IL MATTINO
AntichiRitorni
27.11.2016 - 01:09
È tra le erbe suggerite da Plinio il Vecchio per riattivare la “pars corporis” maschile, o l’“instrumentum” che dir si voglia, se dovesse far cilecca; per questo era utilizzata dalle donne romane come potente afrodisiaco nella preparazione di decotti per i mariti un po’ ‘pigri’...
Sembra che attualmente sia abbastanza in voga la fitoterapia e, sebbene non voglia entrare nel merito della questione inerente al fatto se sia meglio curarsi con i prodotti di origine vegetale o con farmaci veri e propri, non posso non notare che si ‘spacci’ il curarsi con le erbe come pratica ‘moderna’. L’erboristeria, difatti, è una pratica antica tanto quanto il mondo e in passato era attribuita precipuamente alle donne, vere e proprie ‘esperte’ di erbe, al punto che talvolta le guaritrici, se si dimostravano fin troppo capaci, erano considerate vere e proprie maghe. Non è un caso che la conoscenza e la sapiente utilizzazione delle erbe era considerata nell’immaginario collettivo, dall’Antichità fino alla Controriforma e oltre, come una prassi ‘in odore’ di stregoneria. Già qualche articolo fa (cfr. http://www.ilmattinodifoggia.it/blog/21192/La-defaillance-erotica--il-.html) parlammo delle erbe suggerite da Plinio il Vecchio per riattivare la “pars corporis” maschile, o l’“instrumentum” che dir si voglia, se dovesse far cilecca, ma quello che forse non è noto a tutti è che il più potente afrodisiaco per i latini era una pianta erbacea comunissima: la rucola! Eh già, proprio lei! Nota con il nome latino di “eruca” (di cui rucola è il diminutivo), era utilizzata dalle donne romane come potente afrodisiaco nella preparazione di decotti per i mariti un po’ ‘pigri’; non è un caso che in un’operetta pseudo-virgiliana, il “Moretum”, si legge: «la rucola eccita il desiderio sessuale nelle persone assonnate», quindi se avete in casa un po’ di rughetta, la sera non ci saranno scuse… e poi costa poco e non c’è bisogno di rivolgersi a sapienti maghe per farsela preparare. Tale era (ed è) il potere afrodisiaco di tale erba, così che anche il nostro Ovidio nell’“Ars amatoria” la definisce “eruca salax” o “herba salax”, cioè erba lussuriosa, e si narra che, talvolta, nei campi dove era coltivata la rucola fosse presente una statua del dio Priapo (divinità rappresentata col fallo enorme poiché simbolo di virilità). Si tratta solo di leggende? A quanto pare no; è infatti dimostrato che «I ricercatori del dipartimento di Scienze farmacologiche dell’Università di Milano e di quello di Scienze farmaceutiche dell’Università di Bologna hanno provato a verificare sperimentalmente l’efficacia della rucola come eccitante sessuale, testando alcune piante dotate di componenti capaci di inibire l’attività di un enzima, la Fosfodiesterasi-5, determinante nella perdita dell’erezione. Ebbene, la rucola è risultata una delle specie analizzate più efficaci nell’inibizione di questo enzima. Dato, quest’ultimo, che pare confermare scientificamente gli effetti afrodisiaci che la tradizione attribuisce a questa pianta»*. Se a ciò si aggiunge che il consumo di rucola previene il cancro alla prostata, che è ricca di antiossidanti essenziali, minerali e vitamine come potassio, vitamina K (che ostacola l’insorgere dell’osteoporosi), vitamina C, magnesio e manganese, allora vale proprio la pena di dire: consumate più rucola e vivete felici!
*dato attinto dal sito http://www.megliosapere.info/2010/12/rucola/
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