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Halloween? Ognissanti? Chiamatelo Mundus Patet

Il giorno in cui la ‘porta’ degli inferi è aperta e i morti tornano tra di noi. In realtà basterebbe un po’ informarsi per comprendere che le origini di questa festa celtica non hanno nulla a che fare col Male (quello con la M maiuscola)

Halloween? Ognissanti? Chiamatelo Mundus Patet

C’è di più, l’8 novembre i Romani celebravano il Mundus Patet (letteralmente “Il mondo è aperto”), si trattava di una fossa che doveva mettere in comunicazione il mondo dei morti con quello dei vivi, che, coperta con una pesante lastra di pietra, veniva aperta solo tre volte l’anno

Hallowenn: festa delle streghe? Inno a Satana? In realtà basterebbe un po’ informarsi per comprendere che le origini di questa festa celtica non hanno nulla a che fare col Male (quello con la M maiuscola). Che la festicciola odierna - utile solo a far mascherare i bambini e far spendere qualche soldino di più a mamma e papà – sia solo ‘commerciale’ e totalmente innocua, dovrebbe essere opinione comune; eppure c’è chi paventa che in questa celebrazione si nasconda un pericoloso ritorno al paganesimo. Perché pericoloso poi? Precisando che la parola Halloween, stando all’etimologia, dovrebbe significare “giorno della messa di tutti i santi” in inglese antico, va detto che proprio in data 30 ottobre nell’antica Roma si festeggiava Diana, considerata della dea caccia e della verginità ma anche dea degli Inferi, nella sua facies di Ecate (dea triforme). Il 22 ottobre invece si celebravano Ade e Proserpina (un’altra delle facies di Ecate). Orbene, non stupisce che ci fosse una condensazione di festività legate agli dèi dell’Oltretomba proprio nel passaggio tra l’ottavo e il nono mese dell’anno (stando al calendario romano), dato che proprio in questo periodo la natura sembrava ‘morire’ per poi rinascere a primavera; non è un caso che sempre nello stesso periodo si onorasse Vertumno (precisamente il 29 ottobre), dio che sovrintendeva ai cambiamenti stagionali, ai ‘passaggi’ (si veda il nostro articolo di domenica scorsa: qui). C’è di più, l’8 novembre i Romani celebravano il Mundus Patet (letteralmente “Il mondo è aperto”), si trattava di una fossa che doveva mettere in comunicazione il mondo dei morti con quello dei vivi, che, coperta con una pesante lastra di pietra, veniva aperta solo tre volte l’anno (24 agosto, 5 ottobre e 8 novembre); durante questi giorni i morti potevano tornare nel regno dei vivi. Stando allo scrittore Macrobio (IV sec) questi giorni erano da onorare ma anche da temere, perché, essendo aperto, il Mundus poteva attrarre le anime dei vivi, ecco perché in questi giorni era proibito dare battaglia, prendere moglie e le porte dei templi rimanevano chiuse. Stando allo scrittore greco Plutarco, a costruire il primo mundus fu Romolo in un luogo chiamato Comitium, secondo invece lo scrittore latino Ovidio, fu costruito sul Palatino. Gli antichi Romani poi avevano altre feste, precisamente a febbraio, per onorare ciascuno i propri parenti defunti: i Parentalia; mentre questa di novembre era molto più generica e riguardava tutte le anime dell’oltretomba. Non è un caso che la Chiesa cattolica, non riuscendo a sradicare simili riti, si diede un giorno per onorare tutti i santi e uno i morti proprio ad inizio novembre, per far convergere le antiche ‘abitudini’ con le nuove (che sostanzialmente sono le stesse) e farle proprie.

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Alba Subrizio

Alba Subrizio

«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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