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Sophie Kinsella o della narrazione sulla donna contemporanea nella società di massa

Sophie Kinsella o della narrazione sulla donna contemporanea nella società di massa

Di Sophie Kinsella ho letto tutto. La compulsione per lo shopping, il suo più grande cavallo di battaglia narrativo, è una malattia che conosco bene, e più della psicoanalisi potè la Kinsella, con la sua riuscita saga sulla bancaria innamorata degli abiti, che poi fa un capitombolo nella realtà, tanto da innamorarsi del bel tenebroso ricco e con i piedi per terra.
Insomma l'amore come compensazione al vuoto e alla precarietà rivestiti di glamour.
Niente di nuovo.
Delly, Liala, la Cartland, con i loro romanzi per signorine avevano dettato le regole, la Kinsella ha svecchiato il genere.
Principi, aviatori e lord non erano più possibili uomini da conquistare, le donne nel mentre erano diventate autonome, e la moda, più che il sentimento, insieme ad una vita libera dai legacci, fintamente passionali, in città, da professioniste autonome, dettavano le nuove regole.
Prima di lei aveva già dato un nuovo verso a questo mondo Candace Bushnell, con “Sex and City”, anche se il sesso diventa in questo caso, finalmente, non più il convitato di pietra, intorno cui imbastire la narrazione. Da qui la fortuna dei libri e della serie successive, anche perché le donne quando parlano di sesso non sono meno esplicite degli uomini.

A proposito di "Sex and City"

Quando "Sex and City" approdò in Italia esisteva Telemontecarlo, vivevo a Napoli, lavoravo con Liguori ed ero innamorata, persa, del comunista combattente. Cose defunte e derubricate come tempo che fu, tranne che per "Sex and City", una serie che era per quell'epoca originale, come lo sono tutte le cose che ricalcano la realtà in maniera fatua, a tratti, così da essere vecchie e per questo nuove di zecca. L'amore e il sesso di cui narrava la serie erano anch'essi antichi, ed è per questo che poi servivano tonnellate di scarpe e di glamour per indorare qualsiasi pillola. Poi le accuse per molestie a Chris Noth, Mr. Big, lo portarono a morire nella prima puntata della nuova serie. Ma era troppo avanti ed era pure irrealistico come finale, quale principe azzurro è mai morto nella realtà, e quindi nella finzione, all'inizio di una storia?
Fare quadrare e rivitalizzare, la storia, con la morte dell'alter ego, maschile, della protagonista è un po' noioso, tanto più che la vedova allegra è un grande classico, come il principe azzurro.
Dov'era la novità considerato che gli spettatori della serie erano ormai anziani, come i protagonisti e forse avevano voglia di altro.
A quel punto tanto valeva riguardare la vecchia serie, anche se nel trasloco romano ho buttato tutte le videocassette e anche i libri della Kinsella, e quindi basta, ma una piccola storia dell'evoluzione femminile e della letteratura per signorine, divenuta letteratura per pollastre, “usando” la scomparsa di Sophie Kinsella può essere utile.

La narrativa femminile, una scelta di mercato

La narrativa destinata alle donne costituisce un terreno privilegiato per osservare le trasformazioni culturali e simboliche della femminilità nella modernità occidentale. Da un lato, la “letteratura per signorine” ottocentesca e novecentesca rappresentava un dispositivo pedagogico, modellato su un ideale borghese di decoro, moralità e domesticità. Dall’altro, la chick lit, definita in Italia con l’espressione provocatoria “letteratura per pollastre”, mette in scena una soggettività femminile post-femminista, frammentata, autonoma e autoironica.
Tra le autrici che più hanno segnato questo genere spicca Sophie Kinsella, capace di coniugare intrattenimento e ironia critica. Parallelamente, un fenomeno mediale come Sex and the City (romanzo del 1996 e serie televisiva dal 1998) ha contribuito a ridisegnare l'immaginario della donna urbana contemporanea.


La letteratura per signorine: origini, funzioni, ideologia

Questo genere narrativo nasce tra XIX e XX secolo come sottoinsieme della narrativa borghese. Il pubblico di riferimento è costituito da giovani donne da educare alla rispettabilità sociale. I romanzi hanno una struttura narrativa prevedibile: formazione morale, prova, risoluzione sentimentale.
Il modello è quello di una femminilità docile, altruista, moralmente integra, tanto da essere premiate dall’amore, ma un amore che è anche normativo. La protagonista è spesso ricompensata con un matrimonio “giusto”.
In tutto questo c’è un'ideologia sottesa. La donna è definita dall'essere dedita alla casa e alla relazione come madre, moglie, figlia ubbidiente. Il romanzo insegna come comportarsi, non come interrogare il mondo.


La chick lit come evoluzione pop: contesto socio-culturale

La chick lit emerge negli anni ’90 in un contesto radicalmente diverso e cioè si era di fronte a un' urbanizzazione avanzata, al femminismo di seconda e terza ondata e all'ingresso massiccio delle donne nel lavoro. Tutto questo favorì il boom dell’editoria pop femminile. La sua etichetta colorata, ammiccante e spesso ironica, mascherava un fenomeno più complesso: una forma narrativa che dà voce alle contraddizioni della donna contemporanea. Le caratteristiche principali erano un tono brillante, le protagoniste erano urbane, spesso precarie, le relazioni affettive realistiche e in questo contesto assumeva una forte rilevanza l’amicizia tra donne.
Nel mentre si facevano riflessioni, comiche ma profonde, su consumismo, corpo, performance sociale.
Spesso liquidata come narrativa leggera, la chick lit è in realtà una lente privilegiata per leggere il post-femminismo, dove la libertà individuale coesiste con nuove pressioni sociali (bellezza, carriera, realizzazione totale).

Sophie Kinsella: poetica, stile e rappresentazione femminile

La Kinsella ha costruito romanzi che uniscono ritmo da commedia ad analisi sulle fragilità contemporanee. Usava l'umorismo come strumento di sdrammatizzazione, ma anche come satira affettuosa del capitalismo emotivo.
La protagonista dei suoi romanzi è una donna imperfetta, ansiosa, affetta da consumismo compulsivo. Tutti elementi necessari per camuffare la precarietà professionale, la difficoltà di muoversi in maniera fluida nel mondo, nonostante una predisposizione/aspirazione al miglioramento.
La novità rispetto alla narrativa tradizionale? L'auto-narrazione con i difetti come parte costitutiva dell'identità.

Il consumo come linguaggio evolutivo 

Nella Kinsella, lo shopping non è frivolezza, è compensazione psicologica, espressione di identità, tentativo di appartenenza sociale, parodia della cultura del desiderio.
L’amore non è un destino salvifico, ma un percorso. Spesso l'amore procede in parallelo con la crescita personale della protagonista.

"Sex and the City": tra sociologia pop e narrazione emancipata

"Sex and City" nasce come raccolta di cronache giornalistiche di Candace Bushnell, trasformate in serie TV-culto. È un punto di svolta perché estetizza e problematicizza la vita della donna single in una metropoli iper moderna.
Le quattro protagoniste sono archetipi complementari.
Carrie? La narratrice romantico-esistenziale.
Miranda? Il pragmatismo professionale.
Charlotte? Il romanticismo tradizionalista.
Samantha? Il potere sessuale come libertà.
Questo mosaico rappresenta la diversità delle soggettività femminili.
E poi rompe il tabù sessuale.
Il sesso è il tema centrale, non il sottotesto,e la donna diventa soggetto del desiderio, non oggetto.
La città di New York è un personaggio, come luogo di libertà, di desiderio, di performance e di solitudine.
I brand diventano simboli culturali e strumenti di identità.

Temi a confronto 

Se nella letteratura per signorine l'identità è prescritta, con la Kinsella l'identità femminile è in costruzione, e pure se è nevrotica è libera.
In "Sex and City" invece l' identità è plurale, rischiosa, auto creativa.
Un altro punto importante, o snodo più grande, è che nella letteratura per signorine il lavoro è marginale o assente, nella Kinsella è fonte di comicità e di ansia, in “Sex and City” è il pilastro dell’identità delle donne adulte (Carrie è una giornalista, Miranda un'avvocata, Charlotte una gallerista, Samantha un' esperta in comunicazione ).
Per quanto riguarda l'amore poi le differenze sono anche in questo caso enormi. Nella letteratura per signorine l'amore rappresenta la ricompensa finale, per la Kinsella l'amore è la fonte dell'equilibrio, in “Sex and City” amore e sesso sono una scelta, determinata dall'esperienza e dall'interrogazione di sé.
La chick lit e fenomeni come "Sex and the City" non sono stati un semplice intrattenimento “leggero” hanno rappresentano tappe fondamentali di una trasformazione culturale. La loro importanza risiede nella capacità di mettere in scena la donna contemporanea in tutte le sue sfaccettature, aspirazioni, fragilità, desideri, contraddizioni.
Il confronto con la tradizionale letteratura per signorine permette di osservare il passaggio da una femminilità normata e pedagogica a una femminilità autonoma, plurale e autoironica.
In questa genealogia, Sophie Kinsella svolgeva un ruolo chiave: attraverso il comico ha costruito un modello di soggettività moderna, imperfetta, solidale e profondamente umana.
"Sex and city", a sua volta, ha radicalizzato il discorso sul corpo, sesso, lavoro e consumo, diventati strumenti di racconto, linguaggi della libertà e della vulnerabilità contemporanea sia femminile sia maschile.

Bibliografia essenziale 

Bushnell, Candace. Sex and the City. New York: Atlantic Monthly Press, 1996.

Ferriss, Suzanne & Young, Mallory (eds.). Chick Lit: The New Woman’s Fiction. Routledge, 2006.

Gill, Rosalind. Gender and the Media. Polity Press, 2007.

Harzewski, Stephanie. Chick Lit and Postfeminism. University of Virginia Press, 2011.

Kinsella, Sophie. I Love Shopping e altri romanzi.

McRobbie, Angela. The Aftermath of Feminism. Sage, 2009.

Modleski, Tania. Loving with a Vengeance: Mass-Produced Fantasies for Women. Routledge, 1984.

Radway, Janice. Reading the Romance. University of North Carolina Press, 1987.

Showalter, Elaine. A Literature of Their Own. Princeton University Press, 1977.
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