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Dighe, sogni e collaudi mancati: una storia all’Italiana

Per 29 Comuni della Basilicata e 140mila residenti niente acqua tutti i giorni dalle 18.30 alle 6.30

La diga del Camastra in Basilicata

Ah, gli anni sessanta. L’Italia, la Repubblica italiana, una e indivisibile, si riscopre grande: il boom economico, la Fiat 500, le vacanze al mare e il futuro di modernità che sembra a portata di mano. È l’epoca delle grandi opere, dei sogni di sviluppo e di prosperità, le strade e i viadotti, l'acqua per tutti ed anche la piccola e modesta Basilicata voleva fare la sua parte. Venne realizzata la diga del Camastra, una cattedrale idraulica che avrebbe risolto i problemi di approvvigionamento di una parte considerevole della provincia di Potenza. La storia, dopo anni di onorata carriera non è affatto a lieto fine e così dopo la recente drammatica crisi idrica il numero uno di Acque del Sud Spa, la creazione meloniana che ha preso il posto dell'Eipli, l'ha detto senza troppi giri di parole: è dal 1968 che la diga attende il collaudo. Certo, non è come portare l'auto a fare la revisione ma oltre mezzo secolo pare un pochino eccessivo, eppure in Italia abbiamo questa straordinaria capacità di convivere con l’assurdo che diventa normalità. Una diga senza collaudo è tecnicamente un'opera incompleta che richiede un invasamento al ribasso e un utilizzo a mezzo servizio anche quando Giove Pluvio è particolarmente generoso. C'è un intricato groviglio di carte, inefficienza, scarico di responsabilità e un pizzico di disinteresse cronico che avvolge non solo il Camastra ma tante altre dighe che vivono ancora una fase sperimentale tra capienza potenziale e capienza autorizzata nel trionfo delle opere lasciate a metà e nella cultura del “domani vediamo”. E così, mentre altrove le grandi opere idrauliche si studiano, si migliorano, si certificano, noi ci accontentiamo di sperare che l’ingegno italiano resista. Se piove tanto alleggeriamo, se piove poco arrangiamoci. E chissà, magari un giorno studieranno la diga del Camastra nei libri di scuola come simbolo di un’Italia che sapeva costruire grandi sogni ma li lasciava galleggiare a metà in un lago di burocrazia stagnante perchè il vero collaudo, a quanto pare, lo ha fatto il tempo che scorre inesorabile.

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