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Contro lo Stato che uccide anche a Foggia, ora come allora: briganti o emigranti?

Contro lo Stato che uccide anche a Foggia, ora come allora: briganti o emigranti?

Angelo Pessolano, interprete di Crocco nello spettacolo

Nel mentre la Camera di Commercio ieri celebrava la giornata dell'economia, in un rivolo di strada che porta al cuore del centro storico della città, tra Via Arpi e Piazza Mercato, il corpo esanime di un macellaio deperito dai debiti e trafitto da un fisco assassino precipita come una fragorosa pietra tombale sui templi di belle parole di cui sono inamidati i colletti bianchi. L'economia reale di Foggia, che quel macellaio suicida ha retto sulle proprie spalle, ieri era a lutto, mentre la passerella di politici e scienziati proiettava nella sala azzurra di CamCom ghirigori di sopravvivenza. Perché a questo è ridotta la quasi totalità del sistema imprenditoriale e commerciale della città: alla sopravvivenza! Che la dignità delle persone perbene, dedite al loro lavoro, come il macellaio di Via Peschi, fatica a reggere, fino alla resa. Per l'amor del cielo: le tasse si pagano, ma commisurate alla possibilità di pagarle e non come premio per la carriera di chi le computa! Non per la sferza di un Moloch che s'inventa balzelli di ogni sorta per estorcerti il 70% (a tanto si è spinta, di fatti, la pressione fiscale) non di ciò che incassi, ma di ciò che fatturi che è cosa ben diversa.
Domani, 18 giugno, 109 anni fa nel carcere di Portoferraio moriva Carmine Crocco, il generale dei brigati nato a Rionero in Vulture, in provincia di Potenza. Dopo un secolo, mette i brividi l'attualità della sua storia bandita, contro "regi funzionari e infidi piemontesi", che oggi viene straordinariamente racconta da un meraviglioso spettacolo all'aperto che ogni estate oltre 400 figuranti danno vita nel parco della Grancia, ai piedi di Brindisi di Montagna (12 chilometri da Potenza), con un monologo finale di Crocco, affidato alla voce di Michele Placido, da premettere ai manuali dei signori delle tasse e ai governanti di ogni tempo e di ogni luogo. «Quel popolo che disprezzato da regi funzionari, infidi piemontesi, sentiva forte sulla pelle che a noi era negato ogni diritto: anche la dignità di uomini. E chi poteva vendicarli se non noi, accomunati dallo stesso destino? Cafoni anche noi, non più disposti a chinare il capo.  Calpestati, come l'erba dagli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo. Molti, molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni.  Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone.  Non è parola vana ed astratta. E' dire senza timore, E' MIO,  e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall'anima.  E' vivere di ciò che si ama. Vento forte ed impetuoso, in ogni generazione rinasce. Così è stato, e così sempre sarà».

 

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Antonio Blasotta

Antonio Blasotta

Alla passione per la scrittura e la comunicazione ho dedicato il mio tempo, senza mai risparmiarmi. Così, da quando avevo 15 anni, ho scritto per diversi giornali (Puglia, La Gazzetta del Mezzogiorno, il Roma), ho diretto la prima tv di Foggia, Teleradioerre; ed ho finito con il fondare la Casa Editrice "Il Castello", che, oltre ad editare diversi libri, pubblica "Il Mattino di Foggia". Divido la mia vita tra la passione editoriale e quella per la formazione relazionale e direzionale, essendo Master Trainer con licenza USA di PNL.

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