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I pensieri dell'Altrove

Ciao, anima: legno fradicio di lingotto d'oro

Sai essere un danno impietoso ed una stella cometa che lascia luce magica nelle mani. Se la lasciassimo andare, se non le dessimo energia, se non provvedessimo al suo benessere, la sua inedia sarebbe la nostra condanna.

Ciao, anima: legno fradicio di lingotto d'oro

Ciao. Pensavo di non incontrarti più, pensavo che dopo l'incendio non fosse rimasto in piedi più nulla, tutto disperso in una polvere grigia che si è dimenticata di se stessa. Invece ti ritrovo. Densità diversa, passaggi nuovi, prospettive e parole cambiate. So che hai faticato, ti ho sentito piangere, ho visto la pelle delle dita scorticate, mi è sembrato di abbracciarti di notte e sentirti tremare. Ora che ci penso, deve essere proprio vero che le disposizioni della nostra anima hanno sistemi flessibili, vetrate ampie che quasi spingono a buttarsi nel vuoto per precipitare e poi subito, sotto, vedi ragnatele elastiche che trattengono pesi insospettabili o invisibili. Hanno anche informazioni compiacenti per scoprire nuovi segnali di pericolo, sono disposizioni impregnate di esperienze e spostate dentro di noi dopo mutazioni difficili delle nostre ragioni e dei nostri sentimenti. Queste stesse disposizioni ci aiutano a gettare ponti audaci fra quello che è stato e quello che non dovrà più essere, a disegnare profili di un futuro prossimo senza disperdere patrimoni di vissuti acquisti, così che impariamo a ricordare. Tutte le perdite, le mancanze, il dolore, non fanno male all'anima, sono il suo contenuto, i suoi racconti più noti, lei li conosce. Piuttosto si addolora se la lasciamo senza interventi di recupero per nuove compensazioni, perchè l'anima ha un grosso istinto di sopravvivenza ma vuota non vuole stare, si inventa salvataggi estremi continui, vuole sangue. Se la lasciassimo andare, se non le dessimo energia, se non provvedessimo al suo benessere, la sua inedia sarebbe la nostra condanna. Ciao, anima. Volevo anche dirti che la tua capacità di assorbire le cose mi scuote ogni volta, le tue trasformazioni mi stravolgono. Tu un giorno sei legno fradicio scheggiato e un'ora dopo sei lingotto d'oro, per un altro momento acqua fresca e poi, nel buio, caustico veleno. Diventi fame e sonno perduto, sei prigione e racconto libero che non finisce. Sai essere un danno impietoso ed una stella cometa che lascia luce magica nelle mani. Quando ti rivedo, quelle volte che ti vedo, mi spavento sempre un po' perché nell'aria rimangono domande impossibili; mi presenti conti, ma tu lo sai che io non conosco i numeri, mi chiedi luoghi ma io ho una geografia stretta, mi attorcigli l'aria. Io a volte ho fatto finta di non vederti, così per un po' mi sono scordata di averti. Perchè, anima cara, sei faticosa e suscettibile, imperfetta nelle attese, disarmata sempre, spesso confusa e straniera, eppure così indispensabile alla storia di questo viaggio. Senza non ci saprei stare, qui su questo limite franoso. E allora ciao, anima mia. A noi non servono troppe certezze, nè successi rumorosi, a noi bastano fallite probabilità e fastidiose percezioni. Ci basta solo la lucidità di un momento e un momento di brutale felicità. Ciao.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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