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Lupo Alberto

Come riuscire a vivere in una città dove sparare è la normalità

Come riuscire a vivere in una città dove sparare è la normalità

L'auto di Zammarano contro cui hanno fatto esplodere 6 proiettili

Riuscire a vivere in una città dove sparare è la normalità: è questo ormai quello che succede a Foggia dove ormai non fa più notizia se un negozio viene incendiato oppure se qualcuno si diverte a prendere a pistolettate un'auto. Diciamo pure che su questo modo di vivere a Foggia forse si è già scritto molto o forse si potrebbe scrivere ancora tanto ma c’è piuttosto un risvolto inquietante dietro ad ogni episodio.
Se la vittima di un attentato, come successo nei giorni scorsi, è un imprenditore, la notizia viene quasi presa con sollievo perché, secondo una logica che impera sui social network o nei bar, se una persona è un po’ più in vista degli altri, se la sua attività imprenditoriale gli ha dato una certo benessere, allora quasi quasi se lo è meritato perché comunque “qualcosa avrà pur fatto per ricevere certe attenzioni”.
Quindi, di fatto, si delegittimano le forze dell’ordine e la magistratura perché esiste una organizzazione nascosta che, un po’ come Paperinik, punisce chi sbaglia e si sostituisce alle leggi e al normale e fisiologico iter a cui le stesse andrebbero soggette.
Ovviamente non si vuole indagare sulle responsabilità e le attività di una qualunque vittima nella sua vita di tutti i giorni, ma una comunità sana dovrebbe essere in grado di condannare chi usa le armi per imporre la propria forza sempre indipendentemente dal bersaglio scelto.
Magari se la vittima fosse stata una persona qualunque, allora si sarebbe potuto pensare a problemi familiari, ad interferenze sentimentali; ma se la vittima è un imprenditore, secondo la gente non può che essere lui il colpevole.
Questa è una città che ha bisogno, nello sport come nella crescita sociale e occupazionale, di una classe imprenditoriale che sappia operare in un clima tranquillo e favorevole altrimenti, solo ed esclusivamente per una logica economica, saremo destinati a chiudere baracca e burattini.
Vogliamo continuare a sperare che ci sia una giustizia che sappia controllare in modo efficace e inequivocabile sulle attività degli imprenditori senza voler comunque  e sempre fare di tutta un’erba un fascio, ma dobbiamo augurarci che episodi di giustizia sommaria non possano appartenere ad un paese civile e democratico e che possano sempre essere condannati e combattuti.

 

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Alberto Mangano

Alberto Mangano

Alberto Mangano, nato nel 1962, è laureato in Scienze Biologiche e svolge la professione di informatore scientifico. Appassionato di storia locale da sempre, ha realizzato il sito www.manganofoggia.it sulla storia, gli aneddoti e le curiosità sulla città di Foggia molto visitato e apprezzato in tutto il mondo. Tifoso del calcio foggiano, per cui ha maturato anche un'esperienza nel settore giovanile, partecipa a diverse trasmissioni televisive sportive come opinionista. Nel 2010 ha pubblicato per "Edizioni il Castello" il libro "Io non sono fuggito da Foggia", che ha riscosso un grosso successo, ben oltre le più rosee aspettative. Sempre per Edizioni il Castello, ha poi pubblicato "Da grande farò il sindaco di Foggia" (2011) e, nell'ottobre 2012, "I mille anni di Foggia"

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