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I pensieri dell'Altrove

Dipende, non solo da me

Dipende, non solo da me

Dipende solo da me. Se correre o camminare, se pensare o fare, se cancellare o capire. Dipende da me se cercare o aspettare, se attaccarmi ad una cima e non scivolare o lasciare andare il tempo e le cose. Dipende da me se scegliere di accogliere o rifiutare, se sentire o parlare, se fermare o muovere. E invece no, non dipende solo da me. I venti che ho intorno non li posso respingere, il tempo non costruisce case di pace, il respiro non si salva dalle paure, il petto dal dolore. Arriva, e lo senti da lontano, il suo sibilo gelato. L'odore del veleno amaro che ti paralizza il cuore, freddo come le mani diventate livide, cattivo come le morti che non ti fanno morire ma  si fanno aspettare, rigido come gli occhi che non si sanno più voltare. Il dolore ci spia, velocizza il disordine emotivo, opacizza la lucidità, disprezza le risposte. Inutile fare gli strateghi, meglio arrendersi consapevolmente. Conosce bene le curve delle vene, usa il bisturi per sezionare i tessuti e poi si spinge fino al cuore, lo stringe, lo sequestra, gli toglie ossigeno e infine te lo senti che è salito su, su fino alle linee segrete e intime dei tuoi pensieri. Ad ognuno la sua dose, per ognuno le note stridule che cadono addosso come urla, per tutti lo smarrimento di non sentirsi più interi, integri, ma rovinati e in pezzi come inconsistenti case trascinate da ingorde frane. Non si può evitare, non si fa evitare, nonostante i tentativi di non commettere errori, di essere corrispondenti alle aspettative, di seguire piste compiacenti. Si fa una gran fatica ad uscire fuori dai dolori, e forse non se ne esce definitivamente mai. Le lesioni diventano tatuaggi che si estendono come si stende la pelle, le contieni per un giorno, un mese, un anno, poi per una nuova malattia ritorna la debolezza nei polsi e la spina nelle crepe. La convinzione è che ogni esperienza è un'opportunità, un segnale, un modo per far funzionare le nostre difese e conoscere le nostre risposte. Perché, pare, il miglior investimento possibile è quello di contare solo sulle nostre possibilità per poterci esercitare nel capire, assorbire, superare. E aspirare, per un tempo ragionevolmente lungo, a non fare conti e trattative impossibili col veleno gelido, magari giusto il tempo che serve per rigenerarci il sangue prima di nuovi viaggi nelle ferite.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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