IL MATTINO
Forever
06.05.2018 - 10:10
Una delle tante “preoccupazioni nutrizionali” presente non solo sulla rete, ma anche in letteratura scientifica, è quella relativa al glutine. Sulla base di alcuni studi si è, ad esempio, ipotizzato che questa proteina, contenuta nell'orzo, nell’avena, nella segale e nel grano, possa promuovere l'infiammazione anche in assenza di celiachia o di “sensibilità al glutine non celiaca”. Ed è emersa la preoccupazione nella comunità medica e nell’opinione pubblica che il glutine aumenti il rischio malattia cardiovascolare, di obesità, di sindrome metabolica e promuova la comparsa di sintomi neuropsichiatrici anche tra le persone sane [1-5].
Nei soggetti celiaci, il glutine scatena una risposta infiammatoria intestinale autoimmunitaria, con conseguente appiattimento dei villi e malassorbimento di molti nutrienti. Alcuni studi hanno trovato che i soggetti che soffrono di celiachia hanno un aumentato rischio di malattia coronarica (CHD), il quale si riduce dopo il trattamento con la dieta priva di glutine [6]. In molti hanno pensato che fosse colpa del glutine ad esporre ad un elevato rischio di coronaropatia, a prescindere dalla malattia celiaca. E fino a non molto tempo fa, non vi erano studi che avessero indagato se l’assunzione di glutine fosse associata alla malattia coronarica anche nei soggetti sani. In assenza di tali evidenze, la presunzione di colpevolezza ha fatto sì che sulla rete si scatenasse la guerra contro il glutine. Per nostra fortuna, ad evitare di “confondere lucciole per lanterne”, abbiamo il metodo scientifico del “mettere le ipotesi alla prova dei fatti” al fine di confutare siffatte congetture. Ed è quello che hanno fatto alcuni ricercatori con un lavoro pubblicato sul British Medical Journal. Questi hanno valutato le associazioni tra l'assunzione di glutine a lungo termine ed il rischio di malattia coronarica (infarto miocardico fatale o non fatale) tra le 65.000 donne dello “Studio sulla salute degli infermieri” (“National Health Study”) ed i 45.000 uomini di quello della sorveglianza nutrizionale “Nutrition Examination Survey” (NHANES) [7]. Ovviamente, i soggetti esaminati non soffrivano di malattia coronarica o di celiachia quando sono stati reclutati all’inizio degli studi. L'assunzione di glutine è stata stimata dai questionari alimentari, i quali sono stati compilati ogni 4 anni tra il 1986 e il 2010. Durante i 26 anni di follow-up, coloro che erano nel quintile più basso di assunzione di glutine avevano un'incidenza di coronaropatia più alta rispetto ai soggetti nel quintile più elevato (352 vs 277 eventi per 100.000 anni-persona). L'associazione tra l'assunzione elevata di glutine ed il basso rischio di insufficienza coronarica persisteva anche dopo l’aggiustamento per i numerosi potenziali fattori confondenti. Molte persone non celiache passano a diete gluten-free nella convinzione che sia più salutare eliminare il glutine dalla propria alimentazione. Mentre, questo studio suggerisce che per quanto riguarda la malattia coronarica, potrebbe essere vero il contrario: un'elevata assunzione di glutine protegge dal rischio di coronaropatia, una delle malattie più frequenti ed a più alta mortalità. Infatti, evitare di consumare il glutine alimentare può comportare un basso apporto di cereali integrali, il quale è associato a molteplici benefici cardiovascolari [8]. In conclusione, come raccomandano le linee-guida sulla corretta alimentazione, per la propria salute è molto meglio consumare cereali integrali. E chi soffre di malattia celiaca può evitare un aumentato rischio coronarico mangiando, ad esempio, il riso integrale o il grano saraceno. Quest'ultimo non tragga in errore perché, a dispetto del nome, è uno pseudo-cereale ed è privo di glutine.
Bibliografia
1 . Jamnik J, García-Bailo B, Borchers CH, El-Sohemy A. Gluten Intake is Positively Associated with Plasma α2-Macroglobulin in Young Adults. J Nutr 2015;145:1256-62.
2 . Soares FL, de Oliveira Matoso R, Teixeira LG, et al. Gluten-free diet reduces adiposity, inflammation and insulin resistance associated with the induction of PPAR-alpha and PPAR-gamma expression. J Nutr Biochem 2013;24:1105-11.
3 . Schiltz B, Minich DM, Lerman RH, Lamb JJ, Tripp ML, Bland JS. A science-based, clinically tested dietary approach for the metabolic syndrome. Metab Syndr Relat Disord 2009;7:187-92. doi:10.1089/ met.2008.0051.
4 . Eaton WW, Chen LY, Dohan FC Jr,, Kelly DL, Cascella N. Improvement in psychotic symptoms after a gluten-free diet in a boy with complex autoimmune illness. Am J Psychiatry.
5 . Peters SL, Biesiekierski JR, Yelland GW, Muir JG, Gibson PR. Randomised clinical trial: gluten may cause depression in subjects with non-coeliac gluten sensitivity - an exploratory clinical study. Aliment Pharmacol Ther 2014;39:1104-12.
6 . Elkan AC, Sjöberg B, Kolsrud B, Ringertz B, Hafström I, Frostegård J. Gluten-free vegan diet induces decreased LDL and oxidized LDL levels and raised atheroprotective natural antibodies against phosphorylcholine in patients with rheumatoid arthritis: a randomized study. Arthritis Res Ther 2008;10:R34.
7 . Ludvigsson JF, James S, Askling J, Stenestrand U, Ingelsson E. Lebwohl B, Cao Y, Zong G, Hu FB, Green PHR, Neugut AI, Rimm EB, Sampson L, Dougherty LW, Giovannucci E, Willett WC, Sun Q, Chan AT. Long term gluten consumption in adults without celiac disease and risk of coronary heart disease: prospective cohort study. BMJ. 2017 May 2;357:j1892.
8 . Kim HS, Patel KG, Orosz E, et al. Time trends in the prevalence of celiac disease and gluten-free diet in the us population: results from the National Health and Nutrition Examination Surveys 2009-2014. JAMA Intern Med 2016;176:1716-7.
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