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01.08.2025 - 12:50
da sinistra Occhiuto, Casellati, Tajani, Bardi
Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha deciso di dimettersi. Lo ha fatto sapere ieri con un annuncio a sorpresa sui suoi social network dopo che nelle settimane scorse era finito sotto indagine per corruzione. "Ho deciso di dimettermi, ma ho anche deciso di ricandidarmi", ha detto nel video postato. "Ho deciso di dire ai calabresi: siate voi a scrivere il futuro della Calabria, siate voi a dire se la Calabria si deve fermare o se questo lavoro deve proseguire. Tra qualche settimana, quindi, si andrà a votare, e saranno i calabresi a decidere il futuro della Calabria, non altri", ha continuato, aggiungendo: "Devo considerare quello che sta succedendo nella mia amministrazione. In un Paese civile nessuno deve dimettersi per un avviso di garanzia. Però sta succedendo che nessuno si assume la responsabilità di firmare niente". Occhiuto formalizzerà nel corso della prossima settimana la decisione di dimettersi dall'incarico. Dopo la presa d'atto del Consiglio, sarà stabilita la data delle elezioni. Il presidente della Regione parla in un video registrato nel cantiere della costruenda metropolitana di Catanzaro facendo riferimento alle tante opere in corso e all'inchiesta della procura di Catanzaro che lo vede indagato per corruzione. "Ma perché, quando qualcuno cerca di fare qualcosa di buono in questa Regione, tanti altri – che godono solo per il fallimento della Calabria – vorrebbero fermarlo? È quello che sta succedendo oggi in Calabria. Ho deciso di portarvi qui, di farvi vedere questo cantiere, il cantiere della metropolitana di Catanzaro. Ma avrei potuto portarvi in tanti altri luoghi della Calabria: a Sibari, nell'ospedale della Sibaritide; a Vibo, nell'ospedale di Vibo; a Palmi; nei cantieri degli aeroporti; in quelli della SS106, per farvi vedere quante opere si stanno realizzando e quante opere oggi si vorrebbero fermare. Chi vorrebbe fermarle, la magistratura? No, io non ce l'ho con la magistratura. Non cambio idea: ho sempre detto che in una Regione complicata come la Calabria i magistrati devono fare il loro lavoro serenamente. D'altra parte, io ho chiarito ogni cosa, non ho nulla da temere dall'inchiesta giudiziaria". Il governatore, infatti, così come aveva chiesto subito dopo avere ricevuto l'avviso di proroga della indagini, la settimana scorsa è stato interrogato dai pm. Un confronto dal quale era uscito "soddisfatto e molto sollevato". "Sapete con chi ce l'ho? - prosegue l'ormai ex presidente della Calabria - Ce l'ho con tutti questi politici di secondo piano, tutti questi che in politica non hanno mai realizzato nulla per la Calabria in tanti anni. Ce l'ho con questi odiatori, con queste persone arrabbiate con la vita, che tifano per il fallimento della Calabria, che quasi sono contenti quando si parla male della Calabria. Ce l'ho con questi che utilizzano l'inchiesta giudiziaria come una clava per indebolire o per uccidere politicamente il presidente della Regione: non sarà così. Però devo considerare anche quello che sta succedendo nella mia amministrazione". Occhiuto prosegue: "Guardate, io penso che in un Paese civile nessuno debba dimettersi perché riceve un avviso di garanzia, nessuno. Però nella mia amministrazione oggi sta succedendo che è tutto bloccato: nessuno si assume la responsabilità di firmare niente, tutti pensano che questa esperienza sia come quelle precedenti".
Le reazioni
"Il 31 luglio, mentre la Calabria affronta l'ennesima estate segnata da emergenze sanitarie, carenze infrastrutturali, incendi ovunque e diritti fondamentali negati, Roberto Occhiuto sceglie il colpo di teatro a mezzo social. Nel video appare sicuro, il sole in fronte, in un cantiere aperto. Ma dietro quell'immagine costruita si nasconde una gestione del dissenso che non dialoga: punisce". Così in una nota Jasmine Cristallo, della direzione Nazionale del Partito Democratico. "Lancia accuse con fermezza - prosegue - mentre ostenta sicurezza. Poi sospende tutto. Risponde con un atto assoluto, verticale, personalistico: si dimette per potersi ricandidare. Un gesto che piega le istituzioni alla narrazione del singolo, non ai tempi reali e alle urgenze concrete della Calabria. Accusa altri di aver 'fermato' il governo regionale, ma è lui a congelare tutto. Blocca la Regione. Per 'ripartire', sì, ma da sé stesso. Una prova ulteriore di un potere che interpreta il governo non come servizio alla comunità, ma come esercizio del proprio controllo". "C'è chi ha presentato questa decisione come una mossa astuta - afferma Cristallo - un'operazione abilissima per sottrarsi al logoramento interno e rafforzare la propria leadership. Ma è un gesto da viceré, non da presidente eletto".
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