IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
19.06.2016 - 09:14
La commemorazione della strage di Orlando a Foggia
Siamo stati tutti, per un senso di solidarietà universale, dentro al cerchio di mani, di lumini e di costernazione che c'è stato per la tragedia del Bataclan, poco prima ci siamo chiamati tutti "Charlie". Per una strage di cinquanta persone ad Orlando, persone, non gay, diciamoci la verità, non è stata proprio la stessa cosa. C'è una traccia di resistenza culturale o ideologica protetta da una pellicola che marca una distanza, un coinvolgimento più rigido, una compassione meno accogliente. È un po' come avere a che fare con i punti neri, brutti da vedere, fastidiosi, abbastanza schifosi, e per alcuni col pelo sullo stomaco, possibilmente da schiacciare. La paura per il terrorismo ci unisce tutti trasversalmente, ci fa sentire birilli precari, tutti ugualmente vittime della permeabilità del caso, con un residuo ci certezze che 'loro' tentano di sabotare ed assassinare; capita invece che la diffidenza verso gli omosessuali abbia ancora sacche di insofferenze percepibili, con conseguenze dialettiche scarse di benevolenze. Se poi, per disgrazia o per caso, il gruppo diventa numeroso subentra pure lo sberleffo inopportuno e provocatorio. Mi ha indispettito, per esempio, il commento di un noto esperto di diritto come Taormina secondo cui non ci sarebbe stata strage se il locale non fosse stato frequentato da gay. Ora, un uomo di legge, per definizione, non dovrebbe applicare criteri discriminanti di genere, anzi dovrebbe essere garantista ed avere il buon senso di non palesare concetti divisivi e incongrui, soprattutto in un momento storico così de-umanizzato e patologicamente in crisi. Uno che per mestiere fa il difensore dovrebbe sapere bene che il giudizio è una cosa, il pregiudizio tutta un'altra. Non corriamo alcun pericolo, sicuramente non cambiano i nostri orientamenti sessuali nè vengono stravolte le nostre personali tendenze se dicessimo che, umanamente, ci sentiamo parte di quel dolore che rimane comunque 'il' dolore: acuto ed immenso, simile e distruttivo per tante madri, compagni, amici. Non serve di fronte alla morte creare diversità, la potenza di questo evento è che non consente ai corpi mutazioni personalizzate, né resta di noi qualcosa di diverso e di più profondo di un ricordo, non serve creare categorie, non siamo più così buoni o tanto cattivi, siamo solo omogeneamente ed irreversibilmente morti. La morte non restituisce nulla, forse a volte pareggia i conti col dolore e la disperazione di certe vite, ma di suo non fa differenze, non assiste nessuno e neanche privilegia qualcuno, e più che di fronte alla legge o alla stessa vita, quello che resta certo è che siamo tutti definitivamente uguali solo dinanzi alla morte. Quindi ad Orlando, quella sera, il terrorismo oppure un folle, la nostra storia malata o i deliri di una religione, hanno ucciso e massacrato cinquanta esseri umani, cinquanta persone, cinquanta ragazze e ragazzi della stessa razza nostra. Non cinquanta gay.
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