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I pensieri dell'Altrove

Dietro i vetri di Natale

Dall'altra parte del vetro di casa tua, la felicità transitoria viene spinta e sollecitata da un incontro che diventa, in questi giorni, quasi un evento

Dietro i vetri di Natale

Dietro i vetri ci sono tutte le facce che ho incontrato e i nomi che non ho scordato, le ansie che non so mai dove mettere a dormire. Sento il pensiero asciutto, senza troppi intoppi di parole, immagino una linea dritta con i respiri curvi...

Dall'altra parte del vetro di casa le luci della festa sono più esagerate, più seduttive, quasi pirotecniche. In mezzo alle strade, popolate dalla agitazione collettiva dei pacchi regali, tutto appare più accelerato, quasi che non ci fosse un domani, quasi che l'andare di fretta dia un maggiore senso alle cose, a quello che si sta facendo, a quello che si sta pensando, a noi stessi. Una traccia umana in movimento scomposto, da una luce all'altra, da un fiocco rosso ad una carta dorata che fruscia fra le dita, da un momento di euforia un po' brilla ad un altro di confusione lucida che può anche diventare tristezza. Dall'altra parte del vetro di casa tua, la felicità transitoria viene spinta e sollecitata da un incontro che diventa, in questi giorni, quasi un evento, o da un profumo costoso che ti strizza l'occhio da una vetrina scintillante e che pare ti dica "prendimi, o adesso o mai più".  Ogni oggetto che fino ad un mese fa appariva con molta probabilità un oggetto proibitivo o peggio, superfluo, con questi colpi di entusiasmi ad intermittenza, ti fa scattare un compulsivo desiderio di possederlo, tanto adesso è Natale. E, forse, in qualche attimo di lucentezza degli occhi può venire fuori quel bambino famoso che pare continui ad abitare dentro di noi anche se di lui, da anni, io non ne ho notizia e quando si manifesta capita pure che, siccome sono invecchiata, neanche me ne accorga. Spero, però, che almeno la sua aspettativa di gioia sia in sintonia con la situazione, non fa niente che decida di non comunicarmelo o di non coinvolgermi adeguatamente sul giro della giostra.  Io posso anche capire.  Così come capisco il suo disorientamento quando poi torniamo a casa e le luci sono meno ammiccanti, la gente siamo noi, gli incroci sono silenziosi e le voci sono i nostri pensieri. Nel nostro mondo casalingo si riduce la corsa, arrivano i toni bassi dell'intimità, delle nostalgie, delle malinconie, delle cose che restano fra tutte quelle che passano. Non prendo mai le distanze da queste condizioni emotive, forse è la mia età che porta sulle spalle le esperienze e nella mani le riflessioni lunghe, forse è il bisogno umano di unire particelle sparse della nostra persona e farne di queste un unicum solido, fra la materia e il cuore, e che sia possibilmente autentico, fedele, utile solo a noi stessi e alla conoscenza della nostra anima. Da questa parte privata del vetro non ci sono troppe strette di mano, abbracci colorati, folla che stordisce e orari continuati per lo shopping.  C'è una vecchia canzone, "Penny lane", che mi sta lucidando i ricordi, una lucina blu che piace tanto a mia nipote, una copertina viola che é il mio colore preferito, un libro di poesie, una struggente voglia di qualcosa che non so definire, il mal di schiena della stanchezza, un momento di contatto denso col mondo invisibile ma acutamente percettivo, un appuntamento senza orario. Sento il pensiero asciutto, senza troppi intoppi di parole, immagino una linea dritta con i respiri curvi. C'è la mia testa piena di fatti, riconosco  distintamente le mie ostinate attese, ricordo sanguignamente i miei giorni convinti e quelli con le nebbie fitte che mi hanno uccisa. Dietro i vetri ci sono tutte le facce che ho incontrato e i nomi che non ho scordato, le ansie che non so mai dove mettere a dormire, le idee che si fanno continuamente la guerra e la mia ricerca personale di coraggio e modeste suggestioni. Qui ci sono io. Ma forse, in questo momento piccolo e segreto, adesso ci sei anche tu. 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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