IL MATTINO
30.12.2012 - 11:42
L’11 dicembre, a Genova, in una partita di calcio valida per la Coppa Italia e disputata tra due società di serie A, la Sampdoria e l’Udinese, ha fatto notizia il fatto che sugli spalti destinati ai tifosi ospiti, a seguire la propria squadra del cuore, c’era un solo tifoso partito da Udine e ritrovatosi da solo a festeggiare il risultato finale.
L’episodio, di per sé un po’ grottesco e curioso, indica come ormai il “fenomeno calcio”, sempre considerato la valvola di sfogo dell’italiano medio, comincia a mostrare i propri limiti, comincia ad invecchiare dopo circa un secolo di passioni, emozioni e soprattutto partecipazione.
Ovviamente qualche spettatore avrà preferito sedersi magari comodamente sulla poltrona di casa piuttosto che affrontare la rigidità serale di una partita a Genova.
Invece il fenomeno può essere molto più ampio, molto più preoccupante perché non è l’offerta televisiva che allontana lo spettatore dagli spalti e forse questa volta non c’entra nemmeno la crisi, ma probabilmente è l’overdose di calcio, che in questi ultimi vent’anni ha soddisfatto anche i più esigenti, a far preferire anche un bel film, una fiction o un talk show ad una partita dello sport definito il più bello del mondo.
Certo la televisione ha le sue responsabilità: ha saputo, a suon di quattrini, convincere i clubs a giocare in più riprese, ad offrire alla platea incontri quasi tutti i giorni e a tutte le ore ma se oggi si lamentano anche le tv a pagamento, vuol dire che tale operazione di marketing ha funzionato nel breve periodo, ma alla lunga ha disinteressato ed allontanato progressivamente l’utenza.
Ovviamente non siamo ancora alla catastrofe ma, se ricordiamo le gare che si disputavano tutte contemporaneamente la domenica pomeriggio, la magia delle radioline che diffondevano negli stadi “Tutto il calcio minuto per minuto”, gli stadi stracolmi e colorati spontaneamente, allora vuol dire che qualche passo indietro lo stiamo facendo o che comunque il calcio sta cambiando rapidamente senza darci il tempo di rendercene conto.
Speriamo che il caso del tifoso friulano sia solo un episodio simpatico da raccontare e che non sia quello che in molti temiamo e che costituirebbe una tegola pericolosa e imbarazzante in una Italia che, mai come ora, avrebbe ancora il diritto-dovere di divertirsi seguendo una palla di cuoio.
edizione digitale
I più letti
Il Mattino di foggia