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Che ti frulla nell'intestino? Non dare la colpa ai semini

E’ giusto che chi soffre di diverticoli (diverticolosi) debba evitare di mangiare semi, mandorle, noci, pistacchi ed alimenti che contengono i semini, come pomodori e kiwi?

Che ti frulla nell'intestino? Non dare la colpa ai semini

Se volevate far incavolare ed essere cacciati all’esame di Patologia Chirurgica con il Professor Piccinni, al Corso di Laurea in Medicina a Bologna, bastava che alla domanda sull’appendicite rispondeste che tra i fattori causali c’erano le noccioline ed i semi che ostruivano o irritavano l’appendice. Mi è venuto in mente questo episodio allorquando sento dire ancora oggi che tra i fattori causali che provocano l’infiammazione dei diverticoli troviamo i semi, le mandorle, le noci, i semini di pomodori e pistacchi. Tuttavia, non è da oggi che simili affermazioni vengono fatte per i diverticoli.

A partire dalla fine dell'Ottocento, infatti, alle persone con la diverticolosi del colon è stato consigliato di evitare la frutta secca in guscio (noci, mandorle, pistacchi, ecc.), il mais ed i semini (ad esempio, quelli presenti in ortaggi o frutta come i pomodori, i kiwi, ecc.), perchè si ipotizzava che i frammenti non digeriti potessero causare traumi diverticolari e complicazioni.  Nel 2008, Strate e colleghi hanno valutato 47.000 uomini seguiti per 18 anni come parte del Health Professionals Follow-up Study. Gli autori hanno trovato associazioni inverse tra consumo di frutta secca e popcorn e il rischio di diverticolite. I rapporti di rischio multivariato (HRs) per gli uomini con il consumo più elevato di questi alimenti (almeno due volte alla settimana) rispetto agli uomini con l'assunzione più bassa (meno di una volta al mese) erano ​​per la frutta secca in guscio 0.80 [intervallo di confidenza 95% (CI) 0.63-1.01 ; P = 0,04] e per il mais 0,72 (intervallo di confidenza del 95% 0,56- 0,92; p = 0,007). Non sono state osservate associazioni tra consumo di mais e diverticolite o tra consumo di noci, semi o popcorn e sanguinamento funzionale o diverticolosi non complicata [1].  Quindi, il consiglio che ancora oggi qualcuno si sente di dare a chi soffre di diverticolosi di evitare frutta secca (noci, mandorle, pistacchi, ecc.), ortaggi e frutta con semini (pomodori, kiwi, ecc.) o mais non è supportato da evidenze scientifiche, ma è il frutto di ipotesi.

Per molti anni si è ipotizzato che la diverticolosi interessasse quasi esclusivamente il mondo occidentalizzato e fosse dovuto alla mancanza di fibra nella dieta e ad una maggiore pressione sulla parete del colon [2-3]. Tuttavia, i dati recenti hanno rivelato un aumento della prevalenza della diverticolosi del colon in tutto il mondo [4-5]. Gli studi pionieristici, eseguiti sulle autopsie a metà del secolo scorso, riportano una incidenza di diverticolosi del colon tra il 2-10% ed il 5-20% in pazienti sottoposti ad un esame di colonscopia [Painter NS, Burkitt DP. Diverticular disease of the colon: a deficiency disease of Western civilization. Br Med J. 1971 May 22;2(5759):450-4.]. Questo modello di distribuzione è ora osservato nei paesi in via di sviluppo. Studi recenti hanno mostrato una prevalenza in aumento in tutto il mondo. In generale, la diverticolosi ha la più alta incidenza negli Stati Uniti e nel Canada [6-7], raggiungendo il 50% nella popolazione di età superiore ai 60 anni. La diverticolosi impone un onere significativo sui sistemi sanitari nazionali. Negli Stati Uniti, la sua prevalenza aumenta con l'età, con circa il 70% delle persone di almeno 80 anni che hanno una diverticolosi [8]. La Diverticolosi conta più di 300.000 ricoveri ospedalieri, 1,5 milioni di giorni di cura in ospedale e 2.4 miliardi di dollari in costi diretti ogni anno [8]. 

La diverticolosi del colon è la più frequente alterazione anatomica del colon, caratterizzata dalla presenza di tasche chiamate 'diverticoli'. I diverticoli sono erniazioni della mucosa intestinale e della sottomucosa attraverso difetti dello strato muscolare nel punto più debole della parete colonica, in particolare nel punto di penetrazione dai vasi sanguigni della parete del colon [9]. La diverticolosi può essere rilevata sia nel colon destro che sinistro. La diverticolosi sinistra è in realtà una pseudo-diverticolosi, in quanto l'ernia non attraversa tutti i livelli del colon, mentre la diverticolosi presente nel colon destro è caratterizzata da un diverticoli con erniazione di tutti i livelli del colon [9]. La diverticolosi sinistra è in larga misura dipendente dall'età e non è comune (prevalenza del 5%) nei soggetti di età inferiore ai 40 anni, aumentando fino al 65% nei soggetti di età compresa tra 65 e più anni [10]. La diverticolosi destra è abbastanza comune nei popoli asiatici. Ad esempio, Yamada e colleghi di recente hanno scoperto che la diverticolosi del colon destro è stata trovata nel 21,6% e la diverticolosi sinistra o bilaterale è stata trovata nel 18,6% delle persone sottoposte a colonscopia [11].  Anche se la maggior parte delle persone con la diverticolosi colonica rimane asintomatica. Infatti, solo il 20% circa dei pazienti svilupperà sintomi, la cosiddetta 'malattia diverticolare' [8] e di questi il 15% svilupperà le complicazioni [12]. L'incidenza della diverticolosi e delle sue complicanze sembra essere in aumento e il numero di pazienti può aumentare nei prossimi anni in linea con l’invecchiamento della popolazione. Negli Stati Uniti, i ricoveri totali annuali per la diverticolite acuta sono aumentati da 120.500 nel 1998 a 151.900 nel 2005 (+ 26%). I tassi di ricovero sono aumentati più rapidamente nei pazienti di età compresa tra 18-44 anni (+ 82%) e 45-74 anni (+ 36%). Gli interventi chirurgici per diverticolite sono aumentati da 16.100 a 22.500 all'anno durante lo stesso periodo (+ 29%), anche con un aumento più rapido (73%) dei tassi di intervento per gli individui di età compresa tra 18 e 44 anni [13]. In Europa non si sta meglio degli Stati Uniti. Nel vecchio continente, la diverticolosi conta circa 13.000 morti/anno [10]. 

Tuttavia, il vero problema per la salute non è costituito dalla presenza dei diverticoli, bensì dal rischio che questi possano andare incontro a processi infiammatori (“diverticolite”). E domenica prossima, mio caro lettore, l’argomento del blog sarà proprio la diverticolite. Esamineremo i risultati di alcuni importanti studi per meglio comprendere cosa è possibile fare per prevenire l’infiammazione dei diverticoli. Infine, mio caro lettore, riprendendo l’incipit sull’appendice, desideravo solo dirti che il mio esame di Patologia Chirurgica con il Prof. Piccinni andò molto bene: presi un bel 30 e lode.

Bibliografia

[1] . Strate, L., Liu, Y., Syngal, S., Aldoori, W. and Giovannucci, E. (2008) Nut, corn, and popcorn consumption and the incidence of diverticular disease. JAMA 300: 907–914.

[2] . Floch, M. and Bina, I. (2004) The natural history of diverticulitis – fact and theory (2004) J Clin Gastroenterol 38 (Suppl. 1): S2–S7.

[3] . Aldoori, W., Giovannucci, E., Rimm, E., Wing, A., Trichopoulos, D. and Willett, W. (1994) A prospective study of diet and the risk of symptomatic diverticular disease in men. Am J Clin Nutr 60:757–764.

[4] . Fong, S., Tan, E., Foo, A., Sim, R. and Cheong, D. (2011) The changing trend of diverticular disease in a developing nation. Colorectal Dis 13: 312–316.

[5] . Alatise, O., Arigbabu, A., Agbakwuru, E., Lawal, O., Ndububa, D. and Ojo, O. (2012) Spectrum of colonoscopy findings in Ile-Ife Nigeria. Niger Postgrad Med J 19: 219–224.

[6] . Warner, E., Crighton, E., Moineddin, R., Mamdani, M. and Upshur, R. (2007) Fourteen-year study of hospital admissions for diverticular disease in Ontario. Can J Gastroenterol 21: 97–99.

[7] . Strate, L., Modi, R., Cohen, E. and Spiegel, B. (2012) Diverticular disease as a chronic illness: evolving epidemiologic and clinical insights. Am J Gastroenterol 107: 1486–1493.

[8] . Strate, L., Erichsen, R., Baron, J., Mortensen, J., Pedersen, J., Riis, A. et al. (2013) Heritability and familial aggregation of diverticular disease: a population-based study of twins and siblings. Gastroenterology 144: 736–742.e1.

[9] . Tursi, A. and Papagrigoriadis, S. (2009) Review article: the current and evolving treatment of colonic diverticular disease. Aliment Pharmacol Ther 30: 532–546.

[10] . Delvaux, M. (2003) Diverticular disease of the colon in Europe: epidemiology, impact on citizen health and prevention. Aliment Pharmacol Ther 18(Suppl. 3): 71–74.

[11] . Yamada, E., Inamori, M., Uchida, E., Tanida, E., Izumi, M., Takeshita, K. et al. (2014) Association between the location of diverticular disease and the irritable bowel syndrome: a multicenter study in Japan. Am J Gastroenterol 109: 1900–1905.

[12] . Tursi A, Papa A, Danese S. Review article: the pathophysiology and medical management of diverticulosis and diverticular disease of the colon. Aliment Pharmacol Ther. 2015 Sep;42(6):664-84.

[13] . Etzioni, D., Mack, T., Beart, R. Jr and Kaiser, A. (2009) Diverticulitis in the United States: 1998–2005: changing patterns of disease and treatmnt. Ann Surg 249: 210–217.

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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