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Perché le bugie hanno le gambe corte? Ecco da dove nasce il proverbio

Creata da Dolo, Bugia ricevette il soffio vitale da Prometeo ma non le fabbricarono i piedi… Racconta Fedro che un giorno Prometeo plasmò dall’argilla la Verità, affinché potesse riportare la giustizia tra gli uomini...

Perché le bugie hanno le gambe corte? Ecco da dove nasce il proverbio

Consantin Hansen, Prométhée, 1845

Vi siete mai chiesti da dove nasca il detto “le bugie hanno le gambe corte”? Se state pensando che abbia a che fare con il mondo latino la risposta è sì. Racconta Fedro (noto autore di fiabe) che un giorno Prometeo (proprio quello che fu poi incatenato alla roccia) plasmò dall’argilla la Verità, affinché potesse riportare la giustizia tra gli uomini. Successivamente, mandato a chiamare da Zeus, affidò la sua officina all’apprendista Dolo (nome-parlante ovviamente, che vuol dire “inganno, frode”), che volle a sua volta fabbricare una statua in tutto identica a quella costruita da Prometeo, se non fosse che ad un certo punto l’argilla finì e non riuscì a completarne i piedi. Al suo ritorno Prometeo fu ammirato da tanta maestria e infornò entrambe le statue, conferendo a tutte e due il soffio vitale. Tuttavia, sebbene fossero identiche in tutto, mentre la Verità avanza con passo lento e sicuro, l’altra rimase ferma, poiché impedita nel muoversi. Ecco allora che fu chiamata Mendacium (“menzogna, bugia”), poiché, anche se assomiglia alla verità in tutto e per tutto, tuttavia alla fine, seppur lentamente, la Verità arriva sempre, mentre le bugie non vanno da nessuna parte. E dato che la Menzogna non poteva muoversi a causa del suo ‘difetto di fabbrica’ congenito fu creato il detto “Mendacium pedes non habet” ossia “la bugia non ha piedi” ovvero ha le gambe corte…

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Alba Subrizio

Alba Subrizio

«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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