IL MATTINO
L’emergenza in Basilicata
09.05.2020 - 16:50
La professoressa Eugenia Tedesco è il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Pietragalla che comprende anche le scuole di Acerenza e delle frazioni Lolla, San Giorgio di Pietragalla e Cappelluccia. Il Coronavirus ha travolto le vite di insegnanti e alunni ma non ha fermato la didattica. Le lezioni per queste scuole si sono bloccate solamente nel weekend successivo alla chiusura, i ragazzi, infatti, hanno iniziato a “rivedere” regolarmente i propri docenti già dal 9 marzo. Continua senza alcuna sosta persino l’insegnamento della musica, virale infatti è il video di “Sofia” di Alvaro Soler, realizzato dai musicisti delle medie. Un fiore all’occhiello di periferia che il Ministero monitora con attenzione. #Lascuolanonsiferma ripete mamma Rai nei suoi spot, la preside Tedesco ha seguito questo invito alla lettera. Ecco la sua riflessione rilasciata alla redazione del Mattino.
Tante le visualizzazione per il video di “Sofia”, come è nata questa iniziativa?
«Noi siamo una scuola ad indirizzo musicale, sia ad Acerenza che a Pietragalla. In particolare, abbiamo 4 strumenti in entrambe le scuole superiori di primo grado. In orario pomeridiano i ragazzi fanno lezione, ognuno del suo strumento. Il lockdown non ci ha fermati, anche in questo periodo abbiamo continuato grazie agli insegnanti e alla piattaforma G-suite a proseguire con le lezioni. I docenti hanno cominciato immediatamente ad insegnare in modalità sincrona. Negli scorsi anni avevamo avviato l’idea di un’unica grande orchestra, tra Acerenza e Pietragalla, i ragazzi infatti si sono esibiti insieme già in un concerto di fine anno, nel giugno del 2019. Il brano scelto sarebbe dovuto essere nella scaletta del saggio di quest’anno, per questo i docenti hanno voluto realizzarlo comunque per dare una continuità ai nostri giovani musicisti».
Come scuola siete stati tra i primi in Basilicata ad avviare la didattica a distanza, già il 9 marzo. Tutti gli insegnamenti sono attivi, persino la scuola dell’infanzia si incontra regolarmente grazie alle piattaforme web. Come sta vivendo la sua scuola questo momento?
«Ho capito da subito che non bisognava prediligere la didattica, ma era necessario prediligere la relazione. Confesso che i primi giorni sono stati davvero complicati. Noi siamo stati avvantaggiati dal fatto che tutti i ragazzi della scuola media avevano già ricevuto un notebook in comodato d’uso. Per la scuola primaria invece i ragazzi lo utilizzavano in classe, appena ricevuta l’ordinanza di chiusura abbiamo consegnato ad ognuno di loro il notebook per poterlo usare a casa. Già dallo scorso anno avevamo cominciato con un progetto autonomo, che verte sull’utilizzo delle nuove tecnologie nella didattica, i miei docenti sapevano maneggiare con sicurezza Google Classroom per esempio. Ci siamo inventati un corso su come si prepara la didattica a distanza, e siamo partiti subito. L’orario è fisso dalle 9.00 alle 13.00, per la scuola superiore di primo grado e per la terza, quarta e quinta della scuola primaria, rispettando ovviamente le pause importantissime per far riposare i ragazzi. Poi siamo partiti con la prima e la seconda primaria, a cui abbiamo distribuito dei tablet, loro fanno solo due ore al giorno e hanno bisognodi essere affiancati dai propri genitori. Subito dopo siamo intervenuti sulla scuola dell’infanzia, tutti hanno accolto felicemente questi incontri che donano una parvenza di normalità».
Come sta affrontando personalmente questi mesi e cosa ne pensa del progetto della Ministra Azzolina?
«Sono orgogliosa della mia classe docente, tutti dai più anziani ai giovani. Sono fiera del lavoro che stiamo facendo, tutti stanno esprimendo un senso del dovere grandissimo. Per quanto concerne il progetto della suddivisione delle classi e dell’alternanza, tra presenza e didattica a distanza, non credo sia attuabile nel nostro istituto. Acerenza, la cui scuola è stata inaugurata da poco, ha delle classi molto grandi. Per Pietragalla e Lolla, avremo sicuramente delle difficoltà nell’attuazione. Quello che è certo è che saremo pronti sicuramente, ci stiamo già organizzando su come pensare questa tipologia di didattica, in tutte le classi è già presente una Lim o un touch. Abbiamo già qualche idea per rendere fattibile la cosa, seguiamo le direttive del ministero e saremo pronti in ogni caso».
Lei ha dato ai docenti un supporto psicologico, perché?
«Gli incontri con lo psicologi sono un momento importante di confronto. La nostra vita e la nostra professione sono cambiate radicalmente. I docenti si sono ritrovati a vivere una tensione emotiva non indifferente, dobbiamo ricordarci che dietro ogni insegnante c’è una famiglia, dei genitori anziani e dei figli fuori e all'estero. L’insegnamento è una vera vocazione e la sua importanza in questo periodo storico è fondamentale».
Come vi siete mossi invece per i bambini e ragazzi portatori di handicap e con disturbi specifici dell’apprendimento?
«La piattaforma ha dato possibilità di lavorare su due classi, il bambino quindi è contemporaneamente nella classe insieme a tutti i compagni ed in collegamento con il proprio docente di sostegno. Segue l’interazione ed ha supporto personale dal suo insegnante, non perde il contatto con la globalità della classe ma continua con il suo percorso. Abbiamo un bambino ipovedente che continua grazie alla didattica a distanza, bambini con disturbo grave di autismo che seguono e interagiscono con la classe e con il proprio insegnante. Il Ministero sta valutando la nostra situazione per inserirla nelle esperienze significative. Un fiore all’occhiello, una scuola di periferia per la nostra Regione che è d’esempio per tante altre realtà».
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