televisive mi pare assolutamente brillante

Notturno materano

I Sassi di Matera sono di una bellezza estraniante, il vuoto e il pieno della roccia come il vuoto e il pieno delle esistenze, mi ritrovo a percorrere viottoli di pietra fermandomi ogni tanto a guardare uno scorcio, una porta

Ci vado spesso, il mio lavoro mi porta quasi ogni settimana ad un passo da Matera, la vedo in lontananza dalla collina di Timmari e ogni volta penso che mi piacerebbe rimanere e fare un bel giro e, purtroppo, il lavoro, gli impegni, la mia vita mi riportano indietro senza riuscire a soddisfare il mio desiderio.

Ci vado l'altra sera in compagnia di una vecchia amica, la scusa è quella di andare a vedere l'ultima puntata di “Sorelle” insieme ad alcuni suoi amici di Matera, ma l'occasione non la lascio sfuggire questa volta.

I Sassi di Matera sono di una bellezza estraniante, il vuoto e il pieno della roccia come il vuoto e il pieno delle esistenze, mi ritrovo a percorrere  viottoli di pietra fermandomi ogni tanto a guardare uno scorcio, una porta.

Provo ad immaginare cosa doveva essere quel luogo 100 anni fa, mi tornano in mente le sequenze di un film degli anni '60, Anni ruggenti, con Nino Manfredi, quelle facce, facce grige, coppole, asini da soma, torme vocianti di bambini scalzi intorno ad una palla di pezza, nel mio ricordo in bianco e nero quelle immagini suscitano nostalgia.

Nostalgia e rabbia.

La notte nei Sassi, silenziosa, tra il bianco della roccia e le stelle, entro in uno di quei locali sotterranei, intorno a me roccia nuda, fredda e quella sensazione di un'atmosfera umida, ordino un bicchiere di aglianico rosso, bevo in silenzio.

Ad un tratto, sento un oppressione, forse è l'ambiente sotterraneo, forse le immagini della vita povera che immagino svolgersi in quell'utero di pietra, ho bisogno d'aria, usce all'aperto cercando un'orizzonte aperto, mi guardo attorno come se cercassi il mare.

Guardo giù dal belvedere quell'orrido di pietra, quella specie di inferno pietrificato e come sempre mi incanto a scrutare le finestre, i comignoli, i campanili, con una sensazione mista di meraviglia e di rimpianto.

I Sassi non sono più quel buco roccioso abitato da un'umanità contadina, preservati proprio da quella loro condizione di luogo primitivo, un po' abbandonato, povero si sono conservati come il cranio di un grande elefante, come le ossa della balenottera del lago di San Giuliano, intatti fino a noi.

E ora, ora che tutti riguardiamo indietro verso quella umanità contadina, verso quella rete di relazioni sociali che facevano una comunità con un sentimento misto di sollievo e rimpianto, ora dicevo, non li si può percorrere senza un sentimento di meraviglia.

Assisto alla proiezione dell'ultima puntata nel locale di un conoscente della mia amica, un bel locale, uno dei tanti sotterranei allestiti con intelligenza e sapienza, ma anche con amore per le proprie cose, per le proprie radici, un luogo si, diciamola una volta tanto questa parola tanto usata e abusata, “culturale”, in linea con il luogo in cui è situato e con l'idea che si vuole esprimere.

La saletta è stretta, riservata a pochi amici, c'è aria di confidenza, di simpatia, è evidente che molti dei convitati sono attori che hanno svolto parti più o meno importanti all'interno della fiction, si riconoscono, si predono in giro, si godono il momento.

E' piacevole stare lì e l'atmosfera è di quelle che ti fanno star bene da qualsiasi parte tu provenga.

Guardo con gli altri la trasmissione, lo devo confessare, io non amo le fiction televisive, non è spocchia, è semplicemente l'amore per una modalità differente di raccontare le storie.

La storia della fiction è banaluccia, gli attori, e non parlo certo dei meravigliosi tanti attori locali che hanno ottimamente caratterizzato alcuni personaggi, sono dei non attori, quale distanza dai Salvo Randone o dagli Ugo Pagliai degli sceneggiati degli anni '80, non trovo profondità di interpretazione, né espressiva, tutto mi sembra recitato con la routine di una commessa di ipermercato.

La trama è piuttosto scontata e anche i colpi di scena supertelefonati.

Ciò detto, al netto del mio gusto personale, opinabilissimo, gli scenari sono superbi, la Città di Matera è il vero grande attore della Fiction, non c'è scorcio, vicolo, crepaccio, grotta che non abbia una straordinaria potenza evocativa.

Matera è il viso della madre, che ti avvolge, ti accoglie, ti tranquillizza, che riconosci anche tra milioni di persone, che desideri sempre vedere e che non ti stanca mai.

Questo palcoscenico complesso fatto di natura e di tracce, di vuoti e di pieni è straordinariamente interessante e l'operazione che la Film Commission ha fatto e sta facendo di renderla contenitore adatto ad ospitare produzioni cinematografiche e televisive mi pare assolutamente brillante.

Naturalmente tutto questo può avere come conseguenza la musealizzazione dei Sassi ma francamente anche questo mi pare un rischio minore attesa la vitalità che si vede e si respira, Matera è sempre più come una qualsiasi altra grande città d'Arte e di turismo e questo è un bene per quella comunità.

Leggo di piccole polemiche su alcune scelte della trama, il cattivo vicesindaco, la Corte di cassazione, mi sembrano poca cosa, la fiction è fiction, magari si potrebbe declinare questo tipo di produzioni in maniera meno commerciale, magari si potrebbero usare più attori in senso stretto che personaggi televisivi, ma tant'è, magari arriverà anche questo.

Un pensiero che mi attraversa, magari sbagliato e legato alla mia relativa scarsa conoscenza, è che ci vorrebbe più teatro, Matera da molti punti di vista è un luogo ideale per il teatro di strada, per quello piccolo, intimo, da mettere in scena in piccoli locali, ci vorrebbe una spinta a produrre cose di questo genere, ma magari c'è già chi lo ha pensato lo sta facendo e in questo caso a lui il mio grazie perché certamente quella strada è una strada assai difficile.

E' tardi, me ne torno nella mia Potenza contento, è lì che ho il mio nido ed è lì che produco le mie cose, magari se incontro il nostro Vice Sindaco gli farò un sorriso, la vita reale non è fiction, sarebbe bello che tutti se ne ricordassero quando parlano di Città, Comunità e senso di appartenenza, ma questo è un altro discorso.

 

 

 

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