IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
15.11.2015 - 09:53
Adesso io e te ci sediamo di fronte. Ci affrontiamo a viso aperto, a cuore nudo, a mani disarmate. Ho provato ad ignorarti, ma ti sentivo dietro; ho ostinatamente cercato di evitarti, ma ti mettevi addosso; ho manifestato forzosamente la mia superbia, ma tu sei più insolente di me. Ora sono grande, anche se forse resto piccola, ora che sono una persona ordinariamente dolente e consapevolmente vulnerabile, ora sì, posso fermarmi. Così come ti trattieni tu sulla mia pelle, facendola azzannare da brividi come se mi attaccassi una letale malattia, o come quando mi fai bloccare il cuore, costringendolo a chiamarmi per dargli un aiuto che non sono in grado di dare. Tu che giochi facile con i miei limiti, vinci sulle mie corse, acceleri gli affanni. L'altro giorno ti ho quasi vista, dovevi aver lavorato molto perché avevi l'aria stanca, ma nello sfinimento conservi comunque il pensiero lucido e chirurgico, così come conservi e ti porti appresso quel senso sgradevole di viscido freddo. Forse hai intercettato uno sguardo che ti spiava, forse ti piace penetrare e non solo manifestarti, forse non conosci neppure in dosi omeopatiche cosa sia il senso di colpa, certo é che mi sei sembrata generosa solo con il senso di onnipotenza ed ubbidienza che servili ti ventilano intorno. Intrecci relazioni in cui è convalidata solo la sottomissione, in cui le dichiarazioni sono trasferimenti unilaterali di imposizioni senza troppi compromessi. Non è vero che non ti si teme, e non è vero fino in fondo chi sostiene di non averti mai conosciuta e di non essere mai venuto a patti con te. Come si fa, infatti, a non avere a che fare con la Paura? Ti mascheri di dubbio oltre l'intenzione del coraggio, ti insinui nelle solidità apparenti, scoraggi le abilità comportamentali più audaci, fai gonfiare di acciaio il petto ma rendi molliccio il cuore. Hai molti nomi e molti passaporti, vai dove vuoi ed entri in chi ti pare, anche in quelli che sembrano più protetti, sbruffoni o strafottenti. Io, però, penso che tu credi nel coraggio di chi onestamente confida le sua fragilità, non le mette nascoste sotto un tappeto di polvere asfittica ma le va incontro, dentro, in fondo. Sangue col sangue, spavento nello spavento, nervi attorcigliati a nervi, gelo bruciato col gelo, paura che spoglia e conosce paure. Niente sconti, nessuna finzione, nessuna benevolenza. E ora ci sei, sei dinanzi a me. Spesso sei nei miei occhi e non mi fai vedere il senso. A volte ti butti sulle spalle e pesi. Poi sprofondi nelle gambe e me le fai tremare. Afferri le dita delle mani e sento la paralisi. Ti insidi nello stomaco e lo spingi a vomitare. Ma non ti caccio più, so che ti troverei in un altro punto di me. Allora io ti accolgo, e fingo un'alleanza. Ti guardo di fronte e ti spio dentro. Sono io, consapevolmente vulnerabile, ordinariamente dolente. E ora andiamo.
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