IL MATTINO
AntichiRitorni
04.02.2018 - 01:38
Da qualche giorno ormai siamo entrati nel mese di febbraio, per gli antichi Romani “Februarius”, il cui nome è legato al verbo “februare”, ossia ‘purificare’. Difatti febbraio era considerato un mese di passaggio tra l’inverno più buio e l’inizio della rinascita della natura, che sarebbe avvenuta intorno a marzo-aprile, cioè con l’inizio del nuovo anno (eh già! perché nell’antica Roma l’anno cominciava a marzo). In virtù della sua natura di fase di ‘passaggio’, febbraio era dunque il mese in cui era necessario una purificazione (la februatio) prima di iniziare un nuovo ciclo. Durante questo periodo erano tante, dunque, le feste e i riti che venivano officiati, tra i quali una cerimonia in cui si accendevano tutte le lampade e i ceri, che venivano portati in processione; cosa che, a ben guardare, è assai simile alla cosiddetta Candelora, che si è celebrata lo scorso 2 febbraio. Nella tradizione cristiana questa festa vuole ricordare la presentazione di Gesù al tempio, per la qual cosa la liturgia prescriveva la presenza di tante candele benedette, che sono simbolo e metafora del Signore, inteso come “luce del mondo” che illumina l’oscurità e ‘purifica’ l’umanità dal peccato. Ancora una volta possiamo affermare che il cristianesimo ha cercato di sradicare le antiche usanze pagane, inglobandole nella sua liturgia e rivestendole di nuovo significato. Diversamente l’antico proverbio pronunciato ancora oggi, «Per la santa Candelora se nevica o se plora dell’inverno siamo fora», pare sia da ascrivere a Papa Gelasio (vissuto intorno al V sec.). Il detto non ha nessun fondamento meteorologico, eppure la tradizione popolare vuole che se il 2 febbraio fa freddo vuol dire che la primavera sta per arrivare, se invece fa caldo l’inverno si protrarrà ancora per un po’.
Molto simile a questa è la concezione dei cosiddetti ‘giorni della merla’ (che dovrebbero cadere tra fine gennaio e inizio febbraio). Per quest’ultima leggenda non c’è un riferimento che la leghi in qualche maniera alla storia antica, ma pare sia tutta ‘italiana’, con qualche variante da una regione all’altra. La racconto per chi non la conoscesse: si narra che una merla (che in origine doveva essere bianca come la neve) esibiva il suo canto e il suo piumaggio, felice che in fin dei conti l’inverno non era stato così rigido e che stava arrivando la primavera; gennaio allora si infuriò e, perciò, mandò all’improvviso una gelata, tanto che la merla, presa alla sprovvista dalla nuova ondata di freddo, si rifugiò per tre giorni in un camino; quando ne uscì era diventata grigia per la cenere che si era posata sul suo manto, che gli rimase attaccata in maniera indelebile, come punizione per aver esultato troppo presto.
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