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Giovanni Legnini, un lupo di mare

Giovanni Legnini, un lupo di mare

Giovanni Legnini

Giovanni Legnini è un uomo di Stato, quello che si direbbe un Commis, come probabilmente non ne esisteranno più.
La ragione?
Ha fatto una lunga gavetta politica, come si usava una volta. Questo permetteva ai futuri amministratori di conoscere il Paese tutto, così da potere operare in maniera ragionata in qualsiasi circostanza. Avere poi conseguito una laurea in giurisprudenza, è avvocato cassazionista, gli ha consentito di potere analizzare al meglio la realtà dentro e fuori le Istituzioni. Oggi queste personalità sono quasi del tutto scomparse. La loro scomparsa ha coinciso con la fine dei partiti storici, e con la difficoltà, in Italia, di riuscire a "progettare" figure statali in grado di operare su tutti i fronti, senza perdere di vista il quotidiano con le sue luci e le sue ombre.
È estremamente difficile intercettarlo, per quanto sia un uomo visibile, ma la luce è il modo migliore per fare parlare di sé senza sforzarsi di farlo, soprattutto se le giornate sono scandite da impegni e spostamenti continui.
Dal 2022, per due giorni a settimana, vive a Ischia, in qualità di Commissario Straordinario per la Ricostruzione, dopo il sisma del 2017 e l'alluvione del novembre del 2022.
Un segnale dello Stato per avvicinare l'isola e le sue esigenze alla terraferma, e un modo per tenere in esercizio l'avvocato, che ascolta, amministra, governa.
È un ritratto minimo quest’intervista. Ognuno potrà trovarci ciò che più gli piace oppure no, del resto il privato di un uomo pubblico può essere abbozzato mai definito, pena lo straniamento per il lettore.

Avvocato, partiamo da Ischia e dal suo essere solitaria e rigorosa, non trova che ci siano delle similitudini con la sua terra, l'Abruzzo?
«Il rapporto storico tra Ischia e il territorio abruzzese affonda le sue radici nella comune appartenenza al Regno di Napoli, con un antecedente di grande fascino: la funzione politica di Costanza D’Avalos e di sua nipote Vittoria Colonna, che è valsa a Ischia il titolo di “Isola delle principesse”. Alle due regnanti furono affidati anche il governo di Vasto e di Francavilla al Mare, entrambe in Provincia di Chieti, e di Pescara. Ogni volta che osservo il Castello aragonese penso a questo legame. Più di recente, il distruttivo terremoto del 1883 sull’Isola ci ricorda il profondo rapporto con Ischia di una grande abruzzese, Benedetto Croce. Era in vacanza a Casamicciola e con il terremoto perse tutta la famiglia. La sua vita fu segnata da quella tragedia. Bellezza, fragilità ed esposizione al rischio sismico accomunano i due territori».

Lei ha alle spalle una militanza giovanile nel PCI, le è servita?
«Dall’esperienza giovanile nel PCI ho tratto molti insegnamenti, primo fra tutti: il senso delle Istituzioni, che è il fondamento per l’attaccamento alla democrazia. Equilibrio, imparzialità e garantismo autentico mi sono state trasmesse da quella grande cultura politica, fondativa del costituzionalismo repubblicano. Oggi quella esperienza mi consente di potere ascoltare con maggiore attenzione ciò che proviene dalla società e dalle istituzioni e conseguentemente di orientare le decisioni da assumere».

La sua è stata una lunga gavetta, trova che la gavetta sia importante?
«La gavetta è stata si lunga e faticosa, come quella di tanti della mia generazione e ciò mi ha consentito di reggere il lungo percorso nelle Istituzioni, che ho avuto l’onore di compiere».

Lo Stato, e il diritto, con un occhio alla politica, sono il terreno su cui opera, cosa ne dice? 
«La formazione e la cultura giuridica hanno segnato la mia vita e il mio senso dello Stato così come l’aspirazione alla giustizia: quella che ti porta a stare dalla parte dei diritti e dei deboli. Ciò ha comportato di dovere fare i conti con il mito dell’avvocato del diavolo perché di certo non sono riuscito a vincere tutte le cause».

La ricostruzione, le frane, sono parte del suo patrimonio genetico, basti ricordare la frana della Majella del 1765, insomma per lei la ricostruzione è un tema ricorrente e di vita. È così? 
«Ad un certo punto della mia esperienza istituzionale, circostanze imprevedibili mi hanno proiettato verso la cura dell’emergenza frana sull’Isola di Ischia. Nel mio DNA c’è la discendenza dalle vittime di una delle frane più catastrofiche della storia italiana, quella della Majella, che nel 1765 provocò la distruzione e 500 morti nel mio, piccolo, Comune di origine: Roccamontepiano, di cui sono stato sindaco, nel corso del terzo decennio della mia vita. Una sorta di nemesi che mi ha portato a misurarmi con le sfide delle ricostruzioni, una delle esperienze istituzionali più umanizzanti. Ritrovarsi senza casa all'improvviso è un'esperienza dolorosa e difficile da superare. Provo a risolvere, per quello che posso».

In un'Italia che si pensa divisa da sempre tra Nord e Sud, lei da abruzzese non solo è un longobardo del Sud, ma si è ritrovato anche con San Carlo Borromeo come patrono del suo paese. Come la mettiamo?
«La mia discendenza è certamente longobarda. Al cospetto di San Carlo Borromeo invece non ho che da inchinarmi».

Si parla spesso della possibilità a Ischia di fare turismo tutto l'anno. Taluni sostengono sia impossibile perché il mare d'inverno è qualcosa che il turista non riesce a concepire, lei cosa ne pensa, considerato che vicino casa sua c’è la Costa dei Trabocchi. Il mare d'inverno può davvero essere un richiamo alla natura meno superficiale di quello a cui siamo abituati d'estate?
«Amo da sempre il mare d’inverno e l’unica cosa che mi concedo nei miei giorni di permanenza sull’isola è la consueta camminata sulla spiaggia dalle 7 alle 8 del mattino. Per il resto, la presenza a Ischia è l’esatto contrario di una vacanza. Sulla Costa dei Trabocchi riesco a stare poco ma prima o poi tornerò a frequentarla. Per me il mare d'inverno è una realtà, lei mi chiede se sia possibile che lo diventi per tutti? Non posso che auspicarlo».

L' economista Albert Hirschman in “Felicità Pubblica e Felicità privata”, un suo saggio sosteneva che la corruzione fosse endemica e inestirpabile. I tempi morti della democrazia la consentono. Lei crede che la corruzione sia una conseguenza delle fasi di stallo, inevitabili, della politica?
«La corruzione e l’inefficienza delle pubbliche amministrazioni sono strettamente connesse e rappresentano le due principali patologie di una democrazia. Ho sempre agito per contrastarle nell’esercizio delle mie funzioni pubbliche».

La pace non è più una festa ma un' operazione di congelamento e di gestione dello statu quo. Questa opzione è valida sia per le guerre in corso: Gaza, Ucraina, sia per le “guerre” provocate dalle frane. Insomma oggi il problema globale, in grande e in piccolo, è l'amministrazione permanente dell'emergenza, cosa ne pensa?
«Le Guerre e le catastrofi naturali hanno in comune il cattivo rapporto degli uomini con gli altri uomini e con il creato. Spero in un futuro di pace, senza la quale il mondo corre gravi rischi di stabilità.»

Quali sono le sue passioni private? 
«Mi piace passeggiare e leggere, in maniera particolare amo leggere saggi. Da due anni, però, cerco, prima di tutto, di dedicare il poco tempo libero, a mia disposizione, alla mia nipotina, che rende tutto il resto relativo».

Come si immagina il suo futuro?
«Il mio futuro non è disgiunto da quello degli altri, innanzitutto dalla mia famiglia e poi spero in un futuro di pace e di impegno costante contro la crisi climatica, che sta già generando nuove ingiustizie. Non tenerne conto, non riuscire a capirne il portato rende la gestione delle emergenze più difficile, non solo per chi si trova a doverle affrontare, ma anche per chi nello specifico le deve governare. Spero che si arrivi a questa consapevolezza e forse a quel punto saremo anche pronti al mare d'inverno, e cioè a una gestione della nostra esistenza più in linea con la natura e con le sue leggi».

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