IL MATTINO
Le nuvole parlanti
19.12.2021 - 10:01
Dalle cornici dorate in stile barocco alle più spregiudicate versioni ceramiche in technicolor, è tanta la strada che hanno fatto i versi di queste poesie brevi “che – come dice la stessa Di Gioia – non hanno la pretesa di essere capolavori letterari ma semplicemente di proporsi come ludici esercizi di stile tra le arti grafiche e le varianti visive, e per giocare con la parola e le variabili alle quali si presta”.
“A gift for you!”. È questo lo slogan con il quale la giornalista e scrittrice Francesca Di Gioia promuove la sua linea di piatti e tazze che vengono decorate con una suite di poesie d’amore. Nasce così la serie “#LovePoem” che diventa prima una semplice ispirazione letteraria che vien fuori tra i flutti tempestosi della Laguna veneta che ha ospitato la Di Gioia per quasi cinque anni e poi approda in Capitanata in una terra ricca di terrene suggestioni.
Già oggetto di perfomance nel contesto cittadino veneziano, le “WallLovePoems” e le “TableLovePoems”, hanno testato il gusto dei lettori che attraversano per lungo e per largo calli e campielli. Oggi, in prossimità delle festività natalizie, il gradiente ludico si amplifica e si punta al gusto – che spopola soprattutto tra i giovanissimi – della personalizzazione. È così che le frasi ormai brandizzate Ancora un po’ di te che dici… Ancora un po’, O forse no, forse no, Non so perché, non so, finiscono per decorare piatti ceramici e fondine di latta (effetto metallico/Old style), o si ritrovano sulle stesse tazze per augurare un mieloso “buondì” per una mattina che parte con un dolce sprint: lovePoem<3. Le poesie brevi quindi diventano un pretesto per lanciare un messaggio ma anche per fare un augurio o per farsi portatrici di un buon proposito, sta al lettore interpretare al meglio la frase impressa sull’orlo dei piatti; per i colori poi ci si affida alla fantasia della scrittrice e vanno dal classico nero che rimanda immediatamente alla forma letteraria, al blu e al rosso anni ’50, per passare alle nuances del rosa, come quella geranio dell’immagine in foto.
Dalle cornici dorate in stile barocco alle più spregiudicate versioni ceramiche in technicolor, è tanta la strada che hanno fatto i versi di queste poesie brevi “che – come dice la stessa Di Gioia – non hanno la pretesa di essere capolavori letterari ma semplicemente di proporsi come ludici esercizi di stile tra le arti grafiche e le varianti visive, e per giocare con la parola e le variabili alle quali si presta”. A noi non resta che richiedere all’amica e collega Francesca un “regalo” personalizzato ma questa volta senza la consueta dedica: sarebbe troppo lunga per ornare il piatto, vero oggetto del desiderio.
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