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Continua la rassegna "Lettura e oltre" del Liceo classico Lanza

Padri sempre più soli, figli sempre più giudici: la ‘lectio’ di Antonio Polito

A Foggia una delle fime più importanti del Corriere della Sera. Che cosa non va nei modelli di comportamento di questa generazione?

«All'origine c'è una forma di schizofrenia: come può un genitore educare il figlio se sin dai primi anni gli dice di non considerare gli altri educatori preposti a questo processo formativo? I padri dovrebbero avere un ruolo etico ma sempre più si sta trasformando in quello di sindacalisti dei figli, creando solo danni»

Nell’anno del suo centocinquantesimo il Liceo classico “V. Lanza” (fondato nel 1868) riflette sulla sua ‘mission’ portando in primo piano il rapporto genitori-figli, e lo fa invitando Antonio Polito, non solo illustre penna e vicedirettore del Corriere della Sera ma anche autore di “Riprendiamoci i nostri figli. La solitudine dei padri e la generazione senza eredità”, che ha presentato agli studenti e ai docenti dello storico liceo foggiano, nonché ai genitori degli allievi presenti per l’occasione. Il primo incontro del 2018 della rassegna “Lettura e oltre”, organizzata e animata dalla prof.ssa Mariolina Cicerale, ha posto l’accento su una tematica ‘scottante’ e quanto mai attuale quale quella della “generazione-Telemaco”, come venne definita qualche tempo fa questa generazione di giovani costantemente alla ricerca di indicazioni di comportamento e di azione dalla generazione precedente, che, però, a sua volta ha perso i punti di riferimento; una generazione, quella dei genitori attuali, che non sa cosa sia giusto fare perché è ‘bombardata’ da messaggi diversi e contraddittori che sempre più spesso provengono dai ‘media’ o dalla rete e che propongono modelli educativi contrastanti, incerti (troppo!), al punto che alla fine si affidano ai figli stessi, erti a giudici dei genitori: «Gli è stato spiegato che devono essere amici dei figli e che verranno giudicati sulla base di come i figli li giudicheranno (quindi evitano rimproveri, etc), gli è stato spiegato che i figli devono inseguire i loro talenti a discapito di tutto». D’altro canto – come afferma Polito – si assiste ad una impossibilità crescente di solidarietà tra le varie agenzie educative (scuola e famiglia in primis) perché non si è d’accordo sul processo formativo. Questo emerge sempre più negli ultimi accadimenti di genitori che inveiscono contro i docenti in maniera violenta (vedasi da ultima l’aggressione al vicepreside della “Murialdo” di Foggia, ma è un fenomeno diffuso in tutto il Paese, ndr), ma «più in generale c’è un atteggiamento da parte dei genitori da ‘sindacalisti’ dei figli, cioè più che lavorare insieme con le altre autorità preposte all’educazione, si professano difensori dei diritti dei figli, presunti o veri. Ognuno mette costantemente in discussione l’autorità dell’altro: il risultato è una gran confusione per i ragazzi più giovani». Non sono mancate polemiche anche nei confronti della scuola: «l’egualitarismo non è sinonimo di crescita o di aiuto allo studente, si cerca di ‘correre’ affinché i giovani ottengano un pezzo di carta che oggi a poco vale. La conseguenza di questo egualitarismo a tutti i costi è l’appiattimento, con il risultato che chi proviene da famiglie meno colte e meno abbienti ne sia danneggiato». «L’importanza dell’educazione - continua Antonio Polito – è stata fortemente sminuita, se non addirittura contestata, dalla società odierna, facendo passare un messaggio, sulla scorta di Rousseau, che i giovani siano un po’ come il “buon selvaggio”, cioè che vivano in un mondo ancora incontaminato» quasi che ad essere nociva per il benessere degli individui sia la società con le sue regole. Sulla 'vexata quaestio' dell'educazione e formazione dei giovani, nonché di quale didattica applicare non poteva non intervenie il dirigente scolastico del liceo, prof. Giuseppe Trecca, che ha sottolineato come la situazione attuale cerchi di limitare le 'reali' e giuste funzioni delle autorità scolastiche: «alunni che giudicano docenti, docenti che giudicano presidi. Bisogna che ad ogni figura si restituiscano le competenze che gli spettano». Cosa fare dunque? La risposta non è univoca né semplice ma ci piace concludere con queste parole di Polito: «Tutto quello che so l'ho appreso dal liceo classico: l'apertura mentale, lo stimolo intellettuale, la nascita dello spirito critico».

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