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03.09.2025 - 14:45
Barbara Verrastro
di Barbara Verrastro
Quando decidi di rimanere a studiare in Basilicata per l’università non è per ripiego o per rinuncia. È una scelta di saggezza e oculatezza. Una attenzione politica che già a 18 anni decidi di porgere al tuo territorio. Un abbraccio di ringraziamento a chi scelse di scommettere sulla Basilicata attraverso la cultura e la ricerca. D’altro canto scegli poi la tua università in base alle opportunità e ai servizi che un territorio può offrirti, all’attrattività di una città che può promettere negli anni della giovinezza e all’avviamento nel mondo del lavoro che quel titolo accademico può consentire.
Senza retorica, sappiamo tutti che i servizi e le opportunità per i nostri giovani diplomati in Basilicata sono sempre meno. Ogni anno diminuiscono. E ogni anno leggiamo dati sempre più negativi. Siamo oramai assuefatti dai consueti titoli settembrini che leggiamo sui quotidiani locali: Crollo degli iscritti nelle scuole! Giovani laureati in fuga! A settembre i giovani abbandonano la Basilicata! Nonostante la tragicità di queste affermazioni, siamo ormai addestrati a queste dicerie. La cosa è parsa assai più preoccupante quando sulla cartina del nostro stivale è emerso un dato: il più alto di tutta Italia. Il numero 73. Primi in classifica per gli universitari che non studiano nella Regione di residenza. Un dato triste, desolante e fallimentare. Per tutti, nessuno escluso. Chi come cittadino, come educatore e/o come genitore non si sente tirato in causa risulterebbe privo di sensibilità. Chi come politico, invece, non si sente tirato in causa risulterebbe primo di senso civico. Da laureata all’Unibas, da donna lucana, da già consigliera Ardsu e da politica del Pd sento di scrivere con tanto dispiacere e forza che occorre bloccare il declino dell’Università e quindi l’eventuale chiusura. Ricordo l’opposizione fatta per non spostare gli uffici Ardsu dal centro di Potenza. Ricordo l’atto di indirizzo del Cpa Ardsu, dopo la mia proposta, di acquistare 600 sim per 600 studenti ed infine anche lo stanziamento di 500 mila € per l’acquisto di pc e tablet per gli universitari. Era il periodo del Covid e offrire ad ogni studente un pc mi pareva doveroso. Certo la richiesta iniziale, per coprire tutte le domande, era di 1.900.000,00 €. Tante altre, però, le proposte cadute nel dimenticatoio: tasse ridotte e accordi con università straniere. Mai avuto risposta dalla Regione. Mai neanche un tavolo di confronto. Cosa che invece è già avvenuta in altre regioni del Sud, fino a 7 mila € all’anno per gli studenti extraeuropei a partire dai discendenti emigrati in Sud America. Anche da questo si rileva il successo di alcuni atenei del Mezzogiorno. E poi come dimenticare l’assurda trafila per la casa dello studente sia a Matera e a Potenza. Per il capoluogo 22 milioni fermi dal 2011. Più di 15 anni dallo stanziamento e nessun mattone messo a terra. Nel 2023 dichiarai che la Regione aveva perso e quindi trasferito ad altri utilizzi i 22 milioni per la casa dello studente a Potenza. Questi sono i fatti che descrivono una piccolissima parte delle occasioni perse, degli insuccessi e della mancata volontà nel voler costruire un futuro migliore per la nostra Terra. Non solo Unibas. Anche la scuola. Crollo vertiginoso degli iscritti. Nella scuola dell’infanzia nel centro storico di Potenza, solo 9 iscritti per la prima sezione. Meno male che almeno ci sono gli stranieri, altrimenti le iscrizioni sarebbero state zero. Quindi lo spopolamento resta al centro di ogni crisi culturale e professionale. La crisi demografica ricade anche sulle aziende. Oggi trovare manodopera è sempre più difficile. L’invecchiamento della forza lavoro, le difficoltà nell’attrarre e mantenere i talenti genera un peggioramento della nostra economia, già fragile e limitata. L’isolamento delle nostre città e poi soprattutto delle nostre aree interne. La carenza, quindi, infrastrutturale. E poi anche il turismo. Cosa offre oggi la Basilicata ad un turista? Quali i servizi e le esperienze di divertimento e di relax? Un solo dato vorrei sottolineare. La nostra bellissima Maratea non ha un piano regolatore da circa 30 anni o poco più. Non è uno scherzo, ma una deprimente realtà.
Ma quanti problemi abbiamo? Sembra quasi che a voler chiudere non stia rischiando solo l’Università, ma l’intera Regione.
Abbiamo bisogno che il secondo partito della nostra regione, il Pd, convochi una conferenza programmatica per definire un piano triennale per il lavoro e contro lo spopolamento, chiamando anche tutte le forze progressiste di livello regionale, per tracciare un nuovo programma per la nostra Regione. La nostra terra ha bisogno di un po' di sana follia. Una visione tenera e gentile che sappia curare le ferite esistenti e provare a portare fra la nostra gente un po' di gioia e fiducia. Il senso del passare del tempo senza riuscire a contribuire nella ricostruzione di un territorio gravemente provato, provoca in tutti noi una consapevole sofferenza. Questi momenti anche di angoscia devono però darci la forza per creare una nuova immagine di riscatto lucano. Una rinascita territoriale e politica, che venga nutrita dagli uomini e dalle donne lucane.
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