IL MATTINO
Analisi
13.03.2025 - 09:45
Chissà cosa direbbero oggi Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer davanti alla svolta bellica dell’Unione Europea. Quegli stessi leader che immaginavano un’Europa unita dalla pace e dalla cooperazione si troverebbero ora di fronte a un Parlamento europeo che approva a maggioranza il progetto “ReArm Europe”, con un investimento da 800 miliardi in armamenti e, tanto per non farsi mancare nulla, la possibilità di prelievi forzosi sui risparmi privati.
Un’Unione nata per garantire stabilità e sicurezza ai suoi cittadini, ora pronta a trasformarsi in un gigante della difesa, andando ben oltre le proprie prerogative e ridisegnando la propria missione senza troppi complimenti. Il tutto, ovviamente, in nome dell’“emergenza”, quella formula ormai collaudata che permette di bypassare il dibattito democratico e accreditare ogni decisione come necessaria e inevitabile.
Il progetto europeo sognato da De Gasperi prevedeva istituzioni sovranazionali capaci di garantire pace e prosperità, non un sistema che, di fronte alle tensioni internazionali, reagisce con una corsa agli armamenti. Una volta si parlava di disarmo, di trattati per la riduzione delle armi nucleari, di un’Europa mediatrice tra le grandi potenze. Oggi, invece, l’UE sembra voler tornare a giocare sullo scacchiere geopolitico con la stessa logica dei blocchi contrapposti.
Lontani i tempi in cui Helmut Schmidt favoriva il dialogo tra USA e URSS per ridurre la tensione militare. Oggi, il rischio è di vedere l’Europa trasformarsi in un attore armato fino ai denti, che anziché promuovere la pace, si prepara a entrare a pieno titolo nella logica della deterrenza e del riarmo. De Gasperi e i padri fondatori avrebbero immaginato tutto questo? Difficile crederlo.
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