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La versione di Acque del Sud non disseta i lucani: più che una "mano" in 140mila chiedono verità e certezze

In una lunga e articolata nota il presidente del CdA di Acque del Sud Luigi Giuseppe Decollanz si scaglia contro "il qualunquismo di marciapiede" e ricostruisce la storia della Camastra spiegando che "in data 18/10/2024, sul bollettino quote e volumi invasi in pari data, c’è stato un allineamento della quota/volume della diga Camastra"

La versione di Acque del Sud non disseta i lucani: più che una "mano" in 140mila vogliono verità e certezze

Camastra (archivio)

Chissà se a Bari - verrebbe ironicamente da chiedere a Decollanz - hanno gli stessi problemi e disagi che da mesi sta attraversando una buona parte della provincia di Potenza, in ginocchio tra taniche, autobotti e calendari delle sospensioni. Dopo un week end da incubo per i territori serviti dallo schema Camastra, il lunedì parte nel segno immancabile delle restrizioni 'severe' che forse potranno diventare nel corso della settimana meno severe grazie al miracolo Basento, ma pur sempre restrizioni. E dove c'è la restrizione prolungata è notoriamente risaputo che c'è anche la rabbia. Lo sanno bene nelle Rsa, nelle abitazioni (c'è chi da Potenza, ad Avigliano, passando per Anzi denuncia una disponibilità idrica di 3/4 ore al giorno), lo sanno bene gli operatori economici (bar, ristoranti, palestre ecc), che chiedono ristori e sostegni economici per i mancati guadagni, lo sanno bene nelle scuole e ovunque sia indispensabile l'utilizzo della risorsa idrica. Non ci sta Raffaele La Regina (ex segretario regionale dem) che attacca Decollanz rispolverando la sua non tanto vecchia passione per la fiamma e aprendo pure per i più attenti una riflessione su quanto sia importante scindere management e militanza. "Sono sicuro che Giorgia Meloni e il presidente di Acque del Sud Spa da lei nominato e con chiare appartenenze, Decollanz, sapranno presto rendere note le ragioni che hanno portato un Paese del G7 a non poter garantire a 140.000 persone l’accesso all’acqua pubblica. Si faccia chiarezza sulle responsabilità attraverso una Commissione parlamentare d’inchiesta. Sono altrettanto sicuro che, dopo questa crisi senza precedenti, si rimetterà in discussione la gestione dell’acqua pubblica, bene comune. Decollanz è a capo di una SPA che ha privatizzato, su indirizzo governativo, una risorsa naturale. L’ONU, nella definizione dell’Agenda 2030 al Goal 6, parla di accesso all’acqua come diritto umano universale, autonomo e specifico. Il fatto che si vada nella direzione diametralmente opposta pone in luce la matrice neoliberista e reazionaria di un governo di estrema destra, anti meridionalista e che mette a repentaglio diritti e risorse naturali. Bisogna augurarsi che il vicepresidente della Commissione Europea con delega alla Coesione, Raffaele Fitto, almeno per ragioni di militanza e territorialità che lo associano a Decollanz, faccia il possibile per garantire un cambio di rotta e che suggerisca alla premier e leader di FDI la rimozione immediata dell’avvocato barese", rimarca La Regina che prova a dare una scossa ad un remissivo centrosinistra lucano che pure avrebbe potuto trasformare il disastro idrico senza precedenti nella caporetto del centrodestra. Non ci sta l'ex governatore Vito De Filippo che spiega: "Il Presidente del Consiglio di amministrazione di Acque del Sud, in questi giorni ha scritto tanto ma il punto di una lunga storia, quello della gestione della risorsa idrica in capo alle Regioni (e quindi alla Basilicata) lo ha omesso. Platealmente! E siamo nel tempo dell’autonomia differenziata! Appare tutto gravissimo a mio parere ed a tratti anche esilarante" (Clicca qui Acqua e responsabilità, "Quelli di prima?"). Il caso lucano è un dramma che necessita una profonda riflessione sulla governance dell'acqua. Perchè quanto accaduto alla Camastra possa non verificarsi altrove e nuovamente. Perchè dove non arriva il paventato cambiamento climatico, può arrivare l'uomo con la sua lungimiranza e programmazione, intanto in 140mila chiedono certezze per il futuro, una comunicazione trasparente e domandano a gran voce: "Quando torneremo alla normalità?"

  

La nota

"Ancora una volta in relazione ad alcune notizie apparse sulla stampa corre l’obbligo di fare alcune precisazioni a tutela della verità dei fatti. Innanzi tutto non vi è mai stata alcuna “apertura delle paratoie” incontrollata sulla diga Camastra, tantomeno alcun rilascio di risorsa idrica. Chi continua a sostenere questa tesi è chiaramente in palese malafede dal momento che sulla
questione è intervenuta anche la Direzione Generale Dighe (M.I.T.) a seguito di specifica interrogazione parlamentare.
Come c’è stato modo di precisare con un precedente comunicato in data 18/10/2024, sul bollettino quote e volumi invasi in pari data, c’è stato un allineamento della quota/volume della diga Camastra (rispetto al giorno precedente) dovuta alle risultanze di rilievi di dettaglio (aggiornamento della batimetria rispetto al 2017) ed alle difficoltà di rilevazioni di campo con le attuali condizioni di minimo invaso. Pertanto si è trattato solo ed esclusivamente di una correzione dovuta ai risultati della batimetrica, dal momento che il livello bassissimo di invaso, a causa dell’interrimento, non consentiva una misurazione precisa.
Forse è arrivato il momento di smetterla con il qualunquismo di marciapiede, e concentrarsi tutti nel dare una mano ad una intera comunità che in questo momento è in gravissima difficoltà. E questo senza necessariamente ogni volta tirare in ballo il passato. Il passato non può essere nascosto, la storia di EIPLI e dei suoi disastri è nota, così come è nota la lista dei precedenti commissari succedutesi dal 2011 in poi: https://eipli.it/gestione commissariale/ E sempre per amore di verità questa è la vera storia della Diga Camastra: I lavori di costruzione della Diga Camastra sono iniziati nel 1962 ed ultimati a giugno 1968; dal
giugno del 1964 sono iniziati gli invasi sperimentali. La diga è stata esercita alla quota di massima regolazione di 531,60 m s.l.m.. fino alla limitazione di invaso intervenuta nell’ottobre 2018 a 528,60 m s.l.m. a causa di carenze manutentive e dell’ancora pendente collaudo della diga ex Art.14 del D.P.R. 1363/59. Nel marzo 2019 è stata impartita dall’UTD l’attuale quota di limitazione dell’invaso a 524,60 al fine di ridurre l’impegno statico dello sbarramento e delle opere accessorie e di scarico della diga rimandando ulteriori valutazioni all’esito della trasmissione ed all’esame della documentazione inerente la rivalutazione simica ai sensi della normativa vigente. Dall’intervenuta limitazione di invaso già del 2018 l’uso della risorsa idrica dell’invaso del Camastra, originariamente potabile, irriguo ed industriale, è divenuto esclusivamente quello potabile. Dall’analisi dei bilanci idrologici dell’invaso degli ultimi 38 anni ( dal 1986 ad oggi) gli afflussi che si sono avuti nel periodo autunno/inverno 2023/2024 (per complessivi 21M di mc circa) sono i più bassi registrati con un decremento dell’80% rispetto alla media che risulta di circa 110M di mc; ciò ha comportato bassissimi o quasi nulli afflussi all’invaso durante il periodo estivo. Il concomitante incremento di prelievo dall’invaso a scopo potabile (dovuto alla magra delle sorgenti) ed il perdurare dell’assenza di afflussi ancora alla data odierna ha comportato il raggiungimento delle attuali quote mai registrate negli ultimi 40 anni (se non in concomitanza di una manovra di vuotamento dell’invaso nel marzo del1994 per manutenzione straordinaria)". 

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