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Devozione

Feste patronali al tempo del Covid: San Canio ad Acerenza

Le diocesi e le parrocchie lucane si adeguano, l'emergenza non ferma la devozione

Il 21 febbraio 2020, è la data che rappresenterà per sempre l’inizio di una nuova, paradossale “era” per tutta l’Italia: a Codogno viene scoperto il primo paziente affetto da Coronavirus. Tutto cambia rapidamente, tutto si adegua. Anche il popolo di Dio vede chiudere le proprie chiese, i santuari, luoghi di culto e di speranza per eccellenza. Il 18 maggio, la svolta: le messe tornano ad essere partecipate dai fedeli, con banchi distanziati e termoscanner. “Bandito” il segno della pace, le acqua santiere vuote.

Le feste patronali giungono in un tempo di passaggio, la fase 2, quella forse più complicata. La convivenza con il virus obbliga alla accortezza: nessun assembramento, nessuna processione, nessuna festa in piazza. Le diocesi e le parrocchie si adeguano, i santi vengono portati a spalla solo per pochi metri, adagiati in appositi veicoli addobbati a festa per l’occasione. Un esempio concreto è quello accaduto ad Acerenza, la festa di San Canio, patrono della cittadina e di tutta la sua diocesi, si svolge in due giorni con molte celebrazioni per permettere l’afflusso dei numerosi fedeli in Cattedrale. Il santo ha attraversato le strade acheruntine su un mezzo scoperto, l’arcivescovo Francesco Sirufo ha accompagnato la “processione” fermandosi ad ogni sosta prevista. «In questo tempo di silenzio si oda, attraverso il passaggio nelle strade della statua e della reliquia di San Canio, il messaggio della resurrezione di Gesù» ha dichiarato Sirufo all’avvio del percorso nella serata di ieri, domenica 24 maggio.

«Le abbiamo viste proprio tutte con questo Coronavirus» afferma una signora ottantenne affacciata al suo balcone. Dalle finestre si odono applausi e preghiere. Anche per San Gerardo, a Potenza si stanno organizzando, le feste religiose non possono passare inosservate. Non c’è guerra o pandemia che tenga, San Canio passa tra le strade della sua Acerenza: una parvenza di realtà, in un periodo così paradossale.

 

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