IL MATTINO
Università
03.12.2021 - 10:43
Il 23 novembre ogni anno si ricorda l’anniversario del grande sisma del 1980, evento che ha sconvolto l’esistenza di intere generazioni, un momento indimenticabile anche per chi non l’ha vissuto direttamente. La prima pagina del Mattino di Napoli con sole due parole descriveva quel disastro, avvenuto in “soli” novanta secondi: “Fate presto” urlava il titolo dell’articolo indicando la disperazione più totale in cui versavano migliaia di sfollati. Innumerevoli le polemiche sulla ricostruzione di una importanza tale da giungere sino ai giorni nostri. In questa tempesta, l’unico faro di speranza fu l’apertura di un piccolo ateneo che ha formato e continua a formare migliaia di studenti provenienti non solo dalla Basilicata ma anche dalle regioni limitrofe. La redazione ha intervistato Davide Di Bono, 23 anni, attuale presidente del Consiglio degli Studenti dell’Università degli Studi della Basilicata. Laureato in lettere classiche, con una tesi in Archeologia su un progetto di valorizzazione dell’area archeologica di Grumentum, ora frequenta la magistrale in Storia e Civiltà Europee. Già rappresentante degli studenti al Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità e contro le discriminazioni, da molti anni è impegnato nell’associazionismo, con particolare sensibilità alle tematiche sociali.
Migliorare l’Unibas, si può?
«Dobbiamo essere consapevoli che stiamo attraversando un momento difficile e che siamo davanti a un bivio: o diamo una svolta positiva o rischiamo di uscirne fuori con le ossa rotte. Spesso la politica non si è assunta le proprie responsabilità determinando, nel migliore dei casi, ritardi strutturali. Il pericolo è quello di lasciare sole istituzioni come le piccole università, con sempre meno fondi ma sempre più oneri. In questo contesto l’organo che rappresento gioca un ruolo importante: porta la voce degli studenti, ne rappresenta le istanze e collabora con l’Università per la risoluzione dei problemi. Nel primo mese di mandato siamo già riusciti a raggiungere dei risultati nell’ottica di un miglioramento della vivibilità del nostro ateneo. Abbiamo prolungato l’orario di apertura della Biblioteca e ottenuto una nuova aula studio sul polo umanistico ma a motivarci ancor di più è il lavoro sottotraccia. In questo senso ad esempio, con i miei colleghi e colleghe, siamo al lavoro per la riapertura del centro sportivo dell’ateneo e per implementare le attività di orientamento e placement nel mondo del lavoro. Vogliamo inoltre far sì che il polo di Matera, spesso penalizzato, sia dotato di tutti i servizi necessari. Migliorare l’Unibas dunque si può: vogliamo infatti essere incisivi nel processo di programmazione, compartecipando all’azione dell’Unibas e degli enti locali».
Le vostre proposte per una rivalutazione concreta del mondo accademico lucano.
«Non c’è futuro per la Basilicata senza investimenti sulla ricerca e sulla didattica universitaria, bisogna dircelo chiaramente. L’Unibas è nata per emancipare un territorio troppo spesso tacciato di essere arretrato e sottosviluppato, ha dato l’opportunità a migliaia di giovani lucani di avere un percorso di studi che prima non tutti potevano avere. In un periodo in cui siamo sottoposti a crisi di ogni tipo la nostra classe dirigente non può considerare secondario il ruolo della cultura e dell’istruzione universitaria per l’impatto che esse hanno nell’arricchimento del territorio. Anteporre i meccanismi finanziari ed economici a tutto non è la soluzione se vogliamo un mondo veramente avanzato e umano. L’Università arricchisce i giovani e il territorio, donando a quest’ultimo risorse umane formate e gli strumenti per migliorare le attività economiche. La Regione dovrebbe investire di più sull’Università, ampliandone le reti per l’inserimento lavorativo dei giovani senza aspettare che tornino dopo esser andati via. L’esempio positivo di paesi che da anni hanno scelto di investire coerentemente sulle università è palese, poiché sono le stesse università a generare ricchezza, movimenti di persone e di investimenti. Le idee possono salvare anche i territori più marginali, se accompagnate da una rigorosa programmazione organizzativa ed economica. La Basilicata non deve sottovalutare l’Unibas e l’Unibas, inserita comunque in un contesto di ampie vedute nazionali ed internazionali, non deve sottovalutare la Basilicata».
Facoltà di medicina, primo bilancio.
«L’istituzione del nuovo corso di laurea in medicina e chirurgia è una sfida importante e delicata per la nostra università. È ancora presto per dare giudizi ma i primi feedback che ci arrivano, soprattutto dagli studenti, sono abbastanza positivi. Bisognerà attendere i prossimi mesi per comprendere bene se saremo stati in grado di rispondere pronti a questa ottima opportunità di sviluppo per il territorio lucano e per i giovani di tutta Italia che sono venuti e verranno a studiare qui. È una partita ancora tutta da giocare ma noi cercheremo di essere sul pezzo».
L’offerta formativa dell’Unibas, perché scegliere l'ateneo lucano.
«Questa domanda capita al momento giusto, poiché abbiamo da poco presentato il libro del prof. Antonio Lerra sulla storia della nostra università. Si tratta di un lavoro rigoroso, fondamentale poiché ricco di atti e documenti, così come ad esempio di rimandi a valutazioni della didattica. Nel corso degli anni la nostra università ha sempre avuto giudizi complessivamente positivi, anche al di sopra della media di altri atenei, sia dagli enti valutatori che dai suoi studenti. Ciò non deve offuscare tuttavia alcuni problemi importanti che, con il fenomeno del calo degli iscritti diffuso in molte realtà italiane, dovrebbero stimolare azioni positive necessarie. C’è bisogno di investire con coraggio su nuovi corsi di laurea, razionalizzando e aggiornando quelli in difficoltà. Governare il cambiamento ci permetterà di non essere travolti dai suoi effetti negativi».
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