IL MATTINO
Forever
27.03.2022 - 11:08
Nei ragazzi e nei bambini, anche per scongiurare il rischio di restare intrappolati in un disturbo del comportamento alimentare, quale misurazione alternativa può essere utile? Che cosa suggerisce la letteratura scientifica?
L'epidemia è solitamente usata per descrivere la diffusione di una malattia infettiva. Ma, sebbene non sia contagiosa, l'obesità si sta diffondendo come l'influenza e non abbiamo un vaccino contro di essa. La sua prevalenza è in aumento in tutto il mondo, anche nei Paesi meno sviluppati. Nel nostro Paese, l'obesità infantile è il disturbo nutrizionale più comune - un ragazzo su tre è in sovrappeso - con tassi sproporzionatamente alti tra le classi sociali più svantaggiate, dal punto di vista dello stato socio-economico, inteso quest’ultimo sulla base di: reddito familiare, istruzione e occupazione dei genitori. I bambini italiani sono sulla buona strada per diventare la generazione di adulti tra le più obese della storia.
Già nel 2004, Sharron Dalton pubblica il libro “Our overweight children” [1] nel quale analizza criticamente le radici di questa epidemia. Inizia descrivendo le cause dell'obesità, prosegue illustrando in dettaglio come possiamo contrastarle. Il suo stile è eccellente, ed è particolarmente interessante perché racconta storie vere che, purtroppo, sono comuni a molte famiglie. C'è una soluzione all’obesità infantile? E’ questa la domanda che permea tutte le pagine del libro. Sharron Dalton propone un approccio unitario: uno sforzo globale che coinvolge genitori, operatori sanitari, scuole e leader della comunità. Ma il miglior messaggio è nella sua semplicità: i bambini non devono fare “diete dimagranti”. Divorammo, in senso figurato, il libro della Dalton e la invitammo a Foggia al seminario internazionale di “Porta la frutta a scuola”. La professoressa dell’Università di New York, non solo partecipò al Seminario, ma firmò con noi il lavoro pubblicato su “Nutrition Research” [2], nel quale illustravamo i risultati dell’intervento di promozione del consumo di frutta e verdura nei ragazzi delle scuole elementari di Foggia. Avemmo, quindi, l’occasione di approfondire con la Dalton il suo punto di vista per la prevenzione dell’obesità infantile. In buona sostanza, sulla base delle sue ricerche, la professoressa era profondamente convinta che per i bambini e i ragazzi non si doveva misurare il sovrappeso utilizzando l’indice di massa corporea (il famoso Body Mass Index), anche se ponderato con il cosiddetto z-score. L’indice di massa corporea è associato al classificare i soggetti in obesità, sovrappeso, normopeso e sottopeso, con l’intento, neanche nascosto, che un ragazzo o bambino in “obesità” debba essere messo “a dieta” per poter raggiungere l’agognato “normopeso”. Ovviamente, questa procedura non è corretta neanche per gli adulti (per i quali si utilizzano altre misurazioni, come ad esempio il rapporto tra altezza e circonferenza addominale al punto vita) figuriamoci se può essere utilizzata per i bambini!
L’indice di massa corporea è utile per gli studi di popolazione, nei quali l’effetto distorcente (ovvero “l’errore che influenza la precisione del risultato”) del rapporto tra peso e altezza come misura indiretta del “grasso corporeo” (principale obiettivo del dimagrimento) viene statisticamente ponderato dal numero dei soggetti in studio. In buona sostanza, l’indice di massa corporea è una misurazione statistica di popolazione, con i suoi valori parametrici e i relativi intervalli di confidenza, nel caso si desideri misurare la differenza tra gruppi. La professoressa Dalton proponeva, invece, di utilizzare le curve di crescita secondo i percentili di peso e altezza, suddivisi per sesso ed età, perchè questo significava non solo non classificare un bambino come “sovrappeo” o “obeso”, ma di non poter imporre un dimagrimento. Le due flow-chart di peso e altezza, sistemate per percentili sulla base del sesso e dell’età sono ampiamente utilizzate dai pediatri. [3] L’utilizzo delle due curve di crescita (per sesso, età, altezza e peso) avviene dando la priorità all’altezza come la misura, in funzione del tempo, alla quale adeguare il peso corporeo, ma giammai imponendo un dimagrimento. Bensì proponendo una corretta alimentazione, nella prospettiva temporale della crescita, al fine di raggiungere e mantenere un peso corporeo adeguato per altezza ed età. Le evidenze, infatti, stimano che circa l'80% dell'altezza di un individuo sia determinato geneticamente sulla base delle varianti della sequenza del DNA ereditato dai genitori. [4]
Ricapitolando: l’indice di massa corporea (IMC o BMI = Body Mass Index) non è l’espressione fedele della quantità di grasso corporeo di una persona [5], bensì è utilizzato in epidemiologia come una misura statistica di popolazione. Altre misurazioni possono essere utili a livello di singola persona adulta (come ad esempio il rapporto tra la circonferenza addominale al punto vita e l’altezza) per proporre eventualmente un dimagrimento. Nei ragazzi e nei bambini, anche per scongiurare il rischio di restare intrappolati in un disturbo del comportamento alimentare, si può utilizzare la curva di crescita (per altezza e peso corporeo, per maschi e femmine, dai 6 ai 18 anni di età), con l’intento di non proporre un dimagrimento, ma una eventuale “stabilizzazione” del peso così da essere questo adeguato all’altezza (variabile indipendente). Perché, giova ripetere, è l’altezza ad essere geneticamente determinata ed è a questa misurazione che il peso corporeo (variabile dipendente) si deve adeguare in linea con la curva di crescita per età.
Bibliografia
1 . Sharron Dalton. Our Overweight Children: What Parents, Schools, and Communities Can Do to Control the Fatness Epidemic University of California Press, 2004. Pp 292. [ISBN 0-520-22574-0.]
2 . Panunzio MF, Antoniciello A, Pisano A, Dalton S. Nutrition education intervention by teachers may promote fruit and vegetable consumption in Italian students. Nutrition Research, Volume 27, Issue 9, 2007, 524-528. doi.org/10.1016/j.nutres.2007.06.012.
3 . Cacciari E, Milani S, Balsamo A, Spada E, Bona G, Cavallo L, Cerutti F, Gargantini L, Greggio N, Tonini G, Cicognani A. Italian cross-sectional growth charts for height, weight and BMI (2 to 20 yr). J Endocrinol Invest. 2006 Jul-Aug;29(7):581-93. doi: 10.1007/BF03344156. PMID: 16957405.
4 . Wood AR, Esko T, Yang J, et al. Defining the role of common variation in the genomic and biological architecture of adult human height. Nat Genet. 2014 Nov;46(11):1173-86. doi: 10.1038/ng.3097. Epub 2014 Oct 5. PMID: 25282103; PMCID: PMC4250049.
5 . Yajnik CS, Yudkin JS. The Y-Y paradox. Lancet. 2004 Jan 10;363(9403):163. doi: 10.1016/S0140-6736(03)15269-5. PMID: 14726172.
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