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Non solo Mare Nostrum ma soprattutto Mare Omnium (di tutti)

Dalla secessione dell’Aventino a oggi, il popolo può vincere qualunque battaglia se unito

Non solo Mare Nostrum ma soprattutto Mare Omnium (di tutti)

Correva l’anno 494 a.C., quando il popolo romano, stanco delle angherie dei patrizi e dei senatori (la classe politica dell’epoca tanto per intenderci), decise di abbandonare casa e baracca e occupare in segno di protesta il colle Aventino. L’evento è ancora oggi segnato nella memoria collettiva ed è la cosiddetta secessione dell’Aventino (per contrapporsi al Palatino, sede del patriziato). Perché la plebe romana protestava? Come i patrizi (se non anche più di loro) i plebei pagavano le tasse e prestavano servizio di leva, eppure il patriziato prevaricava sul popolo, soggiogandolo, rendendolo schiavo grazie alle leggi sul debito, privandolo di qualsiasi risorsa e prendendo per sé (ovvero per una ristretta minoranza) la fetta maggiore dell’‘ager publicus’, vale a dire la distribuzione delle terre; in tutto ciò i plebei non avevano gli stessi diritti politici dei patrizi, per cui non erano tutelati da alcuna legge. Orbene, nel 494 a.C. il popolo, stanco delle continue vessazioni da parte della classe politica, decide di far sentire la propria voce, di reclamare i propri diritti, di porre la parola ‘fine’ al dominio incontrastato di pochi privilegiati. Per sedare la rivolta fu inviato il console Menenio Agrippa che così parlò al popolo: «Una volta, le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso [ad attendere cibo], ruppero con lui gli accordi e cospirarono tra loro, decidendo che le mani non portassero cibo alla bocca, né che, portatolo, la bocca lo accettasse, né che i denti lo confezionassero a dovere. Ma mentre intendevano domare lo stomaco, a indebolirsi furono anche loro stesse, e il corpo intero giunse a deperimento estremo. Di qui apparve che l’ufficio dello stomaco non è quello di un pigro, ma che, una volta accolti, distribuisce i cibi per tutte le membra. E quindi tornarono in amicizia con lui. Così senato e popolo, come fossero un unico corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute» (la similitudine apparteneva ad Esopo). In seguito alla protesta furono introdotte nello Stato romano le figure dei tribuni della plebe, che avevano il compito di rappresentare ed eseguire la volontà dell’assemblea popolare; questi godevano del ‘ius auxilii’ (diritto di ausilio), per andare in soccorso di un cittadino contro l’azione di un magistrato, il ‘ius intercessionis’ (diritto di intercessione), ossia la possibilità di porre il veto ad un qualsiasi provvedimento che andasse contro l’interesse della plebe, e della ‘sacrosanctitas’, ovvero la loro persona era inviolabile. Sono passati circa 2500 anni eppure sembra che le cose non siano molto cambiate; mutatis mutandis, ora come allora, una classe dirigente fa il bello e il cattivo tempo ai danni dei cittadini, decide con prepotenza di arrogarsi il diritto di trivellare il nostro mare, quel Mare Nostrum che è più che altro Mare Omnium (cioè di tutti), propagandando l’astensione dal voto, perché – ora come allora – quando il popolo si riunisce fa paura. Forse non esiste più la classica divisione tra patrizi e plebei (almeno formalmente) ma esiste una più pericolosa divisione tra casta e popolo. I fatti sono mutati, la costituzione anche, ma ancora una volta, proprio come i nostri antenati di duemila anni fa, siamo chiamati a far sentire la nostra voce e, a differenza loro, abbiamo uno strumento in più: la ‘convocatio ad referendum’ (ossia “convocazione a riferire”, detta semplicemente referendum). A dispetto dei nostri antenati latini abbiamo delle leggi a nostra tutela, dunque facciamone buon uso, ‘mobilitiamoci’ e andiamo a votare SÌ. Il Mattino di Foggia dice SÌ a fermare le trivellazioni nell’Adriatico!

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Alba Subrizio

Alba Subrizio

«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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