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I Pensieri dell'Altrove

Qui ed ora, scappare non basta

Sentiamo il mondo come una minaccia permanente e non come la nostra casa di umani, più si guadagna modernità più si perde coraggio, più parliamo di libertà meno ce ne resta. Dovremmo scegliere di volerci bene o, almeno, tentare di non farci troppo male.

Qui ed ora, scappare non basta

L'aeroporto è affollato, ci sono le decorazioni natalizie che danno agli ambienti quell'aria festosa e calda, le lucine colorate ed eleganti, tanto per ricordarmi che Natale è bello perchè è ovunque, mica le stelle dorate e le intermittenze luminose affollano solo casa mia. Ci sono viaggiatori allegri, sembrano felici di andare per il mondo nei giorni in cui l'undicesimo comandamento silenzioso suggerisce di frequentare esclusivamente la famiglia e, come alternativa obbligatoria, la cucina di famiglia. Il volo Lufthansa per Monaco è in orario, al completo di passeggeri, la giornata non è nuvolosa e non c'è vento. È tutto a posto, l'aereo è pure bello grande, la compagnia è affidabile, quindi non ci sono elementi oggettivi di preoccupazione. Eppure, eppure lo senti quel fastidioso ronzio che sta nella testa ma forse nasce più sotto, nel petto fra gli angoli del cuore, o nei movimenti delle gambe. Lo senti, quel miscuglio di particelle nervose che impediscono la tranquillità rotonda, avverti lucidamente quel senso di un'insostenibile ansia mista a diffidenza. Ti guardi davanti, intorno, ti sorprendi a guardarti dietro, osservi con un occhio nuovo, e spiacevole, chi ti sta di fianco, che tipo di bagagli ha, che faccia ha, che sguardo lo sostiene. E gli zainetti. Mai calcolati fino ad ora, adesso è quasi automatico applicare la funzione del sospetto spontaneo. Sarà che sono partita dopo solo sette giorni dai fatti di Berlino, ma su quel volo per la Germania la trepidazione la arrotolavi addosso come le sciarpe intorno al collo e le traiettorie degli occhi erano laser circolari a quattrocento gradi e anche di più. Siamo nel pieno del condizionamento, del controllo incrociato, del timore. Con inquietudine pensi all'amara certezza che, però, tutto il possibile monitoraggio non basti a proteggerci completamente, pensi che nonostante ti aprino il bagaglio, ti facciano svuotare le borse, ti guardino il passaporto con attenzione poliziesca, tutto è paradossalmente sotto un controllo che ha trame delicatissime e fragili. Il vicino di poltrona, il passeggero qualunque, un movimento qualsiasi sono osservati come potenziali pericoli, ognuno e chiunque rappresenta il nemico. Brutto momento, in cui sentiamo il mondo come una minaccia permanente e non come la nostra casa di umani, più si guadagna modernità più si perde coraggio, più parliamo di libertà meno ce ne resta. Chissà dove ci stiamo portando, dove andremo a trovare riparo, quando questa guerra ricattatoria e sporca sin dall'inizio potrà dirsi definita. I nostri figli che vedono un futuro appannato hanno la sola 'colpa' innocente di essere arrivati dopo di noi, i nostri bambini che speravamo fossero portatori di speranze e di nuove età filantropiche già vedono quotidianamente gli orrori e le dolorose afflizioni che vivono altri bambini come loro. Non si può rimandare indietro il tempo. Siamo noi contemporanei a dover trovare vie di uscite. Ma proprio noi siamo contaminati da furiosi conflitti tossici, da confusioni schizofreniche, da posizioni ammalate di ambiguità e scarso coraggio. Il sole continua a sorgere ad est, continuano ad arrivare gli inverni, aggiungiamo gli anni nuovi a calendari appesi, replichiamo giorni di fatiche senza parole avvitati alla sola solitudine che resta. Scappare non basta. Fermarsi non serve. Allora forse dovremmo provare a proseguire sempre più decisi verso una necessaria ricerca di verità, tentare di capire anche quelle letture che possono apparire incomprensibili, pensare che vivere e sopravvivere non sono mondi alla fine così estranei e ostili fra loro. Poi, nel nostro programma esistenziale, dovremmo scegliere di volerci bene o, almeno, tentare di non farci troppo male. Perchè ora, a pensarci bene è più che mai tutto, e solo, un drammatico e circolare "hic et nunc".

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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