IL MATTINO
Operazione dei carabinieri di manfredonia e dei cacciatori di "Sardegna, Calabria e Sicilia"
07.05.2018 - 11:55
L’uomo era riuscito a sottrarsi all’arresto lo scorso 23 febbraio nell’ambito dell’operazione “Nel nome del padre”, quella della guardia di finanza che smascherò un gruppo di fiancheggiatori del clan di Luciano Romito, attivo su Manfredonia che, tra le altre cose, stava organizzando la fuga dal carcere del bossdi Mattinata Antonio Quitadamo detto "Baffino".
Un fucile calibro 12 ed alcuni appunti scritti a mano con una serie di nomi, nel nascondiglio di Danilo Pietro Della Malva, di 31 anni, pluripregiudicato viestano catturato sabato scorso in un casolare di Mattinata dopo una latitanza durata tre mesi. Lo hanno scovato i carabinieri e i militari degli squadroni cacciatori di “Sicilia”, “Sardegna” e “Calabria”. L’uomo era riuscito a sottrarsi all’arresto lo scorso 23 febbraio nell’ambito dell’operazione “Nel nome del padre”, quella della guardia di finanza che smascherò un gruppo di fiancheggiatori del clan di Luciano Romito, attivo su Manfredonia che, tra le altre cose, stava organizzando la fuga dal carcere del bossdi Mattinata Antonio Quitadamo detto "Baffino". Danilo Pietro Della Malva è ritenuta figura di spicco della criminalità garganica, fedelissimo del capoclan Marco Raduano, nonché vicino al la batteria criminale dei “Romito”. Non a caso Della Malva venne già arrestato nell’ottobre 2016 nell’ambito del blitz “Ariete”, (sventato assalto furgone portavalori tra Vieste- Mattinata) proprio unitamente al capoclan Mario Luciano Romito, morto ammazzato nella strage di mafia avvenuta a San Marco in Lamis il 9 agosto scorso. I carabinieri sapevano che Della Malva potesse contare sull’appoggio dei mattinatesi. Infatti l’uomo si nascondeva in un casolare di campagna in una zona particolarmente impervia del promontorio garganico. Al momento dell’irruzione dei carabinieri in casa vi erano altri due uomini: un 50enne incensurato del posto denunciato per favoreggiamento personale. L’altro, invece, Matteo Lapomarda, proprietario del casolare, è stato arrestato in flagranza di reato perché secondo l’accusa, ha fornito al latitante vitto e alloggio. “Il nascondiglio – afferma il capitano della compagnia di Manfredonia, Andrea Migiano - era in una posizione strategica perché da un lato era ben collegato con una strada di transito, utilissima in caso di fuga improvvisa; dall’altro era coperto da una fitta boscaglia”. “Il territorio non è della malavita ma è dei cittadini – ha precisato il comandante dei carabinieri di Foggia, il colonnello Marco Aquilio. Il nostro obiettivo è quello restituirlo alla società civile”
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