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I pensieri dell'Altrove

Un'autostrada dentro il cuore

Trovano traccia le voci e le canzoni, i sorrisi persi di vista e le pagine rimaste senza un racconto compiuto. Ci basta questo continuare ad andare avanti confidando nell’illusione di stare fermi, qui e adesso.

Un'autostrada dentro il cuore

Franco Cioni: "First", olio su tela (Galleria pizarte.net)

Ero seduta sul secondo gradino della scala. L’aria era morbida e confidenziale, non c’era vento. Lì mi arrivava dritto un raggio di sole mite, aveva scaldato il petto e la gola, aveva sciolto il nodo delle rigidità nella testa e toccato le braccia. Un fascio accogliente di luce, regalo di un pomeriggio di ottobre simile ad un contatto con la benevolenza inaspettata. Un momento di raccoglimento senza troppi dispiaceri, una pausa dalla congestione del mondo, un accordo con il resto del giorno per una tregua breve ma sicura. In questa sospensione gentile le immagini passano dentro la memoria come sequenze scoordinate e libere, senza fretta e senza impostazioni. Un procedere fluido di sensazioni legate a qualche ricordo prepotente e più ingombrante di altri, quei pensieri che si cercano fra loro per empatia o per conseguenza, quel guardarsi le mani e sentire il buco di una perdita scivolata dalle dita, quel familiare richiamo verso una faccia, il suo nome e la sua assenza. Non si può sentire la mancanza di quello che non é mai stato dentro di te, ma di quello che hai amato e stretto, attraversato e sofferto, sicuramente sì. In questo spazio circolare e solitario, il viaggio dentro il cuore diventa una autostrada. Trovano traccia le voci e le canzoni, i sorrisi persi di vista e le pagine rimaste senza un racconto compiuto. Lungo il percorso incontri più facilmente i forti richiami del passato perché, in queste speciali circostanze di tepore, il futuro resta uno sconosciuto di cui non si ha troppa voglia di sapere chi sia, o cosa potrebbe disegnare di improvviso e rovinoso. Ci basta questa mappa circoscritta e provvisoria, questa vibrazione innocua e solidale, ci basta questo continuare ad andare avanti confidando nell’illusione di stare fermi, qui e adesso. Ma intanto la luce si è abbassata, qualche foglia si è lasciata cadere, il gatto si stende pigramente, all’angolo del muro c’è ancora qualche formica temeraria. Sembra tutto perfetto, facile e consolidato. Sembra, ma so che non lo è. Mi alzo dal gradino, comincia ad arrivare l’umido e le mie spalle lo sentono. Guardo il cielo di ottobre e la sua linea curva, il sole sta facendo spazio alle striature ed alle ombre delle colline qui intorno. Passa un aereo, chissà dove sta andando e quanti itinerari diversi di vita sta portando tutti insieme verso una stessa geografia. La linea bianca è dritta, si dirige precisa verso un nord est lontano. Io sono solo un puntino sotto questo cielo. E mi sento avvitare dall’azzurro dell’aria e dalla malinconia, che non è una cupa tristezza, ma solo una improvvisa voglia di andare lontano facendo però attenzione a non allontanarmi troppo da me. 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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