IL MATTINO
I pensieri dell'altrove
07.04.2019 - 10:09
Andrea Volo (opera custodita dalla galleria piziarte.net)
Incastrata come un filo sdrucito nella cruna sbilenca di un ago. Così mi sentivo, così mi risento ogni volta che non capisco dov’è la risposta, che non intuisco l’uscita, che si profila la forma del limite. Il filo ha la punta imprecisa, non scivola e non esce dall’altra parte dell’ago. Si inceppa, si arresta, si piega e si sente respinto. Le volte delle domande scomode non diminuiscono mai, si presentano ad ogni età, in ogni situazione. E sono volte sempre più complesse, più articolate perché più stratificate dalle esperienze e dalle conoscenze. Continuo a voler capire, semplificando i processi cognitivi, diminuendo le fasi superflue del ragionamento, ma siamo arresi a logiche che sono indipendenti da noi, a fatti improvvisi e potenti, a situazioni ferme nella propria dimensione rigida. Siamo spesso in mezzo a interrogativi che non hanno le spiegazioni che ci aspettiamo, in questi casi vanno solo confermate le buone intenzioni e le accettazioni necessarie. Qualche volta mi affido alle percezioni, sono consolatorie perchè non arrivano immediatamente dal calcolo della ragione fredda, ma da un sentimento che ha un primo passaggio caldo nelle viscere, poi si adagia sotto la pelle, in una regione nei pressi del cuore, e infine si conferma espressione lucida nella testa. Le percezioni sono un materiale veloce e flessibile, non appartengono all’ambito delle analisi stancanti, ma sono saette illuminate da attimi di conoscenza, di sensibilità, di attenzione. La cruna sbilenca dell’ago che respinge il filo dalla punta sdrucita può aspettare altre domande, adesso il pensiero va oltre le nuvole, vola oltre il confine, sfonda lo sbarramento. Forse non avrò LA risposta. Forse, ancora una volta, non capirò, e la frustrazione avrà la meglio sulla sicurezza, ma avvertirò in maniera nota e sostanziale il dubbio e l’ansia. Condizioni a me familiari, dai connotati intimi, ma senza questi elementi ormai indispensabili non sarei io. Così ora aspetto. Che mi trascini l’attesa, che mi accarezzi il bene, che mi sostenga la fede nella tolleranza e nella benevolenza. Che il prossimo ago abbia la cruna allargata, dritta, con il dono della capienza e il principio dell’accoglienza. Soprattutto con i fili imperfetti.
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