IL MATTINO
AntichiRitorni
25.09.2016 - 02:15
Per quanto riguarda l’origine di questo fanciullo alato diverse sono le leggende, secondo alcune fonti è figlio di Afrodite (spesso infatti è associato a lei) e di Ares (dio della guerra), secondo altri è una divinità molto più antica della stessa creazione degli altri dèi; stando alle dottrine orfiche, infatti, nel Caos primordiale e nell’Erebo la Notte generò un “uovo di vento” dal quale nacque Eros.
«L'amour, le consolateur du genre humain, le conservateur de l'univers l'âme de tous les êtres sensibles, le tendre amour» - «Hélas!, dit Candide, je l'ai connu cet amour, ce souverain des coeurs, cette âme de notre âme; il ne m'a jamais valu qu'un baiser et vingt coups de pied au cul» così Voltaire, figlio dell’Illuminismo francese, ridicolizzava la passione amorosa, dalla quale spesso ci si rimette; difatti, non solo al povero Candido l’amore di Cunegonda era costato venti calci nel “cul” e tante peripezie, ma alla fine si ritrova una moglie ingrassata a dismisura, prepotente e intrattabile con cui convivere tutta la vita. Nella concezione greco-romana l’amore, ovvero Eros, era stato personificato come un dio ‘pericoloso’ che spesso e volentieri tende inganni e tranelli, tant’è che quasi tutte le filosofie richiedevano all’uomo saggio di liberarsi dalla passione amorosa. Il che non equivaleva – come spesso viene frainteso – all’astenersi dalla libido pura e semplice, bensì dal furor d’amore, dalla bramosia che ci fa stare male per l’altro. Tornando ad Eros, la prima volta che questo nome viene citato è in Omero, dove sta ad indicare il ‘desiderio’, la ‘passione’, mentre è nei poeti lirici che diviene un dio, forse il più potente fra tutti gli dèi, dal momento che persino Zeus non può sottrarsi alle sue frecce. Bellissima è al tal proposito la definizione che ne dà la poetessa greca Saffo (VII sec. a.C.), ossia γλυκύπικρον (glykypiron) “dolceamaro”, che diverrà proverbiale. Per quanto riguarda l’origine di questo fanciullo alato diverse sono le leggende, secondo alcune fonti è figlio di Afrodite (spesso infatti è associato a lei) e di Ares (dio della guerra), secondo altri è una divinità molto più antica della stessa creazione degli altri dèi; stando alle dottrine orfiche, infatti, nel Caos primordiale e nell’Erebo la Notte generò un “uovo di vento” dal quale nacque Eros. Mi piace tuttavia riportare il racconto inerente alla nascita di Eros del filosofo del IV sec. a.C. Platone che nel suo “Simposio” così scrive: «Quando nacque Afrodite banchettavano tutti gli dèi tra cui anche Poros [il cui nome vuol dire “espediente, ingegno”]. Dopo che ebbero banchettato, venne a mendicare Penia [il cui nome vuole dire “povertà”] e stava presso la porta. Poros dunque, ebbro del nettare - vino infatti non ce n'era ancora – appesantito, si addormentò. Penia dunque, tramando per la propria indigenza di fare un figlio da Poros, si stende accanto a lui e rimase incinta di Eros. Perciò appunto Eros divenne sia ministro sia servitore di Afrodite, essendo stato concepito nella festa della nascita di lei e nello stesso tempo è per natura amante nei confronti del bello, essendo Afrodite bella. Dunque, per il fatto che Eros è figlio di Poros e di Penia, si trova in siffatta condizione: innanzitutto è sempre povero e molto ci manca dall'essere delicato e bello, come i più credono, ma è grossolano e rude e scalzo e privo di dimora, essendo sempre sdraiato a terra e dormendo senza coperte davanti alle porte e nelle strade all'aria aperta, perché ha la natura della madre, sempre convivente con la miseria. E per parte del padre, invece, è insidiatore delle persone belle e buone, essendo virile e audace e impetuoso, formidabile cacciatore, sempre intento a tramare qualche inganno, e desideroso di assennatezza e ingegnoso, dedito a filosofare per tutta la vita, abile stregone e ciarlatano e imbroglione». Eh sì, l’amore, se si tratta di “eros”, non può essere cosa buona; diversamente i Greci avevano altri termini: philia o philotes che rappresentavano l’amore inteso come “bene”, storghé inteso come “affetto” (per lo più parentale-filiale) o agape “amore spirituale”.
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