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I pensieri dell'Altrove

Le risposte non danno pace

Siamo tutti figli del cuore, in mezzo a questo freddo sparpagliato che paralizza le parole, continuiamo a sentire il suo battito coordinato alla vita.

Le risposte non danno pace

Gli esseri umani vogliono risposte, vogliono capire. Quando il cuore si spacca di dolore, quando senti i pezzi che dentro ti stanno rovistando e ti stanno facendo male, quando il petto si dilata e si prende tutta l'aria, la prima domanda che si fa la testa è: perché? Avere risposte non significa avere pace, ma è un tentativo che il cuore fa per guadagnare tempo, cioè provare a mettere uno spazio fra il dolore e la ragione per cercare spiegazioni. Mettere una pausa, fra il linguaggio feroce delle ferite aperte e la lingua asciutta dell'accettazione. Il cuore, quando viene attaccato, restituisce sempre il male che ha conosciuto, non ha serbatoi capaci di accumulare sopportazioni, reagisce violentemente e ti atterra senza troppe gentilezze. Sono strade piene di impronte di sangue, e lì restano fino a quando non arriva la pietas, lo sfinimento, la rassegnazione. Il dolore che arriva al cuore conserva la memoria di ogni sua espressione, anche lontana. Ti pare di scordare, di avere messo sotto gli occhi della vita abbastanza vicende da diluire il bruciore delle cicatrici, ma è sufficiente un richiamo, anche vago, e subito arriva lo schianto dei ricordi cattivi. Il cuore é attento, vigile, percettivo. Vive le nostre emozioni, elabora le nostre sensazioni, analizza i nostri stati d'animo. È come una creatura che custodisce segreti, ma che conoscendo le nostre fragilità, col tempo impara ad essere devoto ai suoi misteri. Qualche volta la comunicazione con le sue vene diventa difficile, le disfunzioni fra quello che speriamo, che vorremmo realizzare e quello che realisticamente ci tocca subire provocano fratture ed ostruzioni. È sempre complicato, o troppo coraggioso, seguire solo 'la voce del cuore', non si è mai veramente tutelati da tutte le incognite e solo di sogni o di desideri non si può vivere, soprattutto quando si ha la certezza di essere diventati grandi ed è necessario essere concreti. Batte il cuore, sento il cuore, un colpo al cuore. Siamo tutti figli del cuore, in mezzo a questo freddo sparpagliato che paralizza le parole, continuiamo a sentire il suo battito coordinato alla vita. Nonostante tutte quelle interferenze che certificano le nostre esistenze, il nostro passaggio fragile, le turbolenze inevitabili. Un pugno di energia, troppo invischiato in quotidiane sollecitazioni pesanti, sempre sui bordi dell'imprevedibile, una funzione trascurata, spesso scordata su frontiere di guerra. Trincee scavate con le unghie, dove i più coraggiosi segnano il passo alla battaglia cruenta, altri alle strategie ciniche. Noi, cioè la moltitudine, aspiriamo ad una mediocre, ma almeno rassicurante stabilità.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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