IL MATTINO
AntichiRitorni
22.04.2018 - 00:20
Certamente chi conosce o vive nell’Italia meridionale avrà almeno una volta sentito parlare di ‘fascinatura’. Con questo termine si indica propriamente il ‘malocchio’, ovvero la fattura, se non proprio il sortilegio. Il vocabolo (fascinatura), a ben guardare, sebbene non sia contemplato nei dizionari di italiano, tuttavia ha una origine ‘nobile’, essendo niente di meno che un calco del participio futuro del verbo latino “fascinare” (‘affascinare’, nel senso di ‘ammaliare’, ‘stregare’), cioè fascinaturus, fascinatura, fascinaturum. A sua volta il verbo deriva dal temine fascinus e su quest’ultimo ci soffermeremo per capire come questa credenza abbia in realtà origini antichissime che si perdono nella notte dei tempi e che ci collegano alla cultura latina delle origini. Il fascinus per i latini era l’incantesimo che per lo più si ‘lanciava’ con le parole, tanto che si parla più precisamente di “fascinus verborum”. Tuttavia nell’antica Roma non tutti potevano e/o sapevano ‘fascinare’, dal momento che per aver potere sul destino e sulla vita degli altri bisognava conoscere le parole giuste, le formule giuste; solo chi era depositario di tali segreti poteva esercitare una forza coercitiva sulle divinità, in modo da ‘piegarle’ ai propri voleri e così arrecare danno ad una persona specifica. Cionondimeno, se è vero – come anzidetto – che nella Roma imperiale tale era il significato di fascinus, è anche vero che in età arcaica il termine aveva, al contrario, un’accezione positiva, indicando niente poco di meno che il simbolo del fallo, che godeva di valore apotropaico (eh già!). Come capita di vedere, nei paesi (più che altrove) spesso si trovano impresse sul marciapiede antistante l’ingresso di casa sagome di chiavi, forbici o ferri di cavallo per contrastare il malocchio, allo stesso modo nella Roma antica, per prevenire la iattura, si potevano trovare amuleti a forma di fallo nei crocicchi delle strade [cfr. foto in basso proveniente da Pompei], nei campi militari o nei giardini di casa; ad esempio il poeta Orazio dedica una satira (Satira 1,8) ad un falegname che aveva plasmato una statuina del dio Priapo dal membro virile eretto e rosso (ruber porrectus ab inguine palus). Inoltre questi simboli fallici venivano anche foggiati per essere appesi a braccialetti o collanine per bambini (un po’ come oggi il cornicello napoletano) per stornare i malefici; addirittura questi simboli venivano portati in processione per benedire e garantire fertilità ai campi. Orbene, il fascinus, da cui la fascinatura, ha un’origine pagana e antichissima che, diffusasi soprattutto nelle campagne, è sopravvissuta all’avvento del cristianesimo, trovando ancora adepti e praticanti, sebbene con ‘formule’ e modalità differenti.
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