IL MATTINO
05.03.2025 - 16:22
In una Basilicata a trazione centrodestra puntellato da sinistre alleanze, dove il governo sembra più un'operetta comica che una macchina amministrativa e il generale Bardi e i suoi colonnelli pare siano prigionieri dei giochi di palazzo e della loro inerzia tra un buongiorno su Instagram e un discorso tradotto con Google Translate, Pasquale Pepe sta riscrivendo le regole del gioco, dimostrando che azione, visione e dialogo possono fare la differenza, colmando spesso un vuoto che altrimenti sarebbe esplosivo. Velocissimo, attento e capace di strappare consensi tra amministratori locali e cittadini, il vicegovernatore con delega alle infrastrutture e alle reti idriche non si limita a fare il suo: lo fa con la determinazione di chi sa che non basta essere presenti, bisogna saper fare, costruendo un futuro che non dipende da altri se non da lui, accelerando come un treno verso, chissà, la candidatura per l'ufficio più prestigioso di Via Verrastro. Nel frattempo il suo predecessore e collega di partito, Francesco Fanelli, da vicepresidente fantasma a scaldapoltronista in surroga ha visto il suo consenso crollare rovinosamente e sembra essere il simbolo di ciò che accade quando non si è in grado di essere protagonisti, relegato ad un ruolo marginale. Bocciato pure dai potentini durante le ultime elezioni e finito in un limbo, sospeso tra le sue delusioni elettorali e la rassegnazione politica. La domanda è: quale futuro attende Fanelli e quale invece si prospetta per l'ex sindaco di Tolve sempre più lanciato? La risposta, almeno per ora, è una sola: il silenzio non è mai stato così pesante per uno e la corsa è appena iniziata per l'altro. Dice lo storico adagio leghista: "E che comBare, Effes".
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