IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
12.02.2017 - 11:01
Opera di Louis Janmot - Poème de l'âme 16. " Le Vol de l’âme"
Io volevo sapere, perché quando sai ti avvicini meglio al respiro delle cose. Volevo conoscere, perché se conosci hai gli strumenti per essere sempre più curioso e adeguatamente partecipe alle spinte del mondo. Volevo andare, perché nei passi lontani dal bordo delle sicurezza e dalle stanze di casa devi sforzarti di trovare strade nuove, porte da aprire, maniglie da chiudere. La notizia è che non si è mai abbastanza grandi per poter sapere, conoscere, andare. Una continua espansione, sottoposti a continue sollecitazioni moderne, imbucati nella contemporaneità sempre più accelerata e simultaneamente sempre più stanca. Ognuno di noi deve convincersi di non doversi fermare mai, se non vogliamo correre il rischio di vederci sfuggire qualcosa dalle mani. Certo, è una condizione faticosa, ma necessaria alla gara di sopravvivenza a cui partecipiamo ogni giorno. Certe volte, però, mi vorrei arrendere. A questa antropologica ansia, ad un ritorno dimenticato, ad una parola criminale, ad una finestra aperta su una terra refrattaria, ad un insuccesso che non necessariamente debba essere considerato la verifica ultima della vita. Certe volte non vorrei certezze, nè matematiche soluzioni. Vorrei avere il diritto ad una vaghezza dove andare a planare senza tracce, una dimenticanza forte, come una buona anestesia che sfilacci le cuciture precise dei programmi e faccia da nuvola-madre a tutte le paure accumulate. Certe volte non vorrei sapere, non vorrei conoscere, nè vorrei andare. Mi piacerebbe volare alto sui vissuti che feriscono, uscire fuori dalle periferie dell'anima e fuggire verso una libertà sconosciuta, non umana, quindi verso un pensiero che ci aspetta, ma non sappiamo bene dove si trovi davvero. Mi piacerebbe sentirmi frastornata dalla bellezza di un gesto gentile, accompagnarmi ad una condizione di attesa, affidarmi ad un senso leggero di vicinanza fedele, stringere indulgenti alleanze con le imprecisioni personali e con le promesse imperfette. Una pioggia sparsa di emozioni, di sorprese, di parole scritte che restano per poter essere lette in un giorno qualunque. Come testamenti d'amore, lasciti di bene, riconoscenze. Come tratti narrativi di una storia vera, di un racconto breve ma sincero. Simili ai pensieri che camminano insieme al silenzio e alle domande. Simili al tempo che si scioglie in una notte in cui andiamo ancora a cercare qualche convincente risposta.
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