IL MATTINO
L'intervista
16.03.2025 - 16:11
Marcello Baraghini è tra gli editori italiani più conosciuti. Attivista per i diritti civili è stato il fondatore della casa editrice “Stampa Alternativa”, divenuta famosa con i libri a “Millelire”. I suoi libri venivano venduti dappertutto, non solo in libreria, e per questo finì sulla “Piccola Enciclopedia Garzanti” “come l’ideatore dei libri che hanno rivoluzionato il mercato editoriale “, e sui giornali di tutto il mondo, vincendo anche il “Compasso d’Oro” per le copertine, unico editore italiano. Con quei libri aveva preconizzavano l'esistenza di un lettore cui bisognava dare formati comodi da portare con sé, e dimensioni ridotte, senza che questo fosse a discapito della qualità, se mai a favore del lettore per via dei costi.
“Le lettere su la felicità” di Epicuro, cui Corrado Augias fece da traino nel suo programma televisivo “Babele”, vendette moltissimo. Una cosa che costrinse gli editori italiani, tutti, a rivedere i loro piani editoriali.
Questo per il passato, adesso oltre a fare l'editore con “Strade bianche”, nuova sigla di cui porta la firma, e con “Čapek” , una rivista irriverente, come è nella sua natura, si è messo a fare anche il libraio in Pitigliano.
È stato anche il primo a pubblicare "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza e poiché Goliarda Sapienza è tornata alla ribalta grazieal debutto su Sky Atlantic, il 28 febbraio 2025, della fiction che la riguarda, diretta da Valeria Golino, una chiacchierata “alternativa” con lui è utile.
Come arrivasti alla pubblicazione del primo libro dell’Arte della gioia di Goliarda Sapienza, e come l'hai presa per non essere stato chiamato in causa quando è stata lanciata la serie su Sky?
«Sono indignato. Nella promozione della serie Sky non siamo stati nominati come casa editrice, come se non fossimo mai esistiti o peggio ancora come se non esistessimo. Questa cosa mi ha rattristato molto. Ti racconto invece cosa accadde.
Grazie ad Angelo Maria Pellegrino che aveva pubblicato con "Stampa Alternativa" nel 1993 "In Transiberiana", e che lei aveva eletto a suo collaboratore prezioso, conobbi Goliarda. Arrivarono a casa mia, e Goliarda mi mollò mille cartelle del suo manoscritto. Mi presi tre giorni per leggerlo e mi convinsi di avere trovato il romanzo del '900. In quel periodo Angelo Maria Pellegrino era il complice primario di "Stampa Alternativa", non a caso ci regalò quella famosa "Lettera sulla Felicità" di Epicuro che poi è diventata il nostro più grande bestseller. Decido di pubblicare "L'arte della gioia", ma mi arrovello per capire in che modo trovare la disponibilità economica. Nasce così Millelire più, con una foliazione maggiore ed una maggiore consistenza, ma decido anche che il primo capitolo è quello più importante ed esaustivo, nel mentre esplode il caso Millelire grazie ad Epicuro».
Cosa accadde?
«Decidemmo di rischiare. L’editor iniziò a lavorare in stretto contatto con Goliarda, lei ancora stava limando l'opera, l'ultimo capitolo era debole. Parte la prima edizione economica di 600/700 pagine.
Nel 2003 la seconda edizione con diverse ristampe, fino a quando nel 2006 lanciamo l'edizione De luxe.
La seconda edizione De luxe nasce con un prezzo più alto ma anche con delle foto in aggiunta al testo.
Quando nacque Miillelire più proposi agli autori di mettere la loro foto in copertina, un autoscatto. Goliarda fu molto felice di farlo ed assistette alla prima edizione».
E poi?
«Angelo Maria Pellegrino divenne il suo erede e la sua agente letteraria propose in Francia e in Germania "L' Arte della Gioia". Scoppiò il caso in Francia e successivamente Einaudi diventò la casa editrice di Goliarda Sapienza».
Come mai?
«Non lo so e mi piacerebbe capirlo, fin lì avevamo camminato di comune accordo, e sono sinceramente dispiaciuto che non ci sia mai stato un chiarimento tra noi».
Per te Goliarda Sapienza è la scrittrice italiana più importante del ‘900?
«Si, insieme a lei c’è anche Maria Jatosti, ecco queste sono le vere autrici importanti del ‘900 in Italia».
Chi è oggi il lettore italiano e cosa legge?
«Il lettore italiano è grosso modo per il 50% un lettore forte, lettore forte che è, per età e stato di salute, in via di estinzione, per l'altra metà invece è un lettore d'allevamento, allevato nel pollaio televisivo di programmi come “Che tempo che fa", programmi che di culturale hanno solo la vernice, vernice con cui rivestono anche le loro pubblicità, drogate, sui libri».
E invece chi è lo scrittore italiano tipo?
«Lo scrittore italiano tipo è come il lettore tipo, quello del pollaio, pollaio che in questo caso sono le scuole di scrittura creativa, in testa la mitica, e onerosa, “Scuola Holden”, il cui scopo è quello di formare persone capaci di scrivere (inutili) finzioni, per poi portare gli allievi, una volta ottenuto l'attestato di frequenza, a insegnare in altre e nuove scuole di scrittura creativa. Tutte cose che non aiutano per davvero chi vuole scrivere. I più fortunati, tra costoro, verranno segnalati, con clamore, per il "Premio Strega" e quello ritenuto migliore, grazie agli accordi fatti prima, tra i grandi editori, vincerà un premio in denaro ma a patto che, in diretta televisiva, ingurgiti sorsate del liquore che il premio promuove».
Torniamo ai libri qual è il ruolo della distribuzione?
«È un ruolo nefasto che sta portando l'editoria indipendente e di qualità a un cumulo di macerie fumanti.
Il distributore è uno solo “Messaggerie”, con tutti i problemi che una situazione di monopolio comporta, soprattutto in termini economici. È come se ci si dovesse rivolgere a una banca, una cosa lontanissima dallo spirito dei libri.»
Ci sono ancora i margini per riportare la Cultura al centro della vita degli italiani?
«I margini ci sono, basta riscrivere le attuali regole del mercato, regole che devono essere dalla parte del lettore.
Per dirne due tra le tante, il libro in rete dovrebbe essere gratuito, così da dare a tutti, e subito, la possibilità di leggerlo, e poi bisognerebbe poter proporre l’edizione cartacea direttamente, senza intermediazione».
Attraverso la rete dai il tuo contributo ad alleggerire le giornate di tutti noi. I tuoi libri possono essere scaricati gratuitamente, resta il problema della sussistenza per chi scrive, sei per la libertà del copyright, come se ne viene a capo?
«Grazie al prezzo calmierato delle edizioni cartacee, prezzo fatto dal lettore, e comprensivo della quota di aggio per lo scrittore».
Qual è l’autore e il libro che più hanno condizionato la tua vita?
«Albert Camus: "Mi rivolto, dunque siamo" perché nel gesto della rivolta c’è l'apertura agli altri. Una scommessa e una presa di posizione capitale, quella che oggi mi sembra perduta, da qui il mio continuare a dissentire.»
Cosa dire a chi ancora non riesce a passare dalla carta al formato elettronico per convincerlo a provarci?
«“Insistere, insistere, insistere”, che è poi la stessa cosa di “resistere, resistere, resistere”».
Anche quest'anno è in programma il "Festival Nazionale della Letteratura Resistente" a Pitigliano?
«Ci sarà a fine Agosto e si chiamerà Pane e… anarchia, memoria, e potrei continuare con tutto quello che ha sempre caratterizzato la mia esperienza di vita».
Un ricordo caro
«Quando da giovanissimo andai a lavorare a "Il Mondo" di Mario Pannunzio. Facevo le pulizie, ed ero andato a posta proprio per respirare l'aria di quel giornale, che pubblicava foto per me bellissime. Erano le foto che i grandi giornali scartavano e che venivano pagate poco, eppure proprio quelle foto mi avevano convinto ad entrare lì. Pensa tu».
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