IL MATTINO
AntichiRitorni
13.01.2019 - 02:04
Ebbene, se è vero – come sappiamo tutti - che il vocabolo ‘befana’ deriva da una storpiatura lessicale da ‘epifania’, attraverso “bifanìa” o “befanìa”, meno noto è come si faccia a trasformare “l’apparizione, il mostrarsi” (tale la traduzione del termine greco) della gloria del Signore in una vecchina che porta i doni.
L’altra settimana mi è stato chiesto da una nostra lettrice se ci fosse una figura nel mondo latino o un qualche culto che potesse ricondurre alla Befana. Ebbene, se è vero – come sappiamo tutti - che il vocabolo ‘befana’ deriva da una storpiatura lessicale da ‘epifania’, attraverso “bifanìa” o “befanìa”, meno noto è come si faccia a trasformare “l’apparizione, il mostrarsi” (tale la traduzione del termine greco) della gloria del Signore in una vecchina che porta i doni. Una possibile associazione è quella con l’antichissima divinità italica Strenna, Strenia o Strenua (identificabile con la Salute romana) che presiedeva ai doni per il nuovo anno (come testimonitao dallo storico Varrone e alla quale, dunque, è connesso il nostro termine strenna (dal latino strena), cioè “un regalo di buon augurio”. Questi doni nell’antica Roma si scambiavano proprio durante le feste dei Saturnalia che chiudevano l’anno (dunque fine dicembre) ma anche alle Calende di Gennaio (il nostro Capodanno) per essere di buon auspicio per il nuovo ciclo; in particolar modo dei doni, chiamati sigillaria (i sigilla erano statuine di terracotta a cui si accompagnavano dolci vari) erano offerti ai bambini (!). Orbene, Strenua era la dea che “strinava” i campi, cioè li ‘purificava’ col fuoco proprio nelle notti dopo il solstizio d’inverno per salutare l’anno vecchio. Ecco, dunque, che molto probabilmente, specie nelle campagne, il culto di questa dea antichissima (forse di origine sabina) per garantire fertilità ai campi era molto diffuso e difficile da sradicare, tanto che il cristianesimo dovette accettare la tradizione di una vecchina che distribuiva doni alla fine dell’anno (ovvero la fusione tra il culto della divinità + quello delle strenne dei Saturnalia) che però è stato spostato qualche giorno dopo, verso la festa della “manifestazione” di Gesù. Se poi, a queste credenze, si aggiunge il fatto che era usanza nell’antica Roma, tra la fine e l’inizio dell’anno, porre sulla porta di casa una scopa a protezione dagli spiriti maligni, ecco che la storia di una vecchina che vola sulla scopa è bella e costruita. Interessante è il fatto che in alcune regioni italiane siano presenti ‘residui’ di questi antichi culti, ad esempio nel termine ‘strina’ che indica in Calabria un canto natalizio eseguito di porta in porta dagli ‘Strinari’; oppure in Sicilia la Strina è una vecchia che porta i doni nelle notti del 24 o 31 dicembre (più vicino al periodo dei Saturnalia latini che al nostro 6 gennaio).
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