IL MATTINO
AntichiRitorni
28.02.2016 - 01:14
Mosaico da El Djem, Tunisia
Stando all’erudito Macrobio, Romolo aveva istituito un anno di soli dieci mesi (che finiva a dicembre, che non a caso si chiama così), composto da 304 giorni; fu poi il re Numa Pompilio a portare l’anno a dodici mesi (come quello greco) e a renderlo di 355 giorni per conciliare il ciclo del mese lunare con il ciclo delle stagioni. Orbene, l’anno di Numa Pompilio era così composto...
Come riferiva Varrone nel suo trattato “Sulla lingua latina”, Febbraio è il dodicesimo mese dell’anno. Sì, avete letto bene: ‘dodicesimo’, perché per i Romani l’anno cominciava a Marzo, dato che si riteneva che in questo mese Romolo avesse fondato Roma. Il nome Febbraio (in latino “Febrarius/Februarius”) deriva dal verbo ‘februare’, ossia “purificare”, come i sostantivi latini ‘februum’ e ‘februatio’ che significano “purificazione”; una purificazione che doveva avvenire per la fine dell’anno vecchio in vista dell’inizio del nuovo e durante la quale si praticavano riti in onore dell’antico dio etrusco degli inferi Februus (al quale si sacrificava a metà febbraio) e della dea romana Febris (il cui altare era sul Palatino), ben presto associata a Iuno Februa (“Giunone Purificatrice”). Alla fine di questo mese, inoltre, avevano luogo gli Equirria, ovvero corse di cavalli che si svolgevano nel Campo Marzio, in onore di Marte, la divinità che dava il nome al mese entrante; un modo dunque per salutare l’anno che stava per cominciare. Ma febbraio è sempre stato di 28/29 giorni? Sicuramente, essendo stato aggiunto per ultimo, è sempre stato il mese più corto, ma andiamo con ordine e vediamo di tracciare la storia della formazione di questo mese*. Stando all’erudito Macrobio, Romolo aveva istituito un anno di soli dieci mesi (che finiva a dicembre, che non a caso si chiama così), composto da 304 giorni; fu poi il re Numa Pompilio a portare l’anno a dodici mesi (come quello greco) e a renderlo di 355 giorni per conciliare il ciclo del mese lunare con il ciclo delle stagioni. Orbene, l’anno di Numa Pompilio era così composto: 31 gg a marzo, maggio, luglio e ottobre, 29 gg ad aprile, giugno, agosto, settembre, novembre, dicembre e gennaio, 28 gg a febbraio; ovvero un anno basato sulla somma delle lunazioni che si avvicinava di molto all’anno solare con uno scarto però di 11 giorni, che venivano recuperati ad anni alterni inserendo un mese chiamato ‘intercalarius’ o ‘mercedonius’ di 27/28 gg dopo il 23 febbraio. Questa pratica tuttavia suscitava diverse sfasature tra l’anno solare e l’anno civile, soprattutto perché la decisione di inserire il mese in più era una scelta del senato; così che Cicerone scriveva ad Attico, il 13 febbraio del 50 a.C., chiedendogli di avvertirlo quando avesse saputo se ci sarebbe stata o no l’intercalazione quell’anno. Fu così che Giulio Cesare decise di rivolgersi all’astronomo Sosigene di Alessandria (46 a.C.) per riformare il calendario (Calendario Giuliano) che venne così composto: 31 gg a marzo, maggio, luglio, ottobre, gennaio, agosto e dicembre, 30 gg ad aprile, giugno, settembre e novembre, 28/29 gg a febbraio, per un totale di 365 giorni; stabilendo di inserire ogni 4 anni un giorno intercalare tra il 23 e il 24 febbraio. Questo tipo di anno fu perciò detto ‘bisestile’, perché secondo l’uso latino il 24 febbraio si chiamava “sesto giorno prima dell’inizio di marzo” (ante diem sextum Kalendas Martias), per cui: ‘bisestile’ da bis + sextum, ossia “due volte il sesto”, cioè due volte il 24 febbraio. Attualmente si conserva l’antico nome per indicare il 29esimo giorno di febbraio, che è vero che cade sempre ogni quattro anni ma seguendo le regole del Calendario Gregoriano (istituito nel 1582 dall’allora Papa) che stabilisce che gli anni la cui numerazione è multipla di 100 sono bisestili soltanto se essa è anche multipla di 400, cioè sono stati bisestili gli anni 1600, 2000 ma non lo sono stati il 1700, 1800, 1900 (perché non multipli di 400); questo per un’ulteriore correzione di calcolo. Orbene, - mi rivolgo nella fattispecie ai miei lettori filolatini - 'purifichiamoci' e prepariamoci ad accogliere il mese di marzo!
*mi avvalgo dell’apparato Le misure del tempo, contenuto nel vocabolario della lingua latina di G.B. Conte – E. Pianezzola – G. Ranucci
edizione digitale
Il Mattino di foggia