IL MATTINO
A un passo dal vero
08.01.2017 - 20:01
La poetessa Isabella Morra, uccisa a 26 anni
La ricerca si era esaurita per stanchezza, la Bochetti, prima di andarsene a Torino, non la finiva più di lamentarsi del loro disinteresse per la poesia, né lei, di carattere discreto, amava i pettegolezzi, neppure a distanza di tanto tempo. Qualcuna delle alunne, un po’ più esperta di cose di cuore, aveva cercato di coinvolgerla:
Ma il padre, che stronzo, e i fratelli, ma non ci sarà stato qualche problema di…incesto...
Perché se n’era andato così per sempre, il padre? e Scipione? in fondo sembrava che di lei non importasse proprio niente a nessuno...
La gente mormorava allora, quanto mormoravano loro adesso, nella loro curiosità di adolescenti che provavano a imparare a vivere con la letteratura. La madre, boh, i fratelli, boh, l’abbiamo già detto, magari…la sorella piccola, muta per sempre, e lei, sempre lì a dire, dire dire, piangere piangere piangere, pregare pregare pregare, ma nessuno se la filava. Diego, invece, e Antonia, invece, loro sì, era loro amica…ma che ne dite, professore’, c’era qualcosa di strano…Le immagini della sua classe ciarliera (e un po' stronza), a posteriori insopportabile, in maniera intermittente si sovrapponevano a quelle del giorno. Le voci sfumavano e, volente o nolente, mentre era intenta ad osservare la casa, gli oggetti, restava una voce sola, la sua, immaginava, recitava versi…ma quando mai li aveva imparati, ah, sì, li aveva imparati bene bene, ma non aveva mai avuto il coraggio di recitarli fino in fondo, avrebbe fatto la figura della secchiona.
Il pianto sommesso della madre la riportò al presente, se mai se n'era allontanata, insieme al lamento, quasi all’unisono, del padre. Quello che più la colpiva, mentre compiva le operazioni di rito, insieme ai carabinieri che l’avevano accompagnata, era che nessuno fosse corso lì. Ormai la notizia doveva essersi sparsa, il palazzo era appena isolato dalle altre case, ma la volante non poteva essere passata inosservata, eppure nessun curioso. Si disse: - I compaesani..., discreti o indifferenti, o complici?
Non sa decidersi, e ancora non vuole sbilanciarsi nei giudizi, ne sa veramente poco di quella storia, quella di oggi.
- Signora Costa, capisco, è terribile, ma, le ripeto, mi potrebbe dire qualcosa, sua figlia, quando è uscita di casa? Lei, quando si è accorta di quello che è successo. Ha chiamato lei, no? – mentre cercava di ricostruire l’accaduto, si guardava attorno, ma il pianto della madre continuava lento…inarrestabile.
- E` morta anche lei, si vede - sussurrò Adele.
Inutile chiedere ancora, pensò. L’ingresso, dove li aveva trovati, seduti, quasi fossero stati da sempre lì pronti per le condoglianze, era abbastanza spazioso, più un soggiorno che un ingresso. Un tavolo basso ospitava di tutto, piccole bomboniere d’argento, una conchiglia tropicale, un posacenere, di cristallo forse, una pietra con conchiglia, un attizzatoio da caminetto, antico o molto sporco, una cornice con una foto che ritraeva un gruppo, certamente ospiti del proprietario in visita al castello. Un imponente attaccapanni riempiva un intero angolo, forse era lì tutto il guardaroba della famiglia, tanto era carico di cappotti, giacche, cappelli, borse. Un disordine nel suo genere abbastanza ordinato, perché si poteva intuire dal tipo di abiti che ognuno della famiglia avesse scelto il suo gancio. Una piccola vetrina sulla destra esibiva qualche piatto e numerosi bicchieri di una certa qualità, qualche orologio di quelli a cipolla, una pistola vecchia, forse una riproduzione, sulla sinistra una cassa, bella, lineare, un lavoro di intarsio ne arricchiva il frontale. - Antica, e molto,.. - bofonchia Adele, a lei i mobili “antichi” non erano mai piaciuti, ma proprio per questo era in grado di riconoscere un originale.
Chiamò perché sequestrassero la pistola, vera o falsa che fosse.
Di sottecchi guardò il padre, se ne stava accanto alla moglie come di gesso, dritto e perso nel suo coro sommesso.
- Signor Costa, la prego, signor Costa, mi dica, mi dica, com’è accaduto. – provò nuovamente a chiedere, senza molte speranze.
- E` caduta, è caduta, è caduta, la criatura è caduta, la criatura è carutta, è carutta, la criatura, Isabbella, è carutta, commissa' – ripeté, praticamente senza interrompere il lamento.
- Che facciamo, commissa’ – accennò l’appuntato, sempre di fretta. –
- Calma, appunta’, qua ci vuole tempo. - Adele guardava giù verso la valle: le case del paese parevano ostili o solo disabitate. L’orizzonte era breve, sotto, la statale, e subito, dall’altra parte, il paese che non si nomina, arroccato, come Valsinni, su un’altura; guardò poi verso l’alto, la cima più alta, ma prossima, del monte caro ad Isabella, Monte Coppolo, testimone e complice, dove saliva per guardare il mare, aspettando il ritorno del padre...Ovviamente, la Morra, ma chissà forse anche questa qui, poveretta, si disse. Sulla statale passavano poche automobili, ma il silenzio neppure s’interrompeva lassù, del resto erano le sette del mattino, che tutti dormissero ancora? Non conosceva gli usi del paese, bisognerà chiedere ai vigili.
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