IL MATTINO
il caso
31.08.2025 - 10:57
Il sito era attivo da 20 anni: creato nel 2005, contava 200mila utenti. Con un comunicato diffuso dai gestori del forum, gli utenti sono stati avvisati della rimozione di tutti i contenuti. Al suo interno anche una sezione Vip, con foto di attrici, influencer e donne dello spettacolo. Chiara Ferragni, Giorgia, Paola Cortellesi e Mara Venier alcuni dei nomi. E anche leader politiche di ogni partito. Scatti rubati seguiti da commenti sessisti sulla premier Giorgia Meloni o della sorella Arianna, della segretaria del Pd Elly Schlein. E poi Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, Maria Elena Boschi, Anna Maria Bernini.
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Soave non è sola: insieme a lei, anche altre professioniste dell'informazione come Laura Chimenti, Giorgia Cardinaletti e Valentina Bisti hanno denunciato lo stesso incubo. Donne che, un giorno qualunque, hanno scoperto che la propria immagine era stata rubata, manipolata e resa “merce” per un perverso pubblico di sconosciuti. «È come subire una violenza – ha detto Soave –. Il nostro corpo diventa oggetto alla mercé di chiunque, privato della dignità e del rispetto. Non c’è ironia, non c’è leggerezza: è solo violenza». Il dolore nasce non solo dall’uso delle immagini, ma anche dal sentirsi abbandonate in un contesto digitale in cui la tutela sembra ancora troppo debole. La giornalista ha voluto trasformare lo choc in un messaggio di coraggio: «Denunciare è l’unica strada. Non bisogna tacere, anche se può sembrare inutile. Il silenzio non protegge nessuno». Il caso ha sollevato la reazione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha definito intollerabile l’accaduto e ha ribadito la necessità di leggi più severe. Il Governo ha annunciato che dal 2025 sarà operativo un osservatorio per contrastare la diffusione non consensuale di immagini intime, fenomeno noto come “revenge porn”. Soave ha concluso con parole che pesano come pietre: «La nostra dignità non si baratta. Nessuno ha il diritto di usarci come strumenti di divertimento o disprezzo. Ogni volta che un contenuto viene diffuso senza consenso, non è spettacolo: è violenza».
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