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Memoria

Per non dimenticare: Maria Antonietta Flora, scomparsa 40 anni fa a Lagonegro

Per non dimenticare: Maria Antonietta Flora, scomparsa 40 anni fa a Lagonegro

Maria Antonietta Flora

Sono passati 40 anni da quel 10 novembre 1984. Quella sera una figura scivola nell’ombra, lasciando dietro di sé solo domande alle quali gli inquirenti non sono mai riusciti a dare una risposta. Siamo a Lagonegro e la protagonista di questa storia è Maria Antonietta Flora, una giovane maestra di scuola materna, madre di due figli, che conduce una vita apparentemente ordinaria, dietro la quale si cela una realtà complessa e tormentata. Maria Antonietta è sposata, ma il matrimonio è in crisi da tempo, logorato da incomprensioni. Lei ha un amante, Domenico Di Lascio, un facoltoso imprenditore della zona, noto per il suo mobilificio e per la sua influenza nel paese. Ma Di Lascio non è l’unico uomo attratto da Maria Antonietta: c’è anche un giovane del posto, con qualche problema con la giustizia, che da tempo la corteggia. La situazione è tesa, gli equilibri sono fragili, e le relazioni intrecciate tra Maria Antonietta, il marito, l’amante e il giovane spasimante costituiscono un mosaico di passioni, gelosie e interessi contrastanti. Quella sera, Maria Antonietta esce di casa verso le 19 e sparisce senza lasciare tracce. Il giorno successivo la sua auto, una Autobianchi 112 blu, viene trovata parcheggiata su un’area di sosta dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, vicino allo svincolo di Lagonegro Nord. All’interno ci sono tracce di sangue. Gli investigatori sono convinti che Maria Antonietta sia stata uccisa. È il punto di partenza di un’indagine complessa, che si rivelerà un rompicapo per gli investigatori e un incubo per chi è coinvolto. Passano i mesi e gli inquirenti cominciano a scavare nella vita della donna, esplorando ogni pista:  l’amante, che desiderava un futuro esclusivo con lei, la moglie dell'amante, una donna che forse vedeva Maria Antonietta come una minaccia alla stabilità della propria famiglia, il giovane spasimante che più volte aveva tentato di strapparle un appuntamento, riuscendo a incontrarla proprio il 10 novembre. Secondo il giudice istruttore dell'epoca, l’incontro tra lo spasimante e Maria Antonietta avrebbe preso una piega drammatica: forse lei non aveva ricambiato la passione e lui, in un impeto di rabbia e disperazione, avrebbe compiuto il gesto estremo. Viene arrestato con l’accusa di omicidio e soppressione di cadavere. Trascorre quasi due anni in carcere, fino a quando, il 18 febbraio 1988, la Corte d'assise di Potenza lo dichiara innocente. La sentenza viene confermata anche in appello e nel 1992 diventa definitiva. Il giovane esce da questa storia segnato e chiede un risarcimento per l’ingiusta detenzione. Tuttavia la storia non è ancora finita. Un nuovo colpo di scena si abbatte su Lagonegro il 12 gennaio 1989. Domenico Di Lascio, l’amante di Maria Antonietta, viene ferito da sconosciuti mentre si trova nel suo mobilificio. L’agguato è freddo e calcolato. E Di Lascio muore dopo pochi giorni in ospedale. Chi sono gli assassini? E quale legame c’è tra l’omicidio dell’imprenditore e la scomparsa di Maria Antonietta? Gli investigatori riaprono le indagini, cercando di ricostruire una connessione tra i due casi, sospettando che l’ombra di un segreto ancora più oscuro li leghi. Tra le pieghe delle indagini emerge un altro dettaglio inquietante: il mistero di una chiave. La notte dell’agguato gli assassini di Di Lascio entrano nel mobilificio da una porta secondaria, utilizzando una chiave della quale nessuno conosceva l’esistenza. La chiave viene ritrovata tra quelle sequestrate dai carabinieri. Ma giorni dopo un’altra chiave identica riappare inspiegabilmente nello stesso mazzo. Chi l’ha riprodotta e come è finita nelle mani degli assassini? È un enigma nell’enigma, un dettaglio che rende il Giallo della maestrina ancora più insondabile. Con il passare degli anni il caso scivola tra i cold case, destinato a finire tra i fascicoli polverosi degli archivi. E per molto tempo a ogni anniversario la promessa è stata rinnovata: «Continueremo a indagare». Anche perché qualcuno, da qualche parte, conosce la verità. Resta solo da capire quando sarà pronto a raccontarla.

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